La cospirazione del Cairo recensione film di Tarik Saleh con Fares Fares, Tawfeek Barhom, Mohammad Bakri, Makram Khoury, Mehdi Dehbi e Moe Ayoub
La cospirazione del Cairo prende dichiaratamente (?) spunto dai film d’inchiesta, di spionaggio e di paranoia che negli anni ’70 si sono imposti nel panorama cinematografico statunitense e non solo. Registi come Pakula (Perché un assassino, Tutti gli uomini del presidente), Hughes (Progetto micidiale) e Neame (Dossier Odessa) (l’elenco è assai vasto) hanno saputo al meglio rappresentare un’America allo sbando che disperatamente stava cercando di ritrovare una propria identità, più semplicemente un qualcosa che la facesse riemergere dalle ceneri. Nonostante ciò i potenti del tempo finivano immischiati in scandali politici e finanziari, mettendo ancor di più in cattiva luce la stessa società che li aveva sostenuti. Questo non impedì però a giornalisti, a poliziotti e a semplici volontari di erigere un muro contro le ingiustizie, in modo da diventare quasi dei paladini della giustizia. Uomini “valorosi” che si sono sacrificati in nome del rispetto e dell’onestà.
Nel nuovo film del regista di Omicidio al Cairo (un poliziesco quasi di altri tempi, sia per la costruzione dell’intreccio sia per i tempi narrativi) non siamo negli Stati Uniti D’America (anche se non sono del tutto assenti), bensì in un Egitto tumultuoso, sempre pronto ad esplodere nel caos più totale, quasi una sorta di bomba ad orologeria.
Qui a differenza degli Stati Uniti i valori civili e morali non sono stati dimenticati, anzi con il passare del tempo si sono rafforzati, ma la corruzione regna comunque sovrana. Quei diritti insindacabili sono stati sporcati da persone influenti che hanno pensato solo al loro tornaconto, gettando nel dimenticatoio i poveri cittadini.
Un giovane studente universitario (Tawfeek Barhom) proveniente da una famiglia di pescatori sarà coinvolto in un sistema governativo pericoloso e a tratti diabolico, ma forse grazie al suo lato ingenuo, riuscirà a far trionfare la giustizia nei confronti di un popolo che non l’ha mai avuta, lottando contro chi lo ha “assoldato”, ovvero sia la polizia di stato (ad eccezione del personaggio di Fares Fares, che ben presto svelerà la sua vera natura), i capi religiosi ed il governo.
La cospirazione del Cairo (conosciuto anche con i titoli internazionali Boy from Heaven e Cairo Conspiracy) come detto all’inizio, si innesta brillantemente nel thriller d’inchiesta ed investigativo dove ogni pezzo del puzzle verrà risolto solo nel finale, quando si avrà una quadra del racconto. Doppi giochi e a volte tripli prenderanno il centro dell’attenzione; per fortuna il film di Saleh funziona proprio perché riesce a mantenere alta la tensione, senza mai far avvertire un momento di stanca.
Un racconto dove immagini e sceneggiatura formano un connubio vincente e per certi versi inaspettato. Infatti Saleh (pur essendo svedese, il regista ha origini islamiche e questo non è un dato di poco conto, ciò che racconta è un tema che evidentemente conosce bene, come del resto il luogo dove colloca la vicenda) ci porta con buona perizia tecnica nei meandri della città di Cairo, un luogo misterioso e pieno di insidie, dove si fa fatica a fidarsi di un amico, di un insegnante o di un proprio superiore sul posto di lavoro.
Il nuovo lavoro di Saleh ci mette di fronte ad una scelta: nella vita di chi ci si può fidare realmente e da chi invece sarebbe meglio stare alla larga?
D’altro canto questi quesiti se li pone lo stesso protagonista del film (interpretato da un bravo Tawfeek Barhom) e solo nel finale avrà una risposta al tutto.
Lo spettatore non può far altro che rimanere inerme, ma in un certo senso anche partecipe nei confronti della vicenda. Il regista lo sa bene e non fa nulla per rovinare questo clima di concitazione e di spaesamento. Per questo motivo sembra quasi lasciare libero arbitrio allo spettatore, anche se una sua morale è ben presente.
L’autore di The Contractor (film d’azione con Chris Pine disponibile su Prime Video dall’anno scorso) con La cospirazione del Cairo costruisce un thriller ricco di ribaltamenti e di colpi di scena, con dei momenti di forte impatto emotivo che difficilmente si cancelleranno nella memoria del pubblico (basti pensare ai vari incontri tra il giovane studente e alcuni suoi colleghi, all’interrogatorio nel pre-finale e alla gara di lettura, probabilmente la scena più intensa del film).
Poco importa se la giustizia sarà fatta, l’importante è aver gettato le basi per una rinascita del paese.
È scontato scriverlo, ma non si arriverà mai ad una vera serenità. Il prossimo capo del governo non sarà né meglio né peggio del suo predecessore, stessa cosa per quanto riguarda qualunque altra forza dell’ordine o di tipo religioso.
In quei paesi, in questo caso l’Egitto, il conflitto (molto spesso di guerra) appare l’unica soluzione per risolvere i problemi.
Il film vincitore della miglior sceneggiatura all’ultimo Festival di Cannes è disponibile nelle sale italiane grazie a Movies Inspired.