La Cura

La Cura recensione film di Francesco Patierno [RomaFF17]

La Cura recensione film di Francesco Patierno con Francesco Di Leva, Alessandro Preziosi, Francesco Mandelli, Cristina Donadio, Andrea Renzi, Antonino Iuorio, Peppe Lanzetta e Ernesto Mahieux

Francesco Patierno torna alla 17esima Festa del Cinema di Roma per offrire una sua personale visione della pandemia da Covid-19 con La Cura (Concorso Progressive Cinema), ispirandosi liberamente a La peste di Albert Camus. Il film arriva in sala dopo un faticoso percorso di riprese e di pause obbligate, causate dagli stessi momenti portati in scena.

La Cura
Francesco Di Leva (Credits: Run Film)

Nel creare la sua storia, Patierno sceglie una narrazione metacinematografica in grado di unire la finzione scenica con la realtà. Le problematiche che, difatti, sono state effetto della pandemia sono intrinsecamente legate a ciò che è stato portato sullo schermo. Il prologo è formato da una sorta di backstage, perché lo stesso regista ha ritenuto che gli eventi che li hanno coinvolti fossero così interessanti da poterli portare in scena. Sebbene questo tipo di struttura non arrivi al pubblico e sia di difficile lettura.

Mescolare la realtà alla finzione comporta una difficoltà maggiore nel creare una narrazione coerente. Se, infatti, si fosse mantenuta la struttura metacinematografica, creando una pellicola che parlasse della difficoltà di creare un’opera durante le restrizioni del nostro governo, si avrebbe avuto un prodotto in grado di affascinare il pubblico in sala. Creando, invece, una storia che vuol spingere il pubblico a lanciarsi all’interno del vortice letterario, si incorre nel pericolo di non essere chiari. Purtroppo, va detto: l’intento di Patierno è fallimentare.

La Cura
Francesco Di Leva (Credits: Run Film)
La Cura
Peppe Lanzetta (Credits: Run Film)

Il film si connota di una sovrastruttura letteraria che rende poco fluidi i discorsi dei personaggi, poco credibili, persino, perché non abbiamo abbastanza informazioni per poter conoscere chi sta in scena. Non si conoscono gli attori che interpretano i ruoli, esattamente come è difficile riuscire a captare i tratti dei loro personaggi. Se si va in sala digiuni di Camus, si esce dalla sala quasi frastornati. A ciò si aggiungono le gestualità troppo artificiose dei personaggi in scena, come quelle di  Francesco Mandelli che interpreta sé stesso. Una sceneggiatura forse troppo complessa, un vortice di parole che diviene un buco nero con il monologo di chiusura affidato ad Alessandro Preziosi. Ne risulta, così, una pellicola pregna di letteratura e altrettanto carica di eventi veri, ancora troppo vicini a noi per poter generare un effetto di realtà sospesa.

La Cura
Alessandro Preziosi (Credits: Run Film)

La Cura, in sostanza, non intrattiene il pubblico, ma confonde e conduce con una lenta discesa nell’oblio. È un film dimenticabile, di cui non avevamo di certo bisogno, che non racconta, né aggiunge nulla a ciò che abbiamo avuto modo di vivere. Lo sguardo in camera di Bernard (Francesco Di Leva) risulta a tratti esasperante all’interno di questa continua metafora. Degne di nota sono le immagini di Napoli belle e suggestive, con la città vuota che restituisce più emozioni di quanto non faccia questo fagocitato racconto.

Sintesi

Francesco Patierno prova a creare la sua lettura della pandemia e per farlo usa La Peste di Albert Camus. Si ispira liberamente alla letteratura costruendo una struttura narrativa confusionaria, fatta di personaggi e attori contemporaneamente in scena. Un oblio facile da dimenticare che fonde realtà e finzione.

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