La Ligne – La linea invisibile recensione film di Ursula Meier con Valeria Bruni Tedeschi, Stéphanie Blanchoud, Elli Spagnolo e Dali Benssalah
Presentato in concorso al Festival internazionale del cinema di Berlino 2022, e al Napoli Film Festival, La Ligne – La linea invisibile è il nuovo film di Ursula Meier, con protagonisti Stéphanie Blanchoud, Valeria Bruni Tedeschi e l’esordiente Elli Spagnolo. In uscita nelle sale italiane dal 19 gennaio.
La Ligne – La linea invisibile è una storia di sofferenza e separazione. Protagoniste sono Margaret (Stéphanie Blanchoud) e Christina (Valeria Bruni Tedeschi), madre e figlia dalle personalità diametralmente opposte. Margaret è silenziosa e spesso violenta, Christina è infantile e desiderosa di attenzioni. Ad unirle è la musica, passione che trasmettono all’angelica Marion (Elli Spagnolo), sorella e figlia più piccola messa costantemente sotto pressione dai ripetuti litigi di entrambe.
Ma un giorno, in seguito a una brutale aggressione di Margaret ai danni di Christina, alla sorella maggiore viene imposto un severo ordine restrittivo: non potrà avvicinarsi per tre mesi a meno di cento metri dalla casa di famiglia. Tale separazione condurrà paradossalmente le tre donne ad avvicinarsi di più, in un crescendo di attese e frasi non dette, di fragilità irrisolte e distanze mai davvero desiderate.
Sinfonia d’inverno
La Ligne – La linea invisibile sarebbe stato un film del tutto diverso – e quasi sicuramente meno incisivo – se non fosse stato ambientato in Svizzera. La verticalità silenziosa delle montagne innevate e gli spazi brulli della provincia ginevrina, adeguatamente rese dalla fotografia di Agnés Godard, valorizzano un racconto che deve insistere su una distanza mostruosa, gelida, che ben riflette gli stati d’animo delle protagoniste. È un modo di fare cinema di certo encomiabile, quello di Meier: l’interazione accorta e ragionata tra personaggi e ambienti è ormai un marchio di fabbrica della regista francese, che già aveva dimostrato in Home e in Sister di saper valorizzare l’altro volto della Svizzera. Non quella dai paesaggi incantevoli e mozzafiato. Ma quella fredda, distaccata, a tratti mortifera.
Proprio in questi spazi entrano in gioco le convincenti Stéphanie Blanchoud e Valeria Bruni Tedeschi. Le loro interpretazioni riempiono con impeto e grazia, a seconda del tipo di scena, quei vuoti esacerbati dallo Scope, consolidando per tutta la durata del film una tensione palpabile, che nemmeno l’amore per la musica riesce a smorzare. Anzi, è proprio la consapevolezza di non riconoscersi più nemmeno in un terreno neutrale a far deflagrare il dramma, scoperchiando un vaso di Pandora composto da orgoglio, rancore, rabbia.
Dinamiche che sembrano ispirate dal bergmaniano Sinfonia d’autunno, dove un rapporto madre – figlia esplode fragorosamente durante una stagione malinconica e votata all’appassimento. In La Ligne – La linea invisibile, la stagione raccontata – l’inverno – congela talmente i cuori da alimentare un silenzio terribile, apparentemente senza fine.