La lista dei miei desideri recensione film di Adam Brooks con Sofia Carson, Kyle Allen, Connie Britton e Sebastian de Souza [Netflix]
Quando Alexandria Rose (Sofia Carson) perde sua madre (Connie Britton), tutti si aspettano che erediti l’azienda di famiglia, guadagnando così un posto fisso e sicuro.
Invece, alla lettura del testamento, il notaio Brad (Kyle Allen) la informa che la sua eredità dovrà aspettare. L’ultima volontà di sua madre, infatti, è che Alex completi la lista dei desideri che aveva scritto da bambina, quando aveva ancora una passione bruciante e aveva il coraggio di sognare in grande. Per spuntare tutte le voci della lista, Alex dovrà uscire dalla sua comfort zone, buttarsi in terreni inospitali e riscoprire che cosa vuole davvero dalla sua vita.
La lista dei miei desideri, disponibile su Netflix, è un prodotto perfettamente pensato e confezionato per essere quello che il pubblico di riferimento si aspetta: un film romantico leggero, con qualche battuta sagace qua e là e personaggi non insopportabili, possibilmente con una morale ottimista e confortante a infiocchettare il tutto. È una formula ben rodata ed efficace, rispettata da ogni commedia romantica moderna che voglia finire su una piattaforma streaming.
Quando le premesse sono queste, bisogna rispettare formule narrative ben riconoscibili e sedimentate, ma si rischia di diventare formulaici, se non addirittura stereotipati. A fare la differenza e a dare valore a un film del genere non saranno tanto i colpi di scena della trama (sarebbe quasi ingiusto aspettarseli), quanto l’originalità dei personaggi, il carisma degli attori e l’efficacia dei momenti comici.
In tutti questi ambiti, La lista dei miei desideri riesce a fare un lavoro modesto, anche se mai sufficiente per risultare davvero memorabile rispetto alle centinaia di film simili. Il cast fa un lavoro egregio nel dare vita a personaggi quantomeno realistici, evitando di impersonare dei vuoti stereotipi o delle maschere esagerate (pericolo molto alto in questo genere di film). Ognuna delle loro interpretazioni è abbastanza convincente da portare a casa i momenti più emotivamente salienti, senza andare sopra le righe o ricadere nel melodrammatico. L’anima comica della pellicola è perlopiù affidata a dialoghi sarcastici e ad osservazioni sferzanti, capaci effettivamente di alzare un po’ il sorriso, ma mai di scatenare una fragorosa risata.
Tutto ciò che riguarda l’atmosfera del film ha però un che di artefatto e di patinato. Quella che vediamo nel film è una New York estremamente artificiale e fatta di luoghi comuni filmici, e per questo familiare a chiunque abbia visto classici come C’è posta per te, Harry ti presento Sally o Qualcosa è cambiato.
Mentre i film appena citati potevano vantare attori straordinari, dialoghi scattanti e arguti e anche delle non indifferenti riflessioni sui rapporti di coppia, La lista dei miei desideri gioca sempre sul sicuro, senza mai andare oltre quanto viene richiesto dal pubblico alla ricerca del comfort movie romantico.
È probabile, inoltre, che il messaggio e le riflessioni presentate appaiano ben diverse a seconda della sensibilità dello spettatore. Il modo in cui Alex riscopre i propri sogni, le aspirazioni e le passioni che aveva accantonato, potrà apparire smielato e ingenuo agli spettatori più cinici, oppure incoraggianti e rinvigorenti a quelli più ottimisti.
Nonostante l’artificiale messa in scena del regista Adam Brooks e nonostante la scrittura sia sottile quanto un cartellone pubblicitario nel comunicare i suoi messaggi, è sorprendente che il film risulti meno smielato e sdolcinato di quanto ci si possa aspettare. Forse il merito è ancora una volta degli attori, che riescono a infondere un po’ di credibilità e umanità a un prodotto che avrebbe altrimenti un sapore piatto, industriale e confezionato.