La ragazza d’autunno recensione del film di Kantemir Balagov con Viktoria Miroshnichenko, Vasilisa Perelygina, Konstantin Balakirev e Olga Dragunova
Diretto dal giovane regista russo Kantemir Balagov, La ragazza d’autunno rappresenta la Russia agli Oscar, candidato come miglior film straniero dall’Academy dopo essere stato premiato al Festival di Cannes e al Torino Film Festival.
1945: Leningrado, per quanto tenti disperatamente di riprendersi, è amaramente distrutta dalla guerra appena finita. E così anche la sua gente. La protagonista della vicenda è Iya (Viktoria Miroshnichenko), giovane ragazza alta, quasi albina e timida che lavora come infermiera e si prende cura del piccolo Pashka (Timofey Glazkov). Un evento improvviso stravolge all’improvviso la narrazione e con esso il ritorno dal fronte di Masha (Vasilisa Perelygina), la madre naturale di Pashka.
Con estrema grazia ed eleganza La ragazza d’autunno rappresenta un grido soffocato di dolore e disperazione. Iya ma soprattutto Masha ne sono l’immagine più palese. Leningrado, come le nostre protagoniste, cerca lentamente di riprendersi, senza farsi scoraggiare. Forse perché i personaggi sembrano tutti ben coscienti di una drammaticità nell’aria che non potrà mai essere portata via dai quei muri, seppur nuovamente in costruzione. La trama si muove leggera, lentamente, appoggiata ad una macchina da presa che osserva le storie e le vicende dei personaggi cercando quasi di non invadere il loro spazio. La narrazione indugia sugli eventi con tempi dilatati attraverso scene coraggiosamente cariche di silenzi, prive di colonna sonora.
Le protagoniste sembrano fingere di non ascoltare le tragedie che si annidano nei loro cuori. Masha cerca di riempirsi di cose da fare, trascinando con sè Iya, la più passiva delle due, almeno a livello di scelte. I colori sono il vero punto forte de La ragazza d’autunno nel creare un’atmosfera famigliare ed accogliente fatta di giallo oro, arancio, verde, nonostante la miseria e la tristezza di un luogo che cerca di risorgere dalle sue ceneri estenuate, creando un misto di angoscia e vicinanza nello spettatore che osserva.
Seppur affronti un tema storico a tutti ben noto, l’opera di Balagov attira l’attenzione e sorprende, facendoci spesso soffrire nell’osservare ciò che accade sullo schermo, ben oltre le aspettative di una visione tristemente dura.
Valentina