La Révolution recensione serie TV di Aurélien Molas con Marilou Aussilloux, Lionel Erdogan, Amir El Kacem, Julien Frison, Isabel Aimé González-Sola, Amélia Lacquemant, Coline Beal e Gaia Weiss
La storia è un insieme di menzogne concordate.
(La Révolution)
Aurélien Molas consegna alla Francia il suo Game of Thrones a corte, reimmaginando la Rivoluzione francese del 1789 a partire dagli eventi “dimenticati” di due anni prima, quando il dolore per l’assassinio di una figlia del popolo ha provocato la scintilla che ha incendiato il Regno di Francia, spingendo gli ultimi a ribellarsi, pronti a battersi per la libertà, l’uguaglianza e la fraternità.
Al di là della spettacolarità delle derive zombie e splatter di una serie marcatamente d’azione a tinte horror, La Révolution trova la sua forza nei simbolismi e nella creatività di una narrazione che rivisita la storia francese immaginando Re Luigi XVI come una figura mefistofelica che tesse un piano scellerato per sfidare Dio e la morte, chiamando alla sua corte le dodici principali famiglie aristocratiche della Francia con la promessa dell’immortalità e di cambiare il mondo.
Questo giorno verrà ricordato come brillante esempio dell’ordine delle cose.
Il popolo deve ricordarsi qual è il suo destino: sottomettersi, ubbidire e nutrirci.
(Julien Frison in La Révolution)
La minaccia di un’epidemia che si preannuncia tragicamente più grave della peste o del vaiolo, la sofferenza degli umili e dei senza nome, sottomessi e sfruttati dai potenti, la rivoluzione degli schiavi di ieri che diventano i ribelli della Rivoluzione, tra superuomini zombie dal sangue blu che si spingono a nutrirsi anche “fisicamente” del popolo e quest’ultimo che insorge unendosi nella Fraternità, l’atavica sfida tra il Bene e il Male, tra Dio ed il Diavolo, tra i ricchi e i poveri, attraverso stregonerie, possessioni e resurrezioni.
Zombie e carneficine splatter servono ad Aurélien Molas per dipingere a tinte gore l’avidità, la depravazione e la lussuria della monarchia assoluta francese e dell’Ancien Régime, responsabile dello stato di diseguaglianza e povertà e della sofferenza del popolo sottomesso, attraverso una narrazione coinvolgente e una messa in scena spettacolare che esalta il dramma attraverso i primi piani dei suoi protagonisti, evitando sapientemente di mettere in campo grandi sequenze di combattimento corali e facendo leva sui suoi punti di forza, come il giovane e talentuoso cast, da Marilou Aussilloux (Elise de Montargis) a Lionel Erdogan (Albert Guillotin), Isabel Aimé González-Sola (Katell) e Julien Frison (Donatien de Montargis), l’eccellenza del design di produzione e del dipartimento makeup, la colonna sonora realizzata dal compositore e produttore francese di musica elettronica Saycet che elettrizza l’opera.
Quello che la storia mi ha insegnato è che tutto può cambiare grazie a chi non ha paura né di morire per una causa né di battersi per la giustizia
(La Révolution)
La Révolution riesce a suscitare un moto di disprezzo nei confronti dei suoi villain, su tutti il sadico capo delle forze dell’ordine Edmond de Pérouse interpretato da Dimitri Storoge ed il già citato Julien Frison che dà vita o meglio morte all’odioso e scandaloso Donatien de Montargis, conte depravato che si macchia dei peggiori misfatti nei confronti del popolo e della sua stessa famiglia.
Una ghigliottina non ancora “inventata” – tra i protagonisti principali della storia troviamo con non poca fantasia il medico realmente esistito Joseph Guillotin (Amir El Kacem), che nella “realtà” della finzione ideerà presumibilmente la ghigliottina come unico strumento di morte in grado di uccidere davvero i morti risorti, infettati dal virus del sangue blu, attraverso la decapitazione – e l’alba della Repubblica, che sancirà l’uguaglianza tra gli uomini attraverso l’abolizione dei diritti di nascita e familiari e l’emanazione della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, sono l’intrigante contesto in cui ci immerge la nuova serie originale Netflix La Révolution, impreziosita da finezze come la “vera storia” della nascita del tricolore della bandiera francese, blu, bianco e rosso.
Le frasi de La Révolution
Perché nasconderci?
Il popolo è sempre esistito per nutrirci.
Così o in un altro modo che differenza fa?
(Julien Frison in La Révolution)
Scappa via dall’asino se non vuoi ragliare anche tu.
Non esiste alcuna cura per la mediocrità