La Sabiduría recensione film di Eduardo Pinto con Sofía Gala Castiglione, Diego Cremonesi, Daniel Fanego e Paloma Contreras al Ravenna Nightmare
L’argentino Eduardo Pinto con La Sabiduría, in concorso al Ravenna Nightmare Film Festival 2020, propone una trama misteriosa con elementi fantastici e horror per riflettere sull’oppressione maschilista e sulla ribellione delle donne.
Tre amiche (Sofía Gala Castiglione, Analía Couceyro e Paloma Contreras) decidono di trascorrere un fine settimana in un ranch in mezzo alla pampa. Volendo divertirsi partecipano ad una grigliata “allucinogena” e un rito notturno con i braccianti e indios del luogo. Da quel momento in poi le coordinate temporali sembrano ottundersi e le giovani donne entrano in una dimensione da incubo fatta di persecuzioni, abusi e sottomissione. Quella notte sarà per loro l’inizio di una lotta per la sopravvivenza.
Il problema iniziale de La Sabiduría è che impiega un’enorme quantità di tempo per presentare la storia, ben lungi dal dare tempo ai personaggi di crearsi un’identità come accade negli horror movie americani. Nella prima metà della pellicola la narrazione non sembra interessante e non trova una direzione chiara. Assistiamo ad una delizia continua di un paesaggio banale – con belle riprese aeree ma inutili – scene di estasi bucolica, apparentemente inquietanti, che abusano dei primi piani e del rallentatore.
I dialoghi tra i protagonisti che sulla carta vorrebbero rappresentare alcuni dilemmi esistenziali, alla resa dei conti non riescono ad andare oltre l’ovvio. Il colpo di scena, alquanto confuso, introdotto dal rituale notturno è un marchingegno attraverso cui portare sullo schermo un insieme di riferimenti che spaziano dalle lotte storiche contadine, ai massacri dei popoli indigeni sino alle estreme conseguenze del patriarcato. Il risultato è prevedibile: le donne vengono lasciate in balia della mascolinità e trattate come bestiame, perseguitate dagli indios e dai braccianti e sottomesse all’autorità dei bianchi.
La bella fotografia della Pampa ed il buon cast cercano di supportare al meglio questa avventura che perde consistenza man mano che si dipana. Il regista riesce comunque ad impiegare efficacemente le sue tre attrici, che sono capaci di superare lo stereotipo alla base del film. Sfortunatamente il facile manicheismo della pellicola, rivelato attraverso l’equazione che gli uomini sono crudeli e le donne sono solo vittime, almeno fino a quando non decidono di imbracciare le armi, non lo rende una riuscita rivendicazione femminista.
La Sabiduría pretende di essere importante per i temi trattati, ma li argomenta in modo superficiale. Incastrato in una terra di mezzo non riesce a rivelare ciò che si proponeva: temi importanti e risalenti come il maschilismo, il patriarcato e il razzismo rimangono in una zona grigia e tutto sommato monodimensionale.