La spia che mi amava

La spia che mi amava / The Spy Who Loved Me (1977) [James Bond Non Muore Mai – 10]

James Bond indaga sulla scomparsa di un sottomarino britannico. Al Cairo, prende contatto con un ricettatore che vende un sistema di tracciamento per sommergibili, ma deve fronteggiare la spia sovietica Anya Amasova, che a sua volta sta investigando sulla sparizione di un sottomarino russo. Quando i piani del dispositivo vengono trafugati da un gigante dal morso letale, Bond e Amasova, su richiesta dei rispettivi governi, devono unire le forze per sventare i piani nefasti di un misterioso mandante.

Subito dopo The Man with the Golden Gun, la Eon Productions iniziò il lavoro di preproduzione sul film successivo della saga. Roger Moore era ormai felicemente al terzo film, Guy Hamilton non era ancora stanco e si preparava a dirigere il suo quarto Bond film consecutivo, ma altre cose stavano per succedere: il ‘matrimonio di convenienza’ tra Harry Saltzman ed Albert R. Broccoli non era mai stato idilliaco, ma la situazione era notevolmente peggiorata dal momento in cui Saltzman cominciò ad avere bisogno di soldi, un po’ per via degli scarsi risultati dei film che aveva prodotto autonomamente negli ultimi anni, un po’ per una serie di altre difficoltà legali. Per ottenere fondi dalla Danjaq, la società che condividevano, Saltzman aveva bisogno del permesso di Broccoli, il quale cominciò a opporre resistenza. Per ripicca, l’altro bloccò la produzione di un nuovo film di 007.

L’impasse non poteva continuare troppo a lungo: il contratto con la United Artists imponeva ad Eon di opzionare un libro ogni diciotto mesi, e, se ciò non fosse avvenuto, lo Studio avrebbe potuto girare il progetto ad un’altra casa di produzione.
Alla fine, Saltzman decise di vendere la sua quota, finendo così per uscire dalla Storia di James Bond. La sua parte finì per essere acquistata dalla stessa United Artists: un socio importante ma ingombrante per Broccoli, che aveva contestato numerosi altri potenziali acquirenti.

Ad ogni modo, la produzione poté riprendere: come annunciato fin dai titoli di coda di The Man With the Golden Gun, James Bond sarebbe ritornato in The Spy Who Loved Me. Il romanzo omonimo era stato un esperimento per Ian Fleming: una storia di 007 narrata dal punto di vista di una Bond woman, una donna in una situazione spinosa che veniva salvata dall’agente. Ma lo scrittore considerava il libro un tentativo fallito, tanto da chiedere che venisse dimenticato, e da arrivare ad imporre un veto su ogni adattamento cinematografico. Eon riuscì ad ottenere comunque il permesso di utilizzare il suggestivo titolo, a patto che nessun altro elemento della storia venisse utilizzato.

Il poster originale de La spia che mi amava
Il poster originale de La spia che mi amava

Tom Mankiewicz, che aveva sceneggiato o co-sceneggiato i due film precedenti, si era tirato fuori dai Bond movie durante la lavorazione de L’uomo dalla pistola d’oro, perciò si dovette cercare una nuova firma. Non potendo contare sul romanzo, e alla disperata ricerca di una storia interessante, la produzione fece una serie di tentativi con una sequela di autori disparati: da Gerry Anderson (il creatore di Thunderbirds, popolarissima serie TV interpretata da marionette) al suo collaboratore Tony Barwick, dal fumettista DC Comics Cary Bates allo scrittore inglese Ronald Hardy, dal commediografo Derek Marlowe allo sceneggiatore Stirling Silliphant (premio Oscar per La calda notte dell’ispettore Tibbs, anche autore de L’avventura del Poseidon e de L’inferno di cristallo).
Fu poi il turno di Anthony Burgess (nientemeno che l’autore del romanzo Arancia Meccanica), ed ancora di un giovane sceneggiatore, tale John Landis, che ancora non aveva diretto Animal House, The Blues Brothers, eccetera.
Tutte le proposte furono giudicate inadatte, e si andò a bussare alla porta del solito Richard Maibaum.

Nel frattempo, Guy Hamilton era partito per altri lidi, abbandonando definitivamente l’equipe Bond con l’obiettivo di andare a girare un film altrettanto importante: Superman: The Movie (la sua versione, come sapete, non vide mai la luce, per gretti motivi fiscali: per pagare meno tasse, Hamilton aveva lasciato la Gran Bretagna per andare a vivere a Maiorca, vincolandosi a poter lavorare in Inghilterra solo per trenta giorni; quando venne deciso di produrre Superman nel Regno Unito, Hamilton venne tagliato fuori, spianando la strada a Richard Donner).
Dal pool di registi bondiani venne allora ripescato Lewis Gilbert, già responsabile dell’ottimo You Only Live Twice.
Gilbert portò con sé l’autore del suo ultimo film (Seven nights in Japan), l’Inglese Christopher Wood, il quale scrisse una nuova stesura a partire dal copione di Maibaum. Wood rimase lo sceneggiatore ufficiale del film, anche se poi un altro autore, Vernon Harris, diede un’altra mano di vernice.

Tom Mankiewicz sostiene infine che Broccoli si sia presentato alla sua porta pregandolo di dare ancora un’ulteriore revisione – ma non ufficialmente, perché Mankiewicz era Americano e accreditarlo avrebbe voluto dire superare la quota di collaboratori non britannici permessi dalle agevolazioni fiscali del Piano Eady della British Film Industry.

Ora, immaginiamo una millefoglie di sceneggiature scritte da aspiranti o affermati autori di James Bond. Quale poteva essere il risultato?

Curd Jürgens è Stromberg ne La spia che mi amava
Curd Jürgens è l’industriale e scienziato Karl Stromberg ne La spia che mi amava

Senza mezzi termini, La spia che mi amava è un ‘James Bond’s Greatest Hits’: il piano del cattivo è sostanzialmente lo stesso di Blofeld in You Only Live Twice (sostituendo astronavi con sottomarini), e la fortezza-vulcano con una ancor più cool base sommergibile (permettendo al production designer Ken Adam di superare se stesso).
L’uso del personaggio di Blofeld era proibito (tutti i diritti su SPECTRE erano ormai tornati a Kevin McClory, come imposto dalla causa legale su Thunderball), ma bastava cambiare inventare un nuovo nome e, con pochi altri accorgimenti, fu pronto un villain utilizzabile: Karl Stromberg, magnate delle industrie navali (interpretato da Curd Jürgens, Tedesco come Gert Fröbe/Goldfinger).
Al posto della vasca con i piranha, vennero ripescati gli squali di Emilio Largo: il predatore marino era di nuovo in auge, grazie a Steven Spielberg e al suo Jaws (del 1975).
E il nome stesso di quel film, Jaws/Squalo, non è forse un ottimo appellativo per un villain? Un cattivo con mandibole d’acciaio (ma sensibile ai magneti), enorme, indistruttibile, minaccioso, possente come il mostro di di Frankenstein e dal morso letale come Dracula (Richard Kiel, gigante americano alto quasi due metri e venti). Della stessa categoria di Oddjob, inarrestabile ma vulnerabile a causa del suo stesso superpotere.
Aggiungiamo un’auto piena di trucchi, che spara olio come la classica Aston Martin DB5, ma ha molti più assi, e pinne, nella manica: Q deve essersi sentito colpito nell’onore dalla vettura volante di Francisco Scaramanga, e costretto a realizzare un’incredibile auto-sottomarino.

La Lotus Esprit molto anfibia ne La spia che mi amava
La Lotus Esprit molto anfibia de La spia che mi amava

Quest’opera di taglia-e-amplia-e-cuci avrebbe potuto rivelarsi totale disastro, e invece The Spy Who Loved Me funziona, perché integra questi ingredienti riscaldati con due elementi nuovi.
Primo, per una volta James Bond deve fare del vero e proprio problem solving: invece di cavarsela con la pura strategia kiss kiss, bang bang, o grazie ad un disinnescatore di bombe ex-machina, o, ancora, tramite un apposito pulsante del suo orologio multi-funzione, deve dimostrare prontezza di spirito e d’ingegno. La sequenza in cui trova un modo per penetrare nella stanza blindata della nave di Stromberg, con numerosi problemi da risolvere, è molto più vicina ad un film di avventura moderno di qualsiasi Bond precedente.

Il maggiore Anya Amasova (Barbara Bach) in The Spy Who Loved Me
Il maggiore Anya Amasova (Barbara Bach) in The Spy Who Loved Me

Secondo, c’è una co-protagonista all’altezza di James Bond: il Maggiore Anya Amasova (Barbara Bach) non ha uno sciocco gioco di parole come nome, sintomo del fatto che non si tratta di una sagoma ma di un vero personaggio; in qualità di Agente Segreto, inganna e manipola, seduce e respinge, salva e anziché limitarsi ad essere salvata; conosce e sfrutta a suo vantaggio le debolezze di 007, e non esita a menzionare la morte di Tracy per spiazzarlo e metterlo a disagio. Le due spie si affrontano da rivali e giocano a sfidarsi, a dimostrare l’un l’altro la propria abilità ed il valore della rispettiva madrepatria. Anche quando il rapporto si fa romantico, basta un’incomprensione perché la distensione lasci il passo al conflitto, come fra due potenze politiche, o come in una normale relazione.
Certo, Anya è comunque una Bond Woman, esibisce quasi di continuo una generosa scollatura, e c’è perfino un’inusuale scena di nudo gratuita, ma è lontana anni luce dalla superficialità che caratterizzava il rapporto con Mary Goodnight nel film precedente.

I rapporti tra Anya Amasova e James Bond non sono sempre distesi
I rapporti tra Anya Amasova (Barbara Bach) e James Bond (Roger Moore) non sono sempre distesi

Sull’onda della détente tra Stati Uniti e URSS (prima che ci si metta di mezzo la guerra in Afghanistan), Amasova e Bond rispecchiano i tempi e aprono a 007 il mercato sovietico: i film della serie si sono sempre guardati bene dal puntare il dito verso qualsiasi potenza mondiale, ma con questo episodio si apre un vero e proprio periodo di apertura cinematografica volta ad accattivarsi gli spettatori russi, tanto da aggiungere un omologo di M, il generale Anatol Gogol (Walter Gotell), che diventerà personaggio ricorrente nei film a venire.

Ci sono momenti di leggerezza in The Spy Who Loved Me (specialmente ai danni di Jaws, che assume via via connotati sempre più cartooneschi), ma Lewis Gilbert li tiene a bada, non permettendo loro di disturbare lo svolgimento dell’azione come invece succedeva negli ultimi film diretti da Guy Hamilton.

James Bond in un abbraccio diverso da quelli ai quali è abituato
James Bond in un abbraccio diverso da quelli ai quali è abituato

A differenza degli episodi precedenti, pur saltellando da una parte all’altra del Globo, La spia che mi amava riesce a non perdere la bussola, e a tenere vivo il senso di avventura fino alla fine del film. The Spy Who Loved Me, il greatest hits di James Bond, riesce nell’impresa di essere migliore della somma delle sue parti, e a diventare il nuovo paradigma per lem missioni di 007. Ed il nostro nuovo film preferito dell’intera serie.

Curiosità

  • l’incipit del film incude la celeberrima ‘caduta libera’ di James Bond da una montagna innevata, seguita dall’apertura del paracadute con i colori della Union Jack. Michael G. Wilson, figliastro di Albert Broccoli, aveva visto una foto pubblicitaria che mostrava il salto, e aveva convinto la produzione che sarebbe stata un’ottima idea incorporare qualcosa di simile in uno dei film. Venne contattato così lo stuntman immortalato dalla fotografia, Rick Sylvester, che accettò di ripetere l’impresa nei panni di James Bond
  • il direttore della fotografia per questo film è Claude Renoir, nipote del pittore impressionista Auguste. Claude, che aveva già lavorato con Lewis Gilbert, si era fatto le ossa lavorando con lo zio Jean Renoir, autore dell’osannatissimo La regola del gioco.
  • Gli occhi di Renoir purtroppo cominciavano ad accusare problemi di salute, rendendo difficoltosa la lavorazione. Per gestire l’illuminazione della scene nella nave cisterna, per esempio, una domenica Ken Adam convinse il suo amico Stanley Kubrick ad andare a visitare il set, e offrire il suo parere tecnico
  • a proposito di Kubrick, la protesi dentaria di Jaws venne progettata da Katharina, figliastra del regista
  • Catherine Deneuve si era proposta per il ruolo di Anya Amasova, ma le sue richieste economiche vennero giudicate troppo esose
  • la produzione aveva poi adocchiato l’attrice americana Lois Chiles, che aveva debuttato qualche anno prima in Come eravamo; i responsabili del casting vennero a sapere che Chiles si era già ritirata dalle scene, e lasciarono perdere
  • la parte andò quindi a Barbara Goldbach, in arte Barbara Bach, che nonostante questo ruolo di rilievo non ebbe una carriera particolarmente brillante. Oltre che per The Spy Who Loved Me, è oggi nota soprattutto per aver sposato l’ex-Beatle Ringo Starr
  • per il ruolo di Jaws vennero presi in considerazione anche Will Sampson, l’attore nativo americano che aveva interpretato Qualcuno volò sul nido del cuculo, e David Prowse, che invece verrà scritturato da George Lucas per dare un corpo a Darth Vader
  • nei titoli di coda si nota che dell’equipaggio del sottomarino fa parte Jeremy Bulloch, che qualche anno più tardi indosserà l’armatura mandaloriana di Boba Fett
  • il fidanzato di Anya, l’agente Sergei, è interpretato da Michael Billington, eterno ‘papabile’ che era stato considerato per il ruolo di Bond sia pre-Lazenby che pre-Moore
  • quando l’auto-sommergibile esce dalle acque, il bambino inquadrato è il figlio di Jaws/Richard Kiel. L’uomo che crede di aver bevuto troppo è Victor Tourjansky, che di professione era Assistente alla Regia (su film che spaziano da Due Superpiedi quasi piatti al Popeye di Robert Altman, a Il nome della rosa)
  • John Barry non era disponibile per comporre la colonna sonora; l’incarico venne affidato al musicista americano Marvin Hamlisch, che nel 1974 aveva vinto tre Premi Oscar in una sola serata (due per Come eravamo e uno per La stangata), nello stesso anno si era aggiudicato 4 Grammy e un Golden Globe, e nel 1975 aveva conquistato il Tony Awards e il Premio Pulitzer per il musical A Chorus Line (per vincere un paio di Emmy dovette aspettare il 1995). Insomma, uno bravino. Hamlisch si divertì ad essere molto contemporaneo, realizzando Bond ’77, in pratica il figlio illegittimo del classico Bond Theme e di You Should Be Dancing dei Bee Gees.
  • a proposito di musica, il film prende a prestito brevemente il Tema di Lara da Doctor Zhivago (suonata dal carillon di Amasova), e il Tema da Lawrence D’Arabia (nella scena in cui Bond e Anya camminano nel deserto), entrambi di Maurice Jarre
  • con Roger Moore al suo terzo film, l’idea di differenziare il suo James Bond da quello di Connery, che aveva animato Live and Let Die, non era più così importante: 007 riprese così a bere Vodka Martini (agitato, non mescolato), dopo un periodo dedicato al Bourbon
  • al decimo film, il pubblico italiano deve aver familiarizzato abbastanza con James Bond, visto che La spia che mi amava è il primo episodio per il quale non venne ritenuto necessario aggiungere ‘007’ al titolo
  • gli uomini a bordo del primo sottomarino si accorgono che qualcosa non va osservando le increspature ritmiche in una tazza. Ricorda qualcosa?

Debriefing

  • vittime di Bond: 13, più innumerevoli nella fase finale
  • vittime altrui: 9, più una carneficina alla fine
  • amoreggiamenti: 3 (la spia in Austria, la donna nell’harem in Egitto, e Anya)
  • gadget: parecchi! Il carillon di Amasova con trasmettitore, l’orologio di James Bond con stampante incorporata, le racchette da sci con fucile, il leggendario zainetto/paracadute modello Union Jack. E ancora, il lettore portatile di microfilm, la sigaretta soporifera, la Lotus Esprit/sottomarino che spara missili e inchiostro e deposita bombe, il sidecar/missile, la monorotaia/motoscafo e la moto d’acqua componibile
  • tempo trascorso nel Regno Unito: quattro minuti circa (durata totale: 2h 5)
  • 🇬🇧 Brit Factor 🇬🇧: 50%
  • Paesi visitati: Regno Unito, Unione Sovietica, Austria, Egitto, Italia (Sardegna)
  • the Love Boat: James e Anya si appartano, o almeno ci provano, in un’avveniristica scialuppa/capsula di salvataggio. Risultato parziale: Imbarcazioni: 7, Resto del Mondo: 3
  • Title track: senza Harry Saltzman a produrre, venne meno anche la ferrea regola che il titolo del film e quello della canzone dei titoli di testa dovessero coincidere. Marvin Hamlisch compose, con testo di Carole Bayer Sager, Nobody Does It Better, che venne cantata da Carly Simon (autrice ed interprete di You’re so vain). Il brano è senz’altro una delle Bond track di maggior qualità e successo, tanto che spesso ci si dimentica delle sue origini, almeno fino al verso ‘Like heaven above me… the spy who loved me’.
  • riconoscimenti: tre candidature all’Oscar (Miglior Art Direction-Set Decoration per Ken Adam, Peter Lamont e Hugh Scaife, Miglior Colonna Sonora per Marvin Hamlisch, Miglior Canzone Originale per Marvin Hamlisch e Carole Bayer Sager), due candidature al Golden Globe (Miglior Colonna Sonora e Miglior Canzone Originale). Purtroppo quello era l’anno di Star Wars, che si aggiudicò Art Direction e Colonna Sonora (in entrambi i casi). Il premio per il brano andò invece a You Light Up My Life di Joseph Brooks, dal film omonimo. Non possiamo affermare di ricordare né la canzone né il film.

Classifica parziale:

  1. La spia che mi amava / The Spy Who Loved Me (1977)
  2. Agente 007 – Al Servizio Segreto di Sua Maestà / On Her Majesty’s Secret Service (1969)
  3. Agente 007 – Si vive solo due volte / You Only Live Twice (1967)
  4. A 007, dalla Russia con amore / From Russia With Love (1963)
  5. Agente 007 – Missione Goldfinger / Goldfinger (1964)
  6. Agente 007 – Vivi e lascia morire / Live and Let Die (1973)
  7. Agente 007 – Licenza di uccidere / Dr. No (1962)
  8. Agente 007 – L’uomo dalla pistola d’oro / The Man with the Golden Gun (1974)
  9. Agente 007 – Thunderball (Operazione Tuono) / Thunderball (1965)
  10. Agente 007 – Una cascata di diamanti / Diamonds Are Forever (1971)

James Bond Non Muore Mai ritornerà in Moonraker.

Fonti: Wikipedia, lo spoiler special podcast di Empire, il libro Some Kind Of Hero* di Matthew Field e Ajay Chowdhury, IMDB, James Bond Wiki, MI-6 HQ. Il conteggio delle vittime è stato realizzato durante la visione del film e verificato con quello di All Outta Bubblegum. Il Brit Factor è un indice calcolato sulla base delle nazionalità delle persone coinvolte e sulle location del film, nella realtà e nella storia.

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Sintesi

Dopo quindici anni e dieci film arriva un 'James Bond Greatest Hits' che sublima gli elementi originali e introduce un nuovo paradigma per le 'Bond women'.

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