La stanza recensione film di Stefano Lodovichi con Guido Caprino, Camilla Filippi e Edoardo Pesce distribuito in streaming su Amazon Prime Video
Girato a ridosso del primo lockdown con soli tre (o meglio quattro) attori e in un’unità aristotelica di tempo, luogo e azione, La stanza di Stefano Lodovichi è un curioso ibrido nel panorama del cinema italiano, sia rispetto ai tradizionali stilemi del nostro cinema d’autore sia anche se paragonato a film più recenti che avevano cercato di cimentarsi in modo innovativo con il “genere”, come, giusto per fare qualche titolo esemplificativo, Lo chiamavano Jeeg Robot, Il primo re e il più recente Il legame.
Interpretato da Guido Caprino, Camilla Filippi ed Edoardo Pesce, La stanza si apre con l’immagine scioccante della ancora giovane Stella, vestita con l’abito del suo matrimonio, sul punto di suicidarsi gettandosi dalla finestra della villa in stile Liberty in cui vive, un tempo adibita a bed & breakfast. In quel momento bussa alla sua porta Giulio, uno sconosciuto che sembra conoscere ogni dettaglio della sua vita e della vita di Sandro, il marito con cui la donna è in crisi; e mentre a poco a poco emerge la presenza di un altro personaggio in una delle stanze della casa, anche Sandro arriva alla villa, innescando una reazione a catena in cui la rivelazione di gravi segreti di famiglia cederà alla fine il passo alla scoperta di ben più angoscianti violazioni della linearità del tempo.
Ne La stanza lo spazio cinematografico si fa spazio metafisico, in un’inaspettata ma nel suo complesso efficace commistione fra family drama e thriller-horror. Difficile non pensare a Una pura formalità di Tornatore, sia per struttura che per il febbrile ticchettio della pioggia all’esterno delle pareti della villa – La stanza è una sorta di horror da camera.
Ciò che inaspettatamente colpisce del film di Lodovichi è proprio il suo carattere derivativo: La stanza è una organica fusione di generi e film diversi, e anche quando mette in successione diverse citazioni da film thriller-horror classici a livello di situazioni e di scenografie – Shining ma anche il primo Suspiria, oltre che il film di Tornatore, per citare le più esplicite – riesce a farlo in una maniera fluida, ben inserita all’interno della storia.
La sceneggiatura, scritta a sei mani da Stefano Lodovichi assieme a Francesco Agostini e Filippo Gili, ha una struttura classica molto forte; mette insieme e affastella parecchi temi sulla donna e sulla famiglia che non brillano per originalità, ma, essendo La stanza una sorta di “classico ibrido”, tutto sommato non stonano, anzi contribuiscono a mantenere radicata la sua aderenza al doppio genere del thriller e del dramma da camera.
La regia di Lodovichi è piuttosto efficace, soprattutto se si pensa ai tempi brevissimi – appena due settimane – di ripresa del film: ci sono dei bei movimenti di macchina, appena appena guastati da qualche deliberato tremolio da camera a mano. Anche i tre protagonisti, salvo alcuni brevi momenti ora un po’ sottotono ora un po’ troppo accentuati nell’espressione, danno delle buone performance, soprattutto Camilla Filippi, moglie del regista, e Guido Caprino, ormai sempre più versatile.
La prima parte del film è piacevolmente ipnotica, fra la pioggia costante, la forza visiva dell’inquadratura iniziale, il carattere serpentino e insinuante del personaggio di Caprino: la seconda forse non ha la compattezza della prima e il finale è decisamente consolatorio, ma, disponibile in esclusiva streaming su Amazon Prime Video, La stanza può essere sicuramente occasione per una piacevole e non troppo impegnativa visione.