La vita davanti a sé recensione film di Edoardo Ponti con Sophia Loren, Ibrahima Gueye, Renato Carpentieri, Abril Zamora e Massimiliano Rossi
Ispirato all’omonimo romanzo scritto da Romain Gary nel 1975 e già portato sul grande schermo da Moshé Mizrahi, il quale vinse l’Oscar per il migliore film straniero nel 1978, La vita davanti a sé viene riproposto da Edoardo Ponti che sceglie la propria madre, la colossale Sophia Loren, come interprete di Madame Rosa, la forte ma allo stesso tempo fragile protagonista femminile della pellicola, non più uscita nelle sale cinematografiche a causa della pandemia e quindi distribuita direttamente sulla piattaforma Netflix.
Una Bari interetnica e multiculturale, che sembra quasi una Gerusalemme italiana, fa da cornice alla storia drammatica ma piena di emozioni di Madame Rosa, una ex prostituta ebrea, e Momò, un irrequieto dodicenne di origini senegalesi e musulmano, interpretato empaticamente da Ibrahima Gueye, che al suo debutto cinematografico regala una egregia interpretazione di un personaggio che si sdoppia spesso passando da atteggiamenti burberi e aspri ad altri più dolci ed emotivi.
Le vicende dei due protagonisti, così diversi tra loro ma anche su certi aspetti molto simili, si intersecano e si incontrano nelle stradine del capoluogo pugliese quando lo sbandato ragazzino ruba alla vecchia signora la borsa che le verrà restituita dal dottor Cohen (Renato Carpentieri), il quale tiene in affido il giovane Mohamed, ormai rimasto orfano.
Dopo aver riconsegnato l’oggetto del furto il vecchio signore ne approfitta per chiedere a Rosa di tenere almeno per un periodo l’indisciplinato Momò, in quanto ritiene sia l’unica a poterlo capire dato il suo vissuto particolarmente duro e la sola a poterlo rimettere in riga. L’anziana donna infatti ha già esperienza con i bambini problematici, occupandosi spesso dei figli delle ex colleghe prostitute e tenendo in casa Joseph (Iosif Diego Pirvu), abbandonato dalla madre.
Un cast d’eccezione costituito da vecchie colonne del cinema come Loren e Carpentieri, da giovani promesse come Gueye e da bravi interpreti come Abril Zamora che interpreta la prostituta transessuale Lola, insieme ad una storia già collaudata ma ricca di emozioni contrastanti fanno de La vita davanti a sé un film che fa riflettere su come l’esistenza umana sia legata sempre all’inevitabile destino che può donare felicità ma anche toglierla velocemente senza nemmeno rendercene conto.
Ottima la fotografia di Angus Hudson che con bellissime inquadrature di dettagli sottolinea particolari dei personaggi in maniera elegante ed eloquente, come le mani vissute della bellissima Madame Rosa o gli occhi neri e penetranti di Momò.
La presenza di una imponente e magnifica Sophia Loren conferisce alla pellicola un più che sufficiente motivo per non perderla.