La vita straordinaria di David Copperfield recensione film di Armando Iannucci con Dev Patel, Tilda Swinton, Hugh Laurie, Ben Whishaw e Peter Capaldi
L’ultimo lavoro del candidato all’Oscar Armando Iannucci (In the Loop), che con il suo stile ironico e a tratti tagliente sta riscuotendo sempre più successo, si intitola La vita straordinaria di David Copperfield. La sua precedente commedia nera, Morto Stalin, se ne fa un altro, è stata apprezzata proprio per la sua vena comica che fa da sfondo ad un contesto terribile. Ora, il regista e sceneggiatore ha deciso di portare in sala una trasposizione letteraria di Charles Dickens, David Copperfield, interpretato da Dev Patel (The Millionaire, Lion), Tilda Swinton (Michael Clayton, Suspiria), Hugh Laurie (Dr. House – Medical Division), Peter Capaldi (Doctor Who) e Ben Whishaw (Profumo – Storia di un assassino).
Ambientato negli anni ’40 del XIX secolo, David, orfano di padre, vive con sua madre che ha appena sposato il perfido Mr. Murdstone (Darren Boyd), fratello della malvagia e zitella Miss Murdstone (Gwendoline Christie). A quel punto, David si trasferisce a casa del ladruncolo e gentile signor Micawber (Peter Capaldi). Dopo che quest’ultimo però viene arrestato, David va da sua zia Betsy (Tilda Swinton) e da Dick (Hugh Laurie). Sua zia è una donna forte e bisbetica, mentre Dick, ancora più eccentrico di lei, è convinto di avere nella sua testa i pensieri sfuggiti a Carlo I Stuart. Sarà forse quella la famiglia che tanto cercava?
La vita straordinaria di David Copperfield è una pellicola incentrata sulla continua ricerca della felicità e della famiglia. Anche in The Millionaire e in Lion Dev Patel affrontava un viaggio e, anche questa volta, è difficile non fare il tifo per lui. Iannucci ha molta cura dei sui personaggi, tutti caratterizzati ed importanti – nel bene e nel male – per David. Il merito va riconosciuto anche alla bravura attoriale di tutto il cast. Alcuni di loro sono molto divertenti, soprattutto Dick interpretato da un magnifico Hugh Laurie.
Nell’opera di Iannucci la focalizzazione è interna, di conseguenza il punto di vista del narratore coincide con quello di un personaggio, in questo caso nel protagonista. La vita straordinaria di David Copperfield mette in scena il dualismo tra città e campagna: la prima è il luogo del progresso e del menefreghismo, la campagna invece è il luogo dell’arcaicità e della calorosità.
Ma l’elemento cardine della pellicola resta la fantasia, vista come ancora di salvezza e di carriera per l’essere umano. Di fronte alla rivoluzione industriale dove i bambini sono costretti a lavorare duramente, la fantasia può essere una soluzione per creare un mondo migliore. La stessa fantasia può rivelarsi reale nel momento in cui si scopre che tutto è possibile. Far volare un’aquilone, ad esempio, agli occhi di Dick sembrava impossibile eppure non è stato così. La fantasia è stata oggetto di rappresentazione anche in Big Fish di Tim Burton, che portava in sala la stessa morale.
Anche in La vita straordinaria di David Copperfield Armando Iannucci non rinuncia al suo stile distintivo, costruito su una narrazione ironica e trascinante. Ma ciò che caratterizza principalmente l’opera è la sua natura ipertestuale. È una pellicola suddivisa in capitoli come un romanzo, con tratti slapstick e dal forte registro teatrale, apparentemente invisibile ma in realtà ben presente, condita da battute a sfondo satirico, come ad esempio l’ironizzare sulla pronuncia inglese dei nomi o sulle abitudini inglesi come l’ora del tè.
Iannucci confeziona un film storico non convenzionale dove i problemi e gli ostacoli affrontati dal protagonista sono rappresentati sullo schermo molto meglio rispetto alle soluzioni perseguite, ironico ma non leggero, piacevole seppur privo di particolari slanci.