Lacci recensione film di Daniele Luchetti con Alba Rohrwacher, Luigi Lo Cascio, Laura Morante, Silvio Orlando, Giovanna Mezzogiorno, Adriano Giannini e Linda Caridi
Lacci di Daniele Luchetti ha aperto ufficialmente la 77° edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Ispirato all’omonimo libro di Domenico Starnone, il dramma familiare interpretato da Luigi Lo Cascio, Alba Rohrwacher, Laura Morante, Adriano Giannini, Silvio Orlando e Giovanna Mezzogiorno ruota intorno al tema del tradimento, tra bugie e risentimento.
Siamo nella Napoli degli anni ’80 e Aldo e Vanda vivono felici con i loro due bambini fino a quando Aldo non confessa di aver tradito la moglie con un’altra donna. Non sembra una scappatella, ma qualcosa di più importante che segna il triste destino di una famiglia. Mettendo in secondo piano il ruolo di genitori, i due si scontrano spesso con litigi animati e parole pungenti mentre i figli assistono innocenti a tutto quello che accade. Questi ultimi, da adulti, portano i segni di quel rapporto avvelenato e hanno bisogno di un’occasione di catarsi emotiva.
Luchetti costruisce Lacci muovendosi avanti e indietro nel tempo, come una danza vorticosa di flashback e flash forward che si raccordano abbastanza puntualmente per completare la storia tormentata di due personaggi imprigionati in una vita che non amano, ma incapaci di abbandonarla. La struttura della sceneggiatura è ambiziosa e non si arrende alla confusione che poteva essere un rischio molto probabile, ma la vera forza del film è il cast composto da professionisti carismatici ed espressivi che riescono a trascinare lo spettatore nella storia.
Alba Rohrwacher regala una performance emotivamente misurata e naturale nelle varie sfumature che appartengono al personaggio di Vanda; Lo Cascio conferma il suo talento attoriale che ben conosciamo da anni, ma i momenti di Silvio Orlando e Laura Morante lasciano il segno.
“Malacqua in napoletano si usa quando le cose si mettono male” è una delle prime battute del film in apertura e una costante di Lacci è proprio questo malessere che avvolge tutti i personaggi dall’inizio alla fine. Ognuno di loro sembra implodere e non riuscire a tirarsi fuori da una realtà di rassegnazione, come se la famiglia fosse un contratto stipulato tra le parti, piuttosto che un rifugio sicuro e una piccola comunità dove sentirsi bene e amato. Luchetti mette in scena la decomposizione di una famiglia in modo discreto, ma la seconda parte presenta alcuni punti deboli che lasciano intravedere le imperfezioni di una forma elaborata di narrazione.
Lacci pertanto non è un film perfettamente riuscito, ma nel complesso emoziona e coinvolge, invitando a riflettere sul masochismo di cui sono vittime alcune persone, nelle relazioni ma anche nei confronti della vita stessa.