Le bizzarre avventure di JoJo: Stone Ocean recensione serie TV animata Netflix con Kazuyuki Okitsu, Tomokazu Sugita e Daisuke Ono tratta dal manga di Hirohiko Araki
Hirohiko Araki: un nome che tra gli appassionati di manga e anime non dovrebbe passare inosservato. In Giappone è considerato un artista e disegnatore a tutto tondo, capace di insinuarsi in numerosi campi con il suo stile grafico unico e ricercato. Il suo cavallo di battaglia rimane a tutt’oggi Le bizzarre avventure di JoJo, fortunata serie di manga che, dal 1987, ha riscosso sempre più successo sia in patria che all’estero. Negli ultimi anni, poi, l’opera ha goduto di una rinnovata fama grazie alla trasposizione animata, arrivata in questi giorni alla quinta stagione.
Stone Ocean è la nuova uscita tratta dal fortunato manga di Araki, prodotta dal 2012 dallo studio David Production e quest’anno distribuita in esclusiva sulla piattaforma online di Netflix. Rispetto ai capitoli precedenti della saga, però, il colosso digitale dell’intrattenimento ha deciso di non produrre e distribuire l’intera saga per intero ma di frazionarla, rilasciando così dodici puntate che coprono appena l’inizio di tutta la vicenda.
Lo stile animato e narrativo catapulta lo spettatore nella surreale tragedia di Jolyne Cujoh, giovane ed energica ragazza condannata a quindici anni di prigione nel fittizio carcere di Green Dolphin Street, in Florida, per un delitto che non ha commesso. Resasi conto di essere stata incastrata, dopo essere rimasta ferita da uno strano ciondolo acquisirà un potere chiamato Stand, specchio della sua personalità e proiezione fisica della sua anima, in grado di utilizzare abilità fuori dal comune.
Uno dei cavalli di battaglia della serie di Hirohiko Araki risiede proprio in queste bizzarre abilità che, oltre alla protagonista Jolyne, sono possedute da numerosi altri personaggi all’interno del carcere: i nomi di questi poteri e dei loro possessori richiamano la cultura popolare tra canzoni famosissime, riferimenti alla moda e al cinema a più non posso.
Questi continui richiami pop si fondono poi con un’animazione ed un’ambientazione fuori dall’ordinario: colori acidi e accesi, sembra sempre di essere immersi in una sorta di delirio di colori e strane entità dalle pose sgargianti ed estremamente eccentriche.
Così come per le altre quattro stagioni precedenti, lo studio David Production si conferma capace di riadattare il manga con una perizia ed uno stile davvero unici, fedelissimi all’originale sotto molteplici punti di vista. Forse proprio quest’aspetto può dimostrarsi un’arma a doppio taglio per i “novizi” di JoJo: chi guarda Stone Ocean senza conoscere appieno l’universo di provenienza farà fatica a comprendere la struttura di un’opera così sofisticata ma, allo stesso tempo, eccentrica e sopra le righe.
Si potrebbe scrivere a lungo di Le bizzarre avventure di JoJo, un’opera che da oltre trent’anni riscuote consensi ed attrae a sé una moltitudine di fan, grazie anche al grande passaparola online che ha permesso, soprattutto all’adattamento animato, di ottenere un continuo e incredibile successo. Stone Ocean porta alle estreme conseguenze tutte le caratteristiche che hanno fatto di Hirohiko Araki uno dei mangaka più amati del nostro tempo, e questo nuovo adattamento riesce nell’impresa di restituirci la storia senza ricorrere a modifiche o tagli netti nella trama originale. Probabilmente, un nuovo colpo grosso da parte di Netflix, un successo garantito anche per le prossime parti di questa emozionante stagione animata.