Leonardo. Il capolavoro perduto recensione documentario di Andreas Koefoed con Dianne Modestini, Robert Simon e Alexander Parish
Al cinema per soli tre giorni (dal 21 al 23 marzo), Leonardo. Il capolavoro perduto racconta la storia del ritrovamento e delle mirabolanti avventure del Salvator Mundi. Girato nel corso di tre anni grazie a una coproduzione internazionale, Leonardo. Il capolavoro perduto (The Lost Leonardo) è stato diretto da Andreas Koefoed.
Ritrovato a New Orleans da uno sleeper hunter (esperto d’arte che si occupa proprio di trovare questi tesori nascosti), il Salvator Mundi veniva spacciato per opera di un allievo – o allievo di allievo – di Leonardo, ma non del maestro. Durante il restauro da parte di Dianne Modestini, però, il sospetto e poi la certezza, il riconoscimento: quello era il Salvator Mundi vero, quello a cui si sapeva Leonardo avesse lavorato ma della cui ubicazione o effettiva esistenza proprio non si aveva idea.
LEGGI ANCORA: The Lost Leonardo, la recensione al RomaFF16
Inizia qui il vero viaggio del Salvator Mundi, viaggio che lo porta a Londra – alla National Gallery – e poi alla vendita, in Svizzera. Nelle mani di un oligarca russo, viene poi nuovamente venduto all’asta, tramite Christie’s, solo per diventare il quadro battuto al prezzo più alto di sempre toccando i 400 milioni di dollari (più 50 milioni solo di commissioni). Comprato dal principe dell’Arabia Saudita Moḥammad bin Salmān Āl Saʿūd, doveva essere esposto al Louvre di Parigi durante una mostra per i cinquecento anni dalla morte di Leonardo. Nel periodo dell’esposizione, sarebbe stato riconosciuto ufficialmente – o no – il Salvator Mundi come un Leonardo originale. Ciò non è successo.
Il documentario è stato diviso in tre diverse parti, o fasi, che vanno ad analizzare il percorso del Salvator Mundi in tre aree: artistica, economica e globale (o “politica” per meglio dire). Dallo sleeper hunter che lo ha trovato al primo compratore e a Modestini stessa per passare a critici d’arte, giornalisti investigativi e agenti della CIA – sono moltissime le voci invitate a parlare del Salvator Mundi, e sono moltissimi e diversi tra loro i punti di vista al riguardo.
Il ritrovamento è stato straordinario, ma questa sua straordinarietà nutre dei dubbi: è davvero opera di Leonardo, o è un falso? I punti a favore della seconda tesi sembrano essere la maggioranza.
Un’ottima fotografia e un’altrettanto notevole colonna sonora ci accompagnano nel mondo dell’arte, uno dei meno regolamentati e più selvaggi, insieme a un’opera magistrale di video editing. Pur trattandosi di un documentario abbastanza lungo con i suoi 96 minuti, la sensazione è quella di essere immersi nel mondo delle trattative e delle ricerche.
Al giorno d’oggi, per quanto si dia per scontato sia ancora in possesso di Moḥammad bin Salmān Āl Saʿūd, ci sono dubbi su dove si trovi il Salvator Mundi, e si attende il momento in cui il principe deciderà di rivelarlo al mondo.