Les Amandiers (Forever Young) intervista e incontro con Valeria Bruni Tedeschi e il cast [Cannes 75]

La conferenza per la presentazione dell'ultimo film di Valeria Bruni Tedeschi, Les Amandiers, in competizione per la Palma d'Oro, si è tenuta durante la 75° edizione del Festival di Cannes. Protagonisti dell'incontro, oltre alla regista, gli attori protagonisti Nadia Tereszkiewicz, Sofiane Bennacer, Louis Garrel e le sceneggiatrici Agnès de Sacy e Noémie Lvovsky.

Les Amandiers (Forever Young): intervista e incontro stampa con Valeria Bruni Tedeschi, Louis Garrel, Sofiane Bennacer, Nadia Tereszkiewicz, Noémie Lvovsky e Agnès de Sacy a Cannes 2022

Valeria Bruni Tedeschi racconta la genesi del film partendo dalle incertezze che, all’inizio, hanno fatto dubitare della buona riuscita della pellicola: “Un giorno, un mio caro amico mi ha consigliato di fare un film sulla scuola di teatro. Inizialmente non mi sentivo molto bene o positiva riguardo questo progetto, riguardo questa idea e non sembrava potesse venirne fuori un buon lavoro. Quando sono arrivata a parlarne con Noémie Lvovsky, immediatamente è sembrata una buona idea, oltre che una scelta ovvia dal punto di vista tematico”. 

Per quanto riguarda le principali fonti di ispirazione, la regista italo-francese non ha dubbi a riguardo. “Ci sono molti film che mi hanno ispirata, in particolare quelli di Jerry Schatzberg, regista che amo profondamente. Gli attori sono così reali quando recitano i loro ruoli, così semplici e così “nuovi” nel modo in cui recitano. Penso che siano stati diretti in modo spettacolare, si trova sempre qualcosa di nuovo nei suoi film. Chiaramente, ho preso largamente ispirazione anche dai film di Cassavetes, soprattutto nel ritrarre gli attori di Les Amandiers mentre fanno le prove. I suoi film sono stati importanti non solo per me, ma anche per gli attori: il l’atmosfera che evocano, il senso di pericolo, e, nello specifico, per la storia d’amore tra Sofian e Nadia la resa delle droghe. Non si tratta, entrando nel dettaglio, di una droga qualsiasi ma dell’eroina, che entra dentro questa coppia quasi come fosse una terza persona – e ad un certo punto ha fatto sì che mi chiedessi che cosa dovrei fare con questa terza persona all’interno della storia. Ci sono, certo, delle differenze con la storia che Schatzberg racconta in Panico a Needle Park: il personaggio che Al Pacino interpreta è follemente innamorato della droga e a questo mondo introduce la sua amante. Etienne, invece, vuole proteggere Stella, da questa realtà, soffre molto quando la ragazza gli chiede di provare questa sostanza, litigano e ne esce scioccato. Un’altra grande differenza con questo film è che, nel caso di Les Amandiers tutti sono disperatamente e follemente innamorati del teatro, mentre i personaggi di Schatzberg non hanno la stessa passione.”

Les Amandiers intervista e incontro con Valeria Bruni Tedeschi e il cast
Les Amandiers: intervista e incontro con Valeria Bruni Tedeschi e il cast al Festival di Cannes 75 (Credits: Giulia Giovannini)

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Non soltanto i grandi classici cinematografici hanno guidato Bruni Tedeschi nel processo creativo, ma anche classici teatrali. “Il film è pieno di riferimenti al teatro, – spiega – anche se, personalmente, non ho una grande esperienza nel settore. Micha (Lescot, che nel film interpreta il direttore della scuola del teatro Amandiers), per esempio, è cresciuto con il teatro. Io sono andata a scuola di recitazione, ogni tanto ho fatto pezzi teatrali ma la mia vita lavorativa è iniziata con Checkov, che forse, ancora oggi, è lo scrittore teatrale più importante per me. Così, ho iniziato la mia carriera teatrale come personaggio in una pièce di Checkov e questo film è stato scritto dopo aver letto alcune sue opere, forse anche per questo abbiamo lavorato su Platonov. Non abbiamo mai avuto l’intenzione di fare una cosa che spesso accade al cinema, ovvero prendere un pezzo di opera qui, un pezzo di opera là, tagliare e ricucire tutto insieme; abbiamo, invece, voluto immergerci nel mondo del teatro. Nel film si possono vedere le prove degli attori, anche se non abbiamo realizzato un intero workshop su Platonov ma solo approfondito l’opera per cercare di imprimere agli attori alcune caratteristiche dei personaggi che dovevano interpretare. Non volevamo fare un film superficiale. Poi, chiaramente, ho pescato molto dalla mia memoria, dai miei ricordi: il set è stata una mia idea, e non sarei potuta rimanere più felice di come è stato realizzato, è stato rievocato benissimo.”

Valeria Bruni Tedeschi a Cannes 2022
Valeria Bruni Tedeschi a Cannes 2022 presenta Les Amandiers (Credits: Amandine Goetz/Festival di Cannes)

Il desiderio è un tema fondamentale del film, gli attori sembrano dipendere da questo sentimento e viverlo profondamente. Desiderio di vivere, di recitare, di appassionarsi, innamorarsi e condividere una parte così importante nella crescita di ognuno. A tal proposito, Louis Garrel, che vediamo nel film nei panni del direttore del teatro, Patrice Chéreau, racconta la differenza tra la passione che porta un attore ad intraprendere una carriera teatrale o cinematografica. “Non si tratta della stessa cosa, è diverso, stranamente le persone che lavorano nel teatro non sperimentano quel tipo di sentimento. Un regista ha bisogno degli attori, ce ne sono pochi che vogliono veramente lavorare nel mondo del teatro ed i registi teatrali dipendono strettamente dagli attori. Nel cinema, chiunque potrebbe fare un film, chiunque potrebbe recitare, iniziando dal niente anche domani stesso, è la verità! È molto difficile essere un grande attore nel cinema così come lo è per il teatro ma essere un buon attore in un film è sicuramente più facile: recitare per il cinema è come un hobby, non si tratta di un vero e proprio lavoro. Questo è l’aspetto che più ho apprezzato nel film di Valeria, dalla storia che viene raccontata possiamo vedere quanto difficile sia sfondare in questo mondo. Per fare un esempio, il personaggio interpretato da Micha è un grande attore nel teatro e non si ha mai l’impressione che dipenda da altri, ma soltanto dalla pièce e dai personaggi inscenati in quest’ultima. Spesso le persone mi chiedono che cosa ci voglia per diventare un attore, al che rispondo che per diventare un attore di cinema non ci vuole molto: per dare un vero significato alla propria vita bisogna recitare a teatro, recitare al cinema non avrà lo stesso grande significato, per quanto poi uno possa essere fortunato e ricevere grandi opportunità di lavoro. Anche nella migliore delle ipotesi, lavorando per un film all’anno, un attore si terrà occupato per trenta giorni – ne dovrebbe fare sei di film all’anno per raggiungere il carico di lavoro di un attore teatrale, impegnato per 365 giorni!”

Louis Garrel a Cannes 75
Louis Garrel a Cannes 75 presenta Les Amandiers (Credits: Amandine Goetz/Festival di Cannes)

Agnès de Sacy, co-sceneggiatrice, interviene per raccontare il processo di stesura della storia, in cui ha inserito ricordi personali, insieme a quelli di Valeria Bruni Tedeschi e Noémie Lvovsky. “Sono una artista, una scrittrice, e sono cresciuta conoscendo bene il contesto del teatro Amandiers. Noémie ed io siamo molto vicine, abbiamo realizzato molti progetti insieme e abbiamo sentito un bisogno essenziale di vivere il teatro, a volte anche violento. Abbiamo voluto trasmettere questo senso di necessità e ritrarre la realtà senza illusioni. È un sentimento pieno di desiderio che ho sperimentato in prima persona, altrimenti non avrei mai potuto scrivere e sceneggiare questo film. Io e Noémie abbiamo già collaborato nella scrittura e nella stesura di altri film di Valeria, non sono attrice, al contrario di Noémie, ma comprendo perfettamente questo bisogno di vivere la vita con avventura. Abbiamo lavorato per molto tempo a questo film, e sicuramente Chekhov è una fonte di ispirazione non solo per Valeria ma anche per tutti noi che scriviamo di mestiere; in questo caso, l’autore è molto presente e spesso irrompe sulla scena con il suo Platonov, ma l’idea di Chekhov è sempre stata presente nella scrittura e nello sviluppo della storia, fin dall’inizio.”

La parola passa a Noémie Lvovsky, che conferma quanto detto dalla collega: Agnès ha descritto come abbiamo steso la sceneggiatura, abbiamo pescato molto dai nostri desideri, e per quanto mi riguarda, recitare è sempre stata l’unica strada percorribile dal punto di vista lavorativo. Ho impiegato parole di altri ma con la mia voce, il mio corpo e le mie emozioni. Avevo undici anni al tempo in cui ho deciso che questa sarebbe dovuta essere la mia carriera, anche se, con il tempo, l’idea di dover dipendere dai desideri di altre persone mi ha molto spaventata e da qui ho deciso di cambiare strada ed entrare nel mondo del cinema. Riuscire a fare il lavoro dei propri sogni fino al punto da essere disposti a morire per questo è un tema molto presente nei film di Valeria. Abbiamo ascoltato molto attentamente i suoi ricordi e, al tempo stesso, abbiamo inserito i nostri – quelli di Agnès ed i miei. Siamo state molto fortunate, io ed Agnès, a conoscerci molto presto. Abbiamo conosciuto una generazione intera di attori e siamo state testimoni della loro crescita. Molto probabilmente tutto questo ha contribuito al processo di scrittura.”

Les Amandiers intervista e incontro con Valeria Bruni Tedeschi e il cast
Les Amandiers: intervista e incontro con Valeria Bruni Tedeschi e il cast al Festival di Cannes 75 (Credits: Giulia Giovannini)

Valeria Bruni Tedeschi riprende il microfono per raccontare che cosa ha significato per lei passare dal palco del teatro, al set cinematografico, infine a prendere posizione dietro la cinepresa. “Di fronte ad una cinepresa si brucia di desiderio, sul palco di un teatro succede la stessa cosa… ma non si tratta di un bruciare che riduce a cenere. Non ho mai avuto l’impressione di sentirmi distrutta da questo tipo di lavoro, grazie anche al fatto che – ad un certo punto della mia vita, quando avevo circa trentacinque anni – come Noémie, ho avuto paura di dipendere dai desideri degli altri; al tempo non mi venivano offerte parti teatrali, per cui ho cambiato strada e sono andata nella direzione del cinema. Grazie ad un amico che mi ha dato la possibilità di scrivere ho pensato di poter proseguire su questa via, anche facendo tesoro della mia esperienza da attrice. Ho mostrato a Noémie quanto avevo buttato giù, lei subito ha visto nei miei scritti un film e mi ha spronata a realizzarne uno. Provo molta gratitudine quando un amico stretto offre una così grande opportunità. È stato un nuovo orizzonte e mi sono accorta di poter raccontare la mia storia, in modo indipendente. È stato vitale per la mia salute poter fare questa pellicola.”

Infine, sono gli attori protagonisti della pellicola a prendere la parola: è il turno di Sofiane Bennacer, che nel film veste i panni di Etienne, fidanzato tossicodipendente di Stella (Nadia Tereszkiewicz). Racconta come si è svolto il processo di casting, quanto tempo è servito per entrare a far parte del film e per entrare nel ruolo assegnatogli. “Ci sono voluti tre mesi per il casting, è stato un grande processo lavorativo. Ho pensato che, anche nell’eventualità in cui non venissi scelto per il ruolo, comunque sarei stato infinitamente grato per questa esperienza, per tutte le cose che ho imparato, per tutte le persone che ho conosciuto e che hanno avuto sempre qualcosa da insegnarmi. Dato che il processo di casting è durato molto a lungo, mi sono sentito come se avessi firmato un contratto, con cui Valeria riponeva molta fiducia in me e viceversa. Non mi è stata con il fiato sul collo ed ho apprezzato molto questo atteggiamento; ho imparato moltissimo, è una grande regista, anche se non la conoscevo affatto prima di questa esperienza. Penso che tutti gli altri attori condividano questi pensieri, abbiamo imparato moltissimo.”

Nadia Tereszkiewicz è d’accordo con quanto detto dal collega. “Penso di essere stata molto fortunata. – aggiunge – Valeria ha realizzato un lavoro magnifico e durante il processo creativo non abbiamo mai avuto paura del fallimento, di sbagliare qualcosa, degli errori che avremmo potuto fare. Nessuno cercava il risultato perfetto a tutti i costi, è stato incredibile lavorare insieme come un gruppo, come una squadra. Abbiamo fatto le prove e ci siamo divertiti a condividere il lavoro insieme. Noi attori abbiamo legato molto, ancora conserviamo bellissimi ricordi dai giorni delle riprese. Esiste un prima ed un dopo di questo film, ne siamo usciti come persone diverse e decisamente arricchite dal punto di vista umano e culturale.”

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