Les Amandiers recensione film di Valeria Bruni Tedeschi con Louis Garrel, Micha Lescot, Nadia Tereszkiewicz, Sofiane Bennacer e Clara Bretheau
Valeria Bruni Tedeschi torna, ancora una volta, dietro alla cinepresa per regalare al pubblico del Festival di Cannes quello che – senza ombra di dubbio – è il suo lavoro più riuscito. Les Amandiers racconta la storia di una serie di giovani che frequentano, lavorano, insomma, gravitano attorno all’omonimo teatro di Nanterre, negli anni Ottanta, quando a dirigere il teatro era Patrice Chéreau. Si tratta di un omaggio, più che all’importante figura che Chéreau ha incarnato sulla scena teatrale francese per anni (e che ancora oggi continua ad essere), al mestiere dell’attore e, più in generale, al teatro. La stessa Bruni Tedeschi ha frequentato la scuola del teatro Amandiers negli anni in cui il film è ambientato e, attraverso i suoi ricordi personali ed interviste ad ex allievi per ricostruire lo spirito di tempo di quei precisi anni, racconta quello che ha significato per una generazione intera di giovani attori ritrovarsi a studiare e lavorare in uno dei più prestigiosi teatri di Francia.
La carrellata di personaggi che apre il film anticipa in qualche modo i loro caratteri ed il loro modo di relazionarsi con gli altri studenti: Stella (Nadia Tereszkiewicz), protagonista della pellicola, emerge subito come un’attrice appassionata e dedita a quello che sta facendo, nei provini per ottenere l’ammissione alla scuola porta in scena il personaggio di una prostituta disperata ed entra così profondamente e intensamente nel ruolo da non sentire la voce di Pierre Romans (Micha Lescot) che interrompe il provino. Fin da subito, si intuisce che l’unica strada percorribile per Stella nella vita è quella del teatro e con determinazione insegue questo suo sogno. La serie di provini che apre il film introduce quindi i personaggi non solo alla commissione della scuola (dove fa un piccolo cameo anche Marisa Borini nei panni di una delle professoresse che compongono la giuria) ma anche allo spettatore, che già riesce a scorgere alcuni tratti caratteriali importanti di questi giovani studenti; il pubblico in qualche modo si identifica con la commissione che deve giudicare le performance dei nascenti attori, creando un dialogo e una forte connessione tra ciò che si vede sullo schermo e ciò che lo spettatore si immagina succederà.
Les Amandiers ha come tema centrale il teatro, anche se non si tratta della prima volta che Valeria Bruni Tedeschi realizza un film con questa ambientazione – anche Actrices (2007), benché comunque molto diverso nella storia e nella struttura, ruota attorno ad una attrice ed alla compagnia teatrale in cui si ritrova a lavorare. All’interno di questa grande cornice, ovvero quella che segue le vicende dei ragazzi, si trova un altro livello, quello del teatro vero e proprio nello spettacolo che gli studenti stanno preparando sotto la supervisione di Chéreau. Così come teatro e cinema si confondono per lo spettatore, allo stesso modo la dimensione teatrale e la dimensione della vita privata si confondono per i personaggi sullo schermo e si vede bene questa confusione in una brillante scena in cui il personaggio di Etienne (Sofiane Bennacer), fidanzato di Stella, dopo essersi ingelosito per la scena di un bacio tra la ragazza ed un altro attore, irrompe in uno scatto violento, colpendo entrambi i ragazzi e poi iniziando a chiamare a gran voce il nome di Stella, proprio come Marlon Brando, in una scena ormai iconica, faceva nella pellicola diretta da Elia Kazan, Un tram che si chiama desiderio.
Se i caratteri dei protagonisti sono molto ben delineati, con veloci pennellate sul loro modo di vedere il mondo, relazionarsi con i coetanei e con i loro superiori all’interno della scuola, molto più difficile risulta inquadrare la figura del direttore del teatro, Patrice Chéreau (Louis Garrel). Figura realmente esistita, Patrice è un uomo misterioso e che incute soggezione: nessuno lo conosce davvero, il suo nome è più una leggenda, eppure tutti lo temono. Quando entra in una stanza, subito cala il silenzio. La sua fama e notorietà, dettata dal genio che sembra essere, è tale da spingere ragazzi da ogni parte di Francia a trasferirsi a Nanterre; le sue parole sono legge e nessuno – tranne il personaggio di Anais (Léna Garrel), donna indipendente e disposta a combattere per la sua idea di giustizia, anche se questo significa andare controcorrente o non seguire i “sacri” dettami di Chéreau – ha mai il coraggio di contraddirlo, o più semplicemente, aprire un dibattito per uno scambio di idee.
Louis Garrel, che ormai si può dire aver dimestichezza con l’interpretare personaggi reali (solo pochi anni fa, nel 2017, aveva indossato i panni del mostro sacro che ancora oggi è considerato il regista Jean-Luc Godard ne Le Redoutable di Michel Hazanavicius), impersona Chéreau con una serietà intrisa di malinconia e di solitudine. Patrice, insegnante severo e inflessibile, dirige con mano ferma la produzione che intende mettere in scena, Platonov di Anton Čechov e si impegna insieme ai ragazzi ma resta sempre insoddisfatto di qualcosa, c’è sempre un dettaglio che manca o un pezzo che non quadra nell’insieme. Nessuno ha veramente idea di chi sia Chéreau e lo dimostra bene la scena in cui un ragazzo per caso lo incontra, non riconoscendolo in un primo momento, per poi iniziare a saltare di gioia, in un misto tra euforia e paura, quando scopre di aver appena parlato a quel Patrice Chéreau. Sempre serio, sempre sul limite di arrabbiarsi, in realtà lo spettatore lo scopre come un uomo solo, insoddisfatto, ancorato ad un mondo da cui si è autoimposto di non uscire.
Les Amandiers presenta, poi, tre livelli di “realtà”, se così si può dire: se i personaggi di Pierre Romans e Patrice Chéreau sono realmente esistiti, non si può dire lo stesso della protagonista Stella, che sì, ricorda Valeria Bruni Tedeschi ed è in questo personaggio che la regista fa confluire il suo punto di vista e i suoi principali ricordi, ma sempre resta nella categoria del verosimile; romanzate e fittizie sono invece le vicissitudini del resto dei personaggi, che colorano lo sfondo del teatro e della vita di Stella, senza però scadere nel troppo inventato – in fondo, come tutti i ventenni del mondo, ridono, crescono e sperimentano i primi dolori, cercando di attraversare la avversità della vita insieme tenendo sempre di mira i loro sogni.