Living recensione film di Oliver Hermanus con Bill Nighy, Tom Burke, Aimee Lou Wood, Alex Sharp, Grant Crookes e Richard Cunningham
Remake del film Ikiru di Akira Kurosawa, Living di Oliver Hermanus è stato presentato alla 79° edizione del Festival Internazionale del Cinema di Venezia nella sezione Fuori Concorso. La sua storia, per quanto possa sembrare semplice, è il simbolo delle tracce che ogni singolo individuo può lasciare della propria esperienza nel corso della vita.
Mr. Williams (Bill Nighy) è un uomo che, negli anni, ha appiattito la sua vita sul suo ruolo burocratico. Non è differente da quella pila di pratiche e petizioni presenti sulla sua scrivania. Al contrario, quei documenti sono un contrassegno di quanto preferisca rimandare “tanto non succede nulla”, piuttosto che provare ad agire.
Essere il cambiamento, all’interno di un sistema fatto di continui rimpalli tra i vari uffici, non è di certo facile e forse è addirittura un’idea ingenua che può appartenere solo a chi è solo al primo giorno di lavoro. Proprio in questo, a lui si contrappone l’entusiasmo e il sorriso di Peter Wakeling (Alex Sharp). Ma la nostra storia inizia proprio nel momento in cui Mr. Williams apprende che non gli resta molto altro da vivere. Cosa fare, dunque, quando ci si trova davanti a una notizia simile? Quando tutti i pensieri che si riescono a fare portano ad un’unica conclusione: non si è vissuto affatto?
Bisogna dare una svolta.
Davanti all’idea di non avere molto altro da vivere, forse, ci si rinnamora nuovamente della vita stessa. Living racconta questo processo: una lenta presa di coscienza che, successivamente, spinge il protagonista ad agire. In un primo momento Mr. Williams deve scendere a patti con questa verità. E grazie alle chiacchiere scambiate con la sua ex-sottoposta Margaret (Aimee Lou Wood), riesce a trovare il suo scopo. Attraverso la sua rinnovata missione Mr. Williams riesce ha lasciare un segno tangibile della sua esistenza. Per quanto il sistema possa essere imperturbabile e, nel mondo, le cose continueranno ad andare come sono sempre andate, lui è riuscito a fare la differenza.
Grazie all’interpretazione magistrale dei suoi protagonisti, Living riesce a dare molto allo spettatore durante la sua visione. Una storia che, nonostante la sua semplicità, è destinata a lanciare un monito a chi la osserva. Dovremmo, infatti, imparare a vivere la nostra vita prima che questa sia agli sgoccioli seguendo anche un po’ il motto di Gandhi: “Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo“. Perché, chiunque, nel piccolo può riuscire ad apprezzare la bellezza della vita; basta vedere i bambini che giocano per strada.