Longlegs recensione film di Oz Perkins con Maika Monroe, Nicolas Cage, Alicia Witt, Blair Underwood e Dakota Daulby
Non sorprende che il film precedente di Oz Perkins fosse Gretel e Hansel, un singolare adattamento della favola dei fratelli Grimm. Anche con Longlegs il regista riesce a creare un nuovo e raffinato horror, elegante e inquietante. Il film attinge sia alla tradizione più oscura delle storie per bambini, inesauribile fonte di ispirazione per i migliori film horror, sia al classico psicothriller. Perkins esplora i terrori più atavici, quelli che si annidano nel nell’incavo dell’istituzione familiare.
È uno di quei film che crescono con il passare del tempo, che diventano più presenti quando vengono dimenticati e che recuperano il loro posto nella memoria forse solo nell’ultima smorfia esagerata del gigante Nicolas Cage.
Il regista, figlio di Anthony Perkins, celebre per il ruolo di Norman Bates, ha impiegato almeno tre film per sviluppare uno stile unico nell’affrontare il terrore, partendo dagli aspetti più inquietanti della vita quotidiana. Con audacia ha abbracciato atmosfere dense e meticolose, caratterizzate da una cura maniacale per i dettagli. Tuttavia, il suo cinema ha faticato a trovare spazio presso il grande pubblico, meno avvezzo a questo sotto-genere. Con Longlegs, però, sembra finalmente giunto il suo momento.
Grazie alla straordinaria capacità di rappresentare con eleganza il senso di smarrimento di fronte all’oscurità e all’arbitrarietà della realtà, il film prende vita nel paradosso di dare voce all’indicibile e rendere visibile l’ineffabile. Longlegs avvolge lo spettatore in una fitta rete di sensazioni, catturandone lo sguardo. Non si tratta semplicemente di giocare con le aspettative, ma di rendere reale e plausibile ciò che, nella sua oscurità, è pura invenzione.
Il film ricrea il meccanismo degli incubi, evocando quel momento in cui la paura di addormentarsi si fonde con l’angoscia di non riuscire a svegliarsi del tutto. Longlegs vive di ciò che nasconde, offrendo una visione perfettamente calibrata sul confine tra realtà e immaginazione.
In questo contesto, ci viene presentata la storia di Lee Harker (Maika Monroe), una giovane detective dell’FBI coinvolta in un caso inquietante che la porta a indagare su un serial killer collegato a una setta satanica. Nel corso delle indagini, Harker analizza indizi e segreti che sfuggono ai suoi colleghi, ma che lei riesce a cogliere con estrema chiarezza grazie a uno sviluppato sesto senso. Questo istinto la condurrà in un viaggio senza ritorno, dove la verità si rivelerà tanto inquietante quanto distorta.
Oz Perkins, attraverso tre atti, esplora il concetto di manipolazione, presentandolo come un aspetto in cui gli esseri umani sono completamente esposti e altamente vulnerabili.
Maika Monroe, regina indiscussa dell’horror moderno, conferma il suo ruolo di spicco nel genere grazie alle sue straordinarie performance in film iconici come It Follows di David Robert Mitchell e The Guest di Adam Wingard. Con questa nuova interpretazione, riafferma la sua posizione al vertice del cinema horror contemporaneo.
Nicolas Cage offre una straordinaria prova nei panni di un serial killer trasformista, un vero artista dell’orrore. Con il suo stile bizzarro e disturbante, manipola vittime e poliziotti, rendendoli parte integrante della sua macabra messa in scena, il tutto senza mai sporcarsi le mani.