Lui è tornato e Sono tornato: il ritorno di Adolf Hitler e Benito Mussolini nei film di David Wnendt con Oliver Masucci e Luca Miniero con Massimo Popolizio
Immaginatevi se, all’improvviso, i due dittatori europei più temuti del ventesimo secolo venissero catapultati nel nuovo millennio come un asteroide che si schianta contro il terreno, e si trovassero in un mondo democratico, capitalista, multiculturale e capitanato dai social media e da internet cosa pensereste? Questo alla base di Lui è tornato (2015) e Sono tornato (2018); un dittico a cavallo tra Germania e Italia, che nasconde molto più di quel che racconta – e che merita un’analisi approfondita e delineata.
Lui è tornato – Sono Tornato: la trama
Molti di voi ricorderanno Sono tornato, opera di Luca Miniero, il cui protagonista è Benito Mussolini (Massimo Popolizio) che torna in vita catapultato nel mondo odierno. In verità questa trasposizione italiana è praticamente, o quasi, identica all’idea originale tedesca di tre anni prima Lui è tornato di David Wnendt, dove il dittatore “che torna” non può che essere Adolf Hitler (Oliver Masucci, brillante interprete della serie cult Dark). Quali sono le differenze tra i due film? Questa è una bella domanda, perché sono quasi inesistenti, pertanto per comodità spiegheremo brevemente di cosa trattano. Come detto in apertura i due dittatori, tramite un portale collegato con l’aldilà, vengono catapultati dal 1945 ai giorni nostri, Adolf Hitler si risveglia nel prato dove sorgeva il Führerbunker, nella Berlino odierna; Benito Mussolini invece, cade dal cielo di Roma per arrivare alla Porta Alchemica. Entrambi non sembrano invecchiati di un solo giorno rispetto agli eventi traumatici tra il bunker di Berlino e dalla fucilazione a Giulino di Mezzegra; trovandosi in stato confusionario nel vedere loro amate città diverse da come le ricordavano.
Da qui in poi Lui è tornato e Sono tornato sono pressoché identici nello sviluppo del racconto, pertanto, d’ora in poi, parleremo al singolare. Il Dittatore viene scoperto da un giornalista (Frank Matano nella versione italiana, Fabian Sawatzki in quella tedesca) che ha perso il lavoro e decide di costruirci su un documentario – convinto d’aver davanti un attore. Da qui la ribalta mediatica del Dittatore, che userà ogni strategia populista, tanta demagogia e ogni mezzo mediatico che il ventunesimo secolo ha da offrirgli.
Dopo aver scoperto, di lì a poco, che chi ha di fronte non è una impersonificazione, bensì il vero personaggio storico conosciuto in tutto il mondo, narrato nei libri di storia e ricordato nella memoria delle persone che hanno vissuto durante la sua dittatura, il giornalista cercherà di disporre di ogni mezzo necessario per rimandarlo nell’Aldilà, ma non sarà facile.
La Denuncia Sociale sotto forma di Satira
In un primo momento Lui è tornato e Sono tornato sembrano vestirsi da commedia e satira leggera nel modo in cui vengono sbeffeggiati i due terribili dittatori, ridicolizzando il loro modo di porsi in un mondo in continuo mutamento, anche nelle sue regole di approccio telematiche e all’avanguardia, rispetto a quando detenevano il potere nei rispettivi governi.
In verità c’è molto più di quanto sembra in superficie. I due film si sviluppano come dei veri e propri documentari con riprese fatte sul momento senza attori di circostanza che interagiscono con il Dittatore. Quello che sembra qualcosa di preparato per provocare, invero non lo è affatto, a partire dalle interazioni del Dittatore con il proprio popolo – decisamente convincenti peraltro. Ad Oliver Masucci e al suo Hitler, ad esempio, vennero affiancate due guardie del corpo per paura che la sua interpretazione portasse ad atti di violenza fra le persone; paradossalmente l’effetto è stato l’opposto sorprendendo tutto il cast – ma non in positivo.
Proprio a questo punto che lo sbeffeggiamento diventa uno specchio riflesso verso gli ignari partecipanti, ed è questo l’espediente con cui caricano il racconto i rispettivi registi. Tra selfie sorridenti con il Dittatore, mani e braccia che si alzano in un perfetto saluto romano e gente divertita e compiaciuta che trova esilarante vedere l’attore in giro per la città; scortato da una macchina come se stesse facendo propaganda. Benché sia Masucci che Popolizio si siano limitati a interpretare queste due figure storiche il più fedelmente possibile, si rivelano essere il vero colpo di scena di Lui è tornato e Sono tornato.
Wnendt e Miniero non si limitano solo a semplici immagini in sequenza da passerella, ma a far interagire il Dittatore, quasi a livello propagandistico, con il popolo. Trovando così, in questa “occasione”, un punto di sfogo per esternare malumori dovuti all’Unione Europea, al fenomeno dell’immigrazione e tanto altro ancora. Il patriottismo emerge in forma preponderante, e quale modo migliore di parlarne se non davanti a due figure storiche di questa portata? Vien da chiedersi, a questo punto, perché averlo reso così divertente? Non abbiamo una risposta, di sicuro però è il momento più alto di satira sulla società stessa – e in questo sia Wnendt che Miniero hanno saputo centrare l’obiettivo.
Loro sono tornati, e con essi la lezione della storia
Alla luce di Lui è tornato e Sono tornato e delle susseguenti reazioni delle persone al ritorno di Hitler e Mussolini, viene da chiedersi da quando la storia non ha più così importanza. Sembra quasi che abbia perso il suo principale scopo, cioè quello di insegnare alle future generazioni cosa è successo nel passato e farne tesoro per il presente e per un futuro migliore. Affinché certi sbagli non si ripetano, che l’umanità si evolva a una moralità sempre maggiore di civiltà e consapevolezza, così che non torni mai sui propri passi; affinché si continui a camminare avanti.
Lui è tornato e Sono tornato, invece, ci mettono davanti a una triste realtà; una società sempre più monopolizzata dai social media e dal passaparola, che disdegna i libri di testo, che non ama farsi una propria opinione ma che di rimando preferisce, per pigrizia, aggregarsi perché è comodo e producente. Non importa se sei Hitler o Mussolini, basta concedere un paio di selfie per conquistare qualcuno senza il benché minimo rispetto per ciò che è stato; perché il potere dello smartphone che tutto può è più importante di qualsiasi tipo di principio e valore morale.
La satira ci mostra come stiamo diventando ed è proprio in quel momento che si smette di ridere; valorizzando così il potere riflessivo del cinema nel saper raccontare avvenimenti passati e drammatici, arrivando al cuore del grande pubblico, ricordando gli orrori della storia. Per questo, Lui è tornato e Sono tornato meritano una visione attenta, perché tra una risata e l’altra, lasciano una riflessione amara d’orribile attualità – di una società che sembra aver dimenticato il proprio passato.