Luz: The Flower of Evil recensione film di Juan Diego Escobar Alzate con Yuri Vargas, Sharon Guzman e Andrea Esquivel al Ravenna Nightmare Film Fest
Siamo tutti buoni ma al tempo stesso siamo cattivi. Dio e il diavolo vivono dentro noi.
(Luz: The Flower of Evil)
Sin dalle prime inquadrature, che ci portano in un mondo onirico, il regista Juan Diego Escobar Alzate ci fa capire che ci attende un lungo viaggio, che sospettiamo non avrà un finale felice. Luz: The Flower of Evil, presentato al Ravenna Nightmare Film Festival 2020, racconta la storia di una comunità isolata tra le montagne guidata da un predicatore conosciuto come El Señor. Con l’arrivo di un bambino, ritenuto il presunto Messia, iniziano i mali per il villaggio, un’ondata di violenza e dolore. Le figlie del predicatore Laila, Uma e Zion inizieranno a mettere in discussione il significato di Dio e del Diavolo, della fede, dell’amore e della libertà.
Il film è un viaggio fantastico diviso in due atti. La prima parte presenta un ritmo compassato ed ipnotico, ricco di toni saturi e profondi quasi fosse una pellicola in technicolor, con ampie riprese sulla natura rappresentata in modo lirico. Man mano prende luogo invece l’oscurità ed il gioco di chiaroscuri sui personaggi risulta il perfetto veicolo affinché si affaccino l’orrore e la violenza.
Le inquadrature meticolose e la splendida fotografia donano al film un valore aggiunto ed enfatizzano la sensazione di inquietudine che è latente nell’ambiente.
L’atmosfera del villaggio è deprimente e irrazionale. Vivono in pochi e pur non sembrando soffrire di difficoltà di alcun genere il loro sguardo è rivolto ad una fede ferrea come rifugio di ogni tipo di sciagura. Non fanno apparentemente nulla e accettano passivamente lo stato delle cose.
La cosa più interessante della storia è ciò che non racconta, il non detto. Il regista non colloca l’azione in nessun luogo e in alcun momento. Come sono arrivate quelle persone in quelle montagne o perché vivono così? Sono una sorta di comunità isolata da una loro spontanea volontà? Non hanno contatti con nessuno ed oltre El Señor non troviamo altra forma di autorità.
Alcuni oggetti sembrano richiamare gli anni ’70 e ’80 o forse siamo ai giorni nostri? O siamo di fronte ad un film post apocalittico e questa comunità sopravvive quale ultima vestigia dell’umanità?
Luz: The Flower of Evil forse scoraggerà alcuni spettatori poiché è un’opera lenta, intima e le azioni quotidiane sono poco scenografiche. Il cast femminile (Yuri Vargas, Sharon Guzman e Andrea Esquivel) alterna momenti di interpretazione sobria ad altri viscerali mentre Conrado Osorio (El Señor) rappresenta il conflitto tra razionalità e fede.
L’opera del regista colombiano non parla di esorcismo o di stregoneria bensì si colloca in un limbo tra il fantastico ed il western nella lotta dicotomica tra il bene e il male, tra Dio e il Diavolo. Li colloca uno affianco all’altro, senza sapere bene quali dei due finisca per vincere.