Arriva al cinema l’ultima fatica di Peter Jackson: Macchine Mortali. Ecco la recensione.
Peter Jackson torna al cinema con la trasposizione dell’omonima saga di Philip Reeve.
La trasposizione mescola diversi elementi epici e fantastici, ricordando le grandi saghe cinematografiche fantasy degli ultimi tempi, come Star Wars, Terminator, Animali Fantastici e lo stesso Signore degli Anelli.
La storia inizia con una panoramica sulla Terra, dopo la Guerra dei Sessanta Minuti, diventata ormai una landa desertica attraversata da grandi metropoli su ruote, che attaccano e depredano le ormai piccole città rimaste.
Il protagonista è Tom Natsworthy, interpretato da Robert Sheehan, un reietto londinese che viaggia sulla sua macchina mortale. Viene scaraventato fuori dal suo veicolo e viene catapultato in un luogo ostile, ricco di macchine futuristiche e vecchie tecnologie. La sua storia s’intreccia con quella della ragazzina Hester, interpretata da Hera Hilmar.
Il film scorre velocemente, ma riesce a descrivere alla perfezione i vari eventi che si susseguono. Il film è una storia avventurosa ben fatta, ricca di effetti speciali validi, ma pecca per la carenza di umorismo.
Negli ultimi film Marvel e dell’universo Star Wars abbiamo visto come l’umorismo sia molto presente nelle storie, a volte anche eccessivo, ma in questo film ce n’è una totale assenza, che pesa molto sull’andamento della storia, che non trova stacchi “leggeri” nella narrazione.
Bisogna sicuramente menzionare l’originalità della storia d’origine, rappresentata benissimo nel film, ma manca quel guizzo che rende il film memorabile.
Macchine Mortali, nonostante sia ben fatto, non colpisce lo spettatore, non lo rende partecipe della storia, ma lo fa rimanere uno spettatore delle vicende.
Purtroppo pesa la grande quantità di saghe young-adult uscite negli ultimi anni, che hanno battuto il terreno più volte, rendendo il film di Christian Rivers poco innovativo. La prevedibilità della storia è sicuramente uno dei punti deboli del film e lo spettatore sa, fin dall’inizio del film, dove la storia vuole andare a parare.
La trama fin troppo citazionista, la prevedibilità della sceneggiatura ed un’interpretazione poco convincente da parte di tutti gli attori (anche lo stesso Hugo Weaving, nei panni di un archeologo senza scrupoli, fin troppo “macchietta” nella parte) fanno di questa trasposizione un film poco memorabile, che fa trascorrere allo spettatore due ore d’intrattenimento con poca sostanza, nonostante degli ottimi effetti speciali e l’ambientazione steampunk.
Macchine Mortali è un’occasione sprecata, purtroppo per Peter Jackson e per noi.