Magari recensione film di Ginevra Elkann con Riccardo Scamarcio, Alba Rohrwacher, Milo Roussel, Ettore Giustiniani, Oro De Commarque, Céline Sallette
Magari è una commedia dolceamara, di produzione italo-francese, che racconta il divorzio dal punto di vista dei figli, debutto alla regia di Ginevra Elkann.
Tre fratelli, Alma, Jean e Sebastiano, sono mandati dalla madre in vacanza per le festività dal padre. La madre è intenta a ricostruirsi una vita in Francia, mentre il padre, interpretato da Riccardo Scamarcio, è uno sceneggiatore in difficoltà, sia economica che creativa.
Durante la vacanza, passate nella casa di famiglia al mare, è presente anche l’assistente del padre, Benedetta, interpretata da Alba Rohrwacher. Nel giro di due settimane tutte le problematiche della famiglia e la complicatezza dei rapporti famigliari verranno a galla.
La storia è raccontata principalmente dal punto di vista di Alma, la più piccola dei fratelli, interpretata da una credibilissima Oro De Commarque. Alma durante la narrazione si perde in quelli che sono i suoi sogni ad occhi aperti. Il suo desiderio di riavere la famiglia unita, una famiglia che in realtà non ha fatto in tempo a vivere perché era troppo piccola quando i suoi genitori si sono separati. Il racconto acquista così dolcezza e a tratti ingenuità grazie alla sua piccola narratrice.
Osserviamo anche in che modo Sebastiano, interpretato da Milo Roussel, adolescente, e Jean, interpretato da Ettore Giustiniani, poco più grande di Alma che ha subito un intervento non ben precisato e necessita di cure particolari, vivono questa esperienza. Ovviamente a Sebastiano, spetta il ruolo di capo famiglia quando il padre si comporta da assenteista, ciò genera del conflitto, che si palesa soprattutto quando è ormai chiaro che anche lui, come il padre, ha un interesse per Benedetta.
Jean è il più sognatore di tutti, che si fa impressionare e ispirare dai filmati in televisione e impersona fino in fondo la figura del super eroe… a sue spese. I tre fratelli vivranno questa esperienza in simbiosi, muovendosi sempre insieme e ferendo la piccola Alma quando verrà lasciata da sola in un’occasione.
Magari ha la capacità di far comprendere allo spettatore cosa la separazione significhi per i figli. Quando si è più piccoli si avrà sempre quel desiderio di rivedere qualcosa che è stato, nonostante la vita ti dica che non tornerà più. I tre fratelli sembrano rappresentare le fasi del lutto: l’incredulità e la speranza di Alma, l’accettazione di Jean, e l’indifferenza e il superamento di Sebastiano.
Nel film i momenti con colonna sonora di sottofondo sono rari, quasi inesistenti. Meravigliosa la scena in cui i tre fratelli e il padre cantano tutti insieme Se mi lasci non vale di Julio Iglesias, un primo vero momento di unione famigliare che però non potrà durare al lungo, almeno non finché tutti i nodi non saranno venuti al pettine.
Beatrice