Nel pieno dell‘Award Season si è svolta sabato primo febbraio la decima edizione dei Magritte du Cinéma, organizzati ed assegnati dall’Académie André Delvaux, per celebrare il meglio del cinema belga, o meglio, del cinema belga francofono: come tutte le realtà del Belgio, anche il cinema deve tenere conto della divisione linguistica tra Vallonia e Fiandre, con il risultato che i Magritte sono maggiormente orientati verso i film in lingua francese, con una speciale categoria riservata al ‘Miglior Film Fiammingo’.
Ciò restringe la varietà della scelta in un Paese già geograficamente piccolo, con il risultato che le nomination spesso includono da tre a cinque candidati per categoria.
Uno dei principali problemi in questo tipo di cerimonie è mantenere il ritmo della consegna dei premi, evitando che i discorsi dei premiati durino troppo a lungo: in questo senso l’Académie ha avuto la simpatica trovata di coinvolgere uno dei più noti attori belgi, Jean-Claude Van Damme. Pur non essendo in lizza per alcun premio, l’esperto di arti marziali ha inviato alcuni spezzoni, registrati nella sua residenza americana: quando un vincitore o vincitrice si dilungava oltre il tempo limite, un JCVD formato gigante iniziava minacciosamente a flettere i muscoli dagli schermi alle sue spalle, invitandolo a spicciarsi.
Idea brillante, i cui limiti sono purtroppo apparsi evidenti fin dalla prima occasione, quando il pre-registrato Van Damme ha iniziato a fare smorfie alle spalle della prima vincitrice, la ventitreenne attrice transgender Mya Bollaers (vincitrice come Miglior Nuova Promessa Femminile per Lola vers la mer), nel delicato momento in cui stava richiedendo maggior sostegno per le persone trans.
Degna di nota anche la scelta, come Presidente di questa edizione, dell’attore Pascal Duquenne, affetto da Sindrome di Down e noto per i suoi ruoli nei film di Jaco Van Dormael (da L’Ottavo Giorno, per il quale ha vinto assieme a Daniel Auteuil il Premio per la Miglior Interpretazione Maschile a Cannes nel 1996, a Dio esiste e vive a Bruxelles).
Dal punto di vista dei premi, ha trionfato il thriller Duelles (Doppio sospetto), che si è aggiudicato nove Magritte: Miglior Film, Miglior Regia (per Olivier Masset-Depasse, vestito come un blues brother), Miglior Sceneggiatura (Olivier Masset-Depasse e Giordano Gederlini), Miglior Attrice Protagonista (Veerle Baetens, già protagonista di Alabama Monroe), Miglior Attore Non Protagonista (Arieh Worthalter, visto recentemente in Girl), Miglior Fotografia (Arieh Worthalter), Miglior Sonoro (Marc Bastien, Thomas Gauder, Héléna Réveillère ed Olivier Struye), Miglior Colonna Sonora (Frédéric Vercheval) e Miglior Montaggio (Damien Keyeux).
Doppio sospetto, adattamento del romanzo Derrière la haine dell’autrice belga Barbara Abel, è descritto come ‘un thriller hitchcockiano’ che racconta la storia di due famiglie, unite, negli anni ’60, da profonda amicizia: legatissime le madri Alice e Céline, legatissimi i rispettivi bambini, coetanei di otto anni. Gli equilibri si rompono quando il figlio di Céline muore, sotto gli occhi di Alice: Céline non si dà pace, e accusa Alice, la quale teme che la madre in lutto mediti vendetta. Doppio sospetto uscirà nelle sale italiane il 27 febbraio, grazie a Teodora Film.
Un po’ di delusione per Jean-Pierre e Luc Dardenne, che erano in lizza, con il loro L’età giovane (Le Jeune Ahmed), per nove statuette, ottenendo solo riconoscimenti per i loro protagonisti: Idir Ben Addi (Miglior Nuova Promessa Maschile) e Myriem Akheddiou (Miglior Attrice Non Protagonista).
Ma i Fratelli Dardenne hanno acquisito anche un terzo Magritte, come co-produttori di Sorry We Missed You di Ken Loach, premiato come Miglior Film Straniero in Co-produzione.
Il premio come Miglior attore è andato a Bouli Lanners, per il film C’est ça l’amour di Claire Burger, storia di un uomo che cresce da solo le figlie dopo che la moglie lascia la famiglia. Lanners, indisposto, ha mandato il suo medico a ritirare la statuetta.
Un secondo premio per Lola vers la mer, oltre a quello assegnato a Mia Bollaers, è andato a Catherine Cosme per il Miglior Production Design. Il film, realizzato da Laurent Micheli, racconta di Lola, ragazza transgender in attesa di operazione; per rispettare le ultime volontà della madre, Lola e suo padre, che non incontra da anni, devono intraprendere insieme un viaggio in auto, verso il mare.
Per i Migliori Costumi ha vinto Claudine Tychon per Seule à mon mariage di Marta Bergman, storia di una donna e madre romena che, per sfuggire alle ristrettezze e alla chiusura culturale del suo paesino, si offre in moglie su Internet, trovando così un marito in Belgio.
Sola al mio matrimonio sarà nelle nostre sale dal 5 marzo, distribuito da Cineclub Internazionale.
Completano i premi assegnati ai lungometraggi Nuestras Madres, Miglior Film di Debutto di César Diaz, che racconta della dittatura in Guatemala, ed il Miglior Film Fiammingo, De Patrick, di Tim Mielants (regista di alcuni episodi della serie Peaky Blinders, qua al debutto cinematografico), storia di un trentottenne che eredita la gestione di un campo nudista.
Monica Bellucci ha infine ricevuto il Magritte d’Onore, in riconoscimento alla sua carriera.