Making Of recensione film di Cédric Kahn con Denis Podalydès, Jonathan Cohen, Stefan Crepon e Souheila Yacoub
Quando si pensa a una narrazione che racconta il folle dietro le quinte di un film o di una serie, non si può non pensare a Boris. La serie, in Italia, ha smascherato la pazzia degli attori protagonisti, i delegati di produzione che approfittano della situazione e gli addetti ai lavori trattati come carne da macello
Making of ci prova, si potrebbe dire, alla “francese”. E quando parliamo di Francia, soprattutto di dietro le quinte, la mente va a Effetto Notte di Truffaut.
Il capolavoro del maestro francese è irraggiungibile, soprattutto lo si confronta con il livello proposto dal regista Cédric Kahn. Sia chiaro, il film non è insufficiente, anzi.
È uno di quei casi in cui il finale è talmente poco coraggioso che si esce dalla sala un po’ sconfortati. Si trascorrono quasi due ore piacevoli, ma nulla di più. Il cinema è una fabbrica. Un tempo veniva chiamata la fabbrica dei sogni. Qui si cerca di creare un parallelismo tra gli operai che soccombono al capitalismo e chi lavora nel mondo del cinema. Un paragone azzardato, sì, ma mostrando al pubblico le reali condizioni di chi lavora nel settore, alla fine si può essere d’accordo
Nonostante si cerchi di affrontare temi seri, non mancano i momenti leggeri che scatenano risate in sala. Tuttavia, queste risate vengono soffocate da un dramma forzato, inserito nel tentativo di apparire alternativo, ma che non era del tutto necessario alla pellicola. Peccato però che, alla fine, manchi il vero coraggio.
Il tono conta molto. C’erano diverse strade da percorrere, e forse è stata scelta quella sbagliata. Durante la visione, alcuni passaggi della trama possono risultare accettabili, ma una volta visto il finale, si tende a rivalutare negativamente alcune parti.
Making of poteva essere la testimonianza di un regista schiacciato dai mille intoppi che non riesce a portare una grande storia. La produzione presentata nel film, ovvero due tizi vestiti eleganti che vanno a tarpare le ali al regista, non fa per niente una bella figura. Anzi, pare che il messaggio del film sia che il regista di un’opera sia un genio che si deve lasciare libero. Si parla tanto di tagliare delle parti del film per via di problemi di budget, ma questi tagli non avverranno mai. Nonostante la troupe faccia notare che ci sono parti da tagliare inutili. Si fa notare al giovane protagonista naif che non si può attribuire la buona riuscita di un film solo al regista o allo sceneggiatore del film. Ottimo messaggio, ma buttato lì e basta.
Making of poteva essere il racconto di un regista schiacciato dai mille ostacoli che gli impediscono di portare avanti una grande storia. La produzione presentata nel film non fa affatto una bella figura. Anzi, sembra che il messaggio sia che il regista di un’opera sia un genio da lasciare libero. Si parla molto di tagliare parti del film per problemi di budget, ma questi tagli non avvengono mai. Al giovane protagonista viene fatto notare che la buona riuscita di un film non dipende solo dal regista o dallo sceneggiatore. Un ottimo messaggio, ma purtroppo buttato lì senza approfondimenti
Nel mondo del cinema, i compromessi con la produzione e i pesanti tagli dovuti alla mancanza di budget sono sempre più frequenti. Negli ultimi anni, si è acceso il dibattito sugli autori troppo liberi, che forse necessiterebbero di maggiore controllo, e sulla carenza di produzioni forti e decise. Su questo tema, si consiglia la visione di The Offer, miniserie di Paramount
La regia di Making of è ben eseguita, giocando spesso con uno stile documentaristico. Tuttavia, raccontare tutto attraverso la piccola telecamera del protagonista avrebbe potuto rivelarsi una scelta più coraggiosa. Il vero problema è la mancanza di coraggio in molti aspetti, dalla regia alla scrittura. Entrambi questi elementi sono fondamentali per chi ha realizzato il film e sono essenziali per il successo di un’opera.