Quattro anni fa True Detective decretava Cary Joji Fukunaga tra i migliori registi del momento e, da allora, le aspettative per ogni suo progetto sono altissime. Maniac (disponibile su Netflix, rifacimento americano della serie norvegese) ha attirato molta curiosità soprattutto per gli attori: Emma Stone e Johan Hill.
Lei interpreta Annie Landsberg, una tossicodipendente con un passato doloroso alle spalle; è perfetta nel ruolo e si impossessa di ogni inquadratura in cui appare. La telecamera la ama e anche noi la amiamo. Lui invece è Owen Milgrim, un giovane squilibrato, la pecora nera della famiglia, che parla spesso con suo fratello immaginario e pensa di dover salvare il pianeta. Commovente è la perenne lotta contro il suo peggior nemico: la propria mente.
Owen ed Annie entrano a far parte di un gruppo di “cavie” per testare un nuovo farmaco, una specie di “Grande Fratello” in una clinica privata, nella quale devono rimanere per tre giorni. Sotto l’effetto di queste pasticche le loro menti penetrano in un mondo immaginario creato a metà da Terry Gilliam e Michel Gondry. Il regista è molto bravo a mettere in evidenza gli antri più bui dell’essere umano ed infatti ogni puntata ricorda un qualsiasi episodio di Black Mirror.
Maniac è ambientata in un futuro distopico con un tocco abbastanza retrò. Gli enormi computer ricordano HAL 9000 e la disumanizzazione della società strizza l’occhio a Blade Runner e a Brazil. I fatti si svolgono in un tempo bislacco, un futuro in cui l’evoluzione tecnologica sembra essersi bloccata negli anni ’80. È una serie ricca di misteri dove accade molto più di quello che vediamo o ascoltiamo. Preparatevi a non capire nulla perché i continui flashback rendono difficile intuire il vero dal falso e non si ha una spiegazione logica: si passa dal caos all’ordine, dalla sanità mentale alla pazzia e dalla pace alla violenza.
Maniac è bizzarra ma ha una personalità ed una originalità al di sopra della media. Tutti i personaggi sono disturbati eppure ci identifichiamo con loro, i traumi che hanno vissuto sono simili ai nostri e pertanto li comprendiamo. Per guarire bisogna affrontare la propria realtà ma loro ci riusciranno soltanto grazie alle pillole che procurano loro sogni e fantasie indotte.
È una serie per gli amanti del dramma, dell’humour nero, per i nostalgici degli anni ’80 e per i fan del cinema classico.
Ma non è per tutti. Poco importa se non riusciamo a capire. Tuttavia ne rimaniamo affascinati mentre ci arrovelliamo cercando le risposte.
Gabriela