Marianne recensione serie TV Netflix di Samuel Bodin con Victoire Du Bois, Lucie Boujenah, Tiphaine Daviot, Aurélia Poirier e Mireille Herbstmeyer
Quando pensiamo ad un prodotto di genere horror europeo di qualità non possiamo far altro che guardare alla Spagna. È indiscutibile che il cinema horror spagnolo si sia ritagliato, nel corso del tempo, un posto di rilievo nella filmografia europea, ed è forse considerato l’unico a poter sfornare film di genere in grado di unire elementi del terrore a quelli sociali-culturali. Per citarne alcuni tra i più importanti ricordiamo Darkness (di Jaume Balaguerò – 2002), La spina del diavolo (di Guillermo del Toro – 2001), The Orphanage (di Jaun Antonio Bayona – 2007) e infine tra i più recenti il terrificante Veronica (di Paco Plaza – 2017). Proprio quando abbiamo queste certezze arriva il colpo di scena: Marianne.
In una produzione europea di genere catalizzata dall’attenzione dei registi spagnoli, ecco emergere un’atipicità: un piccolo gioiello horror d’origine francese. Marianne è una serie prodotta da Netflix e ideata da Samuel Bodin, purtroppo prematuramente cancellata dopo la prima stagione composta da otto episodi. Marianne narra la storia di Emma Larsimon (interpretata da Victoire Du Bois), scrittrice di una serie di romanzi di genere horror la cui antagonista è Marianne, un’entità malvagia che viene sconfitta, nell’ultimo capitolo della saga, dall’impavida protagonista Lizzie Lark.
Tuttavia, nel contesto della serie tv, Marianne non è solo un personaggio di fantasia, ma è il demone che infesta gli incubi dell’autrice: Emma, ossessionata sin da quando era piccola, ha reso questa entità malvagia reale sia per sé stessa che per tutti coloro che le stanno vicino. I veri tormenti di Emma cominciano proprio con la conclusione dell’ultimo capitolo della saga, scelta che non pare essere di gradimento alla malefica Marianne. Inizia così il viaggio della nostra protagonista nella sua città natale per confrontarsi con la posseduta (dal demone) e terrificante Signora Daugeron (interpretata da Mireille Herbstmeyer), ed è a quel punto che tutto riaffiora, i ricordi e il ritrovo dei vecchi amici.
La storia presenta una narrazione ben delineata, con alcune digressioni temporali che vengono inserite puntualmente senza appesantire lo svolgimento degli eventi. Le atmosfere soft dark conferiscono il giusto impatto visivo tra alta tensione, effetti speciali e colpi di scena ad effetto e mai banali, perché là dove sembra che un episodio possa svilupparsi prevedibilmente, giunge un fattore determinante che spiazza lo spettatore.
Marianne è una serie ricca di mistero e imprevedibilità i cui personaggi sono ben costruiti e caratterizzati. La protagonista, interpretata da Victoire Du Bois, è dotata di una sua propria dimensione caratteriale, che permette allo spettatore di scoprire volta per volta il suo modo di agire e presentarsi nelle varie situazioni. Palesi i riferimenti ai classici dell’orrore, come Misery non deve morire (di Rob Reiner – 1990) – la signora Daugeron ricorda la Annie Wilkes di Kathy Bates usando ogni suo mezzo a disposizione per convincere Emma a continuare la saga di Lizzie Lark -, The Conjuring (di James Wan – 2013) per il tema della stregoneria e le cupe atmosfere, e L’esorcista (di William Friedkin – 1973) per il riferimento alla possessione demoniaca.
La serie ideata da Samuel Bodin è ben strutturata, convincente, terrificante e originale in ogni sua sfumatura. Ciò che colpisce maggiormente è l’interpretazione di Mireille Herbstmeyer che, nelle vesti della vittima posseduta da Marianne, risulta tanto terrorizzante quanto Linda Blair ne L’esorcista, e questo senza dover ricorrere a estenuanti ore di makeup e trucco prostetico.
Marianne non tocca solo tematiche prettamente horror, ma scava nel profondo dei rapporti umani, dell’amicizia e dei vecchi amori, tra adolescenza, maturità e crescita personale. Una piccola perla tutta europea che gli amanti del genere non potranno che apprezzare.