Marvel Cinematic Universe – l’Origin Story

Marvel Cinematic Universe – l’Origin Story: la storia audiovisiva di Marvel dalle origini al 2005, dalle serie tv animate a quelle live-action, ai film pre-MCU

Il Marvel Cinematic Universe è ad oggi il successo cinematografico più folgorante degli ‘anni duemila’: in soli quattordici anni è diventata la serie più prolifica tra quelle prodotte in occidente con 27 film usciti in sala, superando la sessantenne saga di James Bond, e mettendosi alla rincorsa del primato mondiale assoluto (i 36 film dedicati a Godzilla a partire dal 1954).
L’impareggiabile punto di forza dell’MCU è la sostanziale continuità narrativa attraverso le 27 pellicole: un elemento fondamentale che giustifica l’uso del termine ‘universo’, ed ha permesso alla serie di carpire quattro posizioni nella classifica delle dieci pellicole di maggior successo al botteghino; se James Cameron regna sovrano con Avatar al primo posto e Titanic al terzo, Marvel detiene attualmente la seconda, quinta e nona posizione con tre dei quattro film ‘corali’ dedicati agli Avengers (Endgame e Infinity War, conclusioni dell’Infinity Saga, al secondo e quinto posto rispettivamente, e Avengers al nono).
Con Spider-Man: No Way Home, il sesto film più remunerativo della storia (al momento in cui scrivo) nonostante l’emergenza Covid non ancora esaurita e senza poter contare ancora su un’uscita sul mercato cinese, Marvel ha esteso le radici della sua narrazione ancora più in là, cogliendo i frutti di una storia cinematografica più ampia, grazie alla quale ha riconquistato parte del suo pubblico più nostalgico.
Il ‘segreto del successo’ di Marvel al cinema, senza nulla togliere al suo management degli ultimi quattordici anni, si cela infatti nelle sue origini molto più remote, e nel lungo e travagliato percorso intrapreso prima di arrivare sul grande schermo: l’origin story del Marvel Cinematic Universe.


  1. La Golden Age, Timely Publications e Atlas Comics
  2. La Silver Age, gli ammiratori illustri e le serie animate
  3. L’inizio della Bronze Age, l’arrivo delle corporation, e i primi live action in Tv
  4. Gli anni ’80 e il primo film al cinema
  5. I primi anni ’90, l’ingresso in borsa e un sacco di progetti
  6. I tardi anni ’90, la caduta e la rinascita
  7. Gli anni 2000 e l’alba di una nuova era

La Golden Age, Timely Publications e Atlas Comics

Il nome Marvel Comics apparve per la prima volta nel 1939, quando Martin Goodman, editore di romanzi pulp e riviste maschili, decise di approcciare il sempre più popolare mercato degli albi a fumetti (le antenate di DC Comics, ossia le case editrici National Allied Publications, Detective Comics, Inc. e All-American Publications, erano appena nate, tra il 1935 e il 1938). Fondò così Timely Publications (che poi diverrà Timely Comics), che esordì con il primo numero della testata intitolata appunto Marvel Comics, datata Ottobre 1939: il termine Marvel rifletteva la continuità con precedenti pubblicazioni dell’editore, quali il periodico di racconti Marvel Science Stories, rafforzata già dalla seconda uscita con l’aggiunta di un aggettivo: Marvel Mystery Comics.

Il primo numero di Marvel Comics
Il primo numero di Marvel Comics

I protagonisti di queste prime storie a fumetti includevano la fiammeggiante prima Torcia Umana (creata da Carl Burgos), l’acquatico Namor the Sub-Mariner (opera di Bill Everett), il tarzanesco Ka-Zar (adattamento di racconti già pubblicati, scritti da Goodman sotto pseudonimo) e il cowboy mascherato Masked Raider (un clone di Lone Ranger, di Al Anders). Già dal numero 8, datato Aprile 1940, le vicende dei diversi personaggi cominciarono ad intrecciarsi portando Namor e la Torcia Umana ad affrontarsi, da avversari, per tre uscite successive.
Dopo le discrete vendite iniziali, Goodman cominciò a fare sul serio, lentamente costruendo una redazione di freelancer prima e impiegati poi che includeva, come assistente, un cugino della signora Goodman, il sedicenne Stanley Lieber.

Nel 1940 Joe Simon e Jack Kirby diedero alla luce il personaggio di Captain America. Chiamato a collaborare alle storie di Steve Rogers, Lieber, temendo che firmare fumetti con il proprio nome avrebbe compromesso le sue chance di diventare uno scrittore ‘serio’, adottò l’ ‘identità segreta’ (ok, più prosaicamente, lo pseudonimo) di Stan Lee. Con un nome o con l’altro, il ragazzo dimostrò di saperci fare, e venne nominato presto caporedattore.

Stan Lee nell'esercito durante la Seconda Guerra Mondiale
Stan Lee nell’esercito durante la Seconda Guerra Mondiale

Il successo del supereroe più patriottico, in tempo di guerra, fu tale da dare origine subito ad un suo primo ‘adattamento’ come serial cinematografico, secondo il modello dell’epoca, per 15 episodi di una durata complessiva di circa quattro ore. In questa versione, del personaggio che conosciamo restò ben poco: il Captain America in questione era l’alter ego non di Steve Rogers, ma di un procuratore distrettuale chiamato Grant Gardner, non era potenziato da un super-siero né equipaggiato con il caratteristico scudo. Protagonista del serial era l’attore Dick Purcell, che morì poco tempo dopo il termine delle riprese, apparentemente sfibrato dall’impegno fisico richiesto dal ruolo.

Dopo il boom dell’inizio di quella che verrà definita la Golden Age dei fumetti, con la fine della Seconda Guerra Mondiale il pubblico cominciò a perdere interesse nelle storie di supereroi, e l’industria editoriale dovette adattarsi, inseguendo la moda fumettistica del momento da un genere all’altro (dal western, all’horror, alle storie per adolescenti). Sempre sotto la guida di Goodman, Lee traghetterà Timely Comics (che nel 1951 diventerà Atlas Comics, mentre la casa editrice sarà ribattezzata Magazine Management) non senza fasi di difficoltà economiche, ridimensionamenti e licenziamenti, per tutto il decennio successivo.
Verso la metà degli anni ’50, Goodman e Lee tentarono di rilanciare la Torcia Umana, Namor e Captain America, ma non trovarono riscontri soddisfacenti. Miglior fortuna ebbe un’analoga iniziativa presa un paio di anni dopo dall’editore Superman-DC/DC Comics, che reinventò con successo i suoi The Flash e Green Lantern, facendo da traino per l’intero settore.

Continua: La Silver Age, gli ammiratori illustri e le serie animate

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