L’inizio della Bronze Age, l’arrivo delle corporation, e i primi live action in Tv
Con l’acquisto da parte di Perfect Film & Chemical Corporation/Cadence Industries, Marvel passò dal vecchio mondo imprenditoriale a gestione familiare al modello delle corporation, nel quale la proprietà delle imprese passa di mano con relativa frequenza, le decisioni sono prese da funzionari talvolta inesperti dello specifico settore, e ogni impiegato è poco più di un numero; come conseguenza, l’avvicendamento ai vertici di Marvel assunse una frequenza preoccupante. Martin Goodman, pur avendo ceduto la proprietà della società, restò nel suo ruolo di editore fino al 1972, quando passò il ruolo al figlio Chip, il quale fu però subito messo in secondo piano per promuovere al doppio titolo di editore e Presidente Stan Lee: il dipendente più famoso dell’azienda, che aveva cominciato a dare segni di insoddisfazione, era stato convinto a restare grazie a queste nomine, che lo sgravavano dall’impegno fisso da sceneggiatore delle storie di numerose testate.
Lee mantenne a lungo la sua posizione di editore, ma in quella di Presidente non durò: poco più tardi, il boss di Cadence, Sheldon Feinberg, mise a capo di Marvel il suo nuovo pupillo, il neoarrivato Albert Einstein Landau, responsabile di un’agenzia fotografica e figlioccio dello scienziato dal quale aveva ‘ereditato’ i nomi propri. Nel 1975, anche Landau, responsabile di scarsi risultati finanziari, dovette lasciare la poltrona a Jim Galton, al quale Feinberg diede due anni di tempo per aggiustare i problemi di bilancio (Galton resterà fino al 1991).
Sul finire degli anni ’70, i rapporti tra il mondo dei fumetti e quello del cinema cominciarono ad intensificarsi: i nuovi autori di Hollywood avevano compreso il potenziale economico che le loro ‘proprietà intellettuali’ avrebbero potuto generare su altri media, e ciò si sposava perfettamente con il bisogno costante degli editori di diversificare la propria offerta lanciando nuove testate. Fu in questo contesto, per esempio, che Marvel si aggiudicò i diritti per adattare sulla carta gli albi di svariati titoli di fantascienza, a partire da un certo film che il regista di American Graffiti stava girando in Tunisia, tale Star Wars.
Tuttavia l’obiettivo, per l’azienda in generale e per Stan Lee in particolare, era il percorso inverso: dalla carta alla celluloide. Ma c’erano grossi problemi, per lo più causati dall’inesperienza.
Nel suo brevissimo periodo in carica, Chip Goodman aveva preso un’iniziativa importante: aveva ceduto – per una cifra irrisoria e la possibilità di rinnovo ad libitum – i diritti di sfruttamento teatrali, radiotelevisivi e cinematografici dei personaggi Marvel all’imprenditore musicale Steve Lemberg, uomo dalle grandi idee e dalle grandi promesse. Nella realtà dei fatti, Lemberg riuscì a realizzare un paio di progetti, entrambi più consoni alla sua esperienza con l’industria musicale e radiofonica che al cinema, accomunati dall’anno d’uscita (il 1975) e da un ruolo di narratore per Stan Lee: il primo era un concept album intitolato Spider-man: Rock Reflections of a Superhero realizzato da vari interpreti tra i quali la band virginiana Crack the Sky (l’album è tuttora disponibile su Spotify). Il secondo fu un radiodramma sui Fantastici Quattro, in tredici episodi oggi degni di nota soprattutto perché a prestare la voce alla Torcia Umana era l’allora sconosciuto Bill Murray.
Cadence Industries, giustamente, voleva di più: riuscì a svincolare Marvel dal contratto con Lemberg, e si mise alla ricerca di nuovi partner con i quali realizzare film e telefilm live-action. Grazie alla popolarità dei personaggi, non fu difficile: i diritti su Spider-Man furono spartiti tra CBS (per la Tv) e la già menzionata Krantz Films (per il cinema), che si aggiudicò anche la possibilità di portare sul grande schermo l’Incredibile Hulk; Universal invece acquistò per la televisione un pacchetto comprendente dodici personaggi, tra i quali Hulk, La Torcia Umana, Captain America e Doctor Strange. Qualsiasi esito queste vendite avrebbero avuto, si trattava di un ottimo risultato per i bilanci aziendali.
Krantz Films fallì nel portare i supereroi al cinema, ma gli adattamenti per il piccolo schermo ebbero maggior successo: nel settembre 1977 CBS iniziò la messa in onda di tredici episodi di The Amazing Spider-Man, con protagonista Nicholas Hammond (fino ad allora noto soprattutto per il ruolo di Friedrich Von Trapp, il maggiore dei due figli maschi in The Sound of Music/Tutti insieme appassionatamente). La serie era prodotta da Charles Frier Productions. L’episodio pilota e due coppie di episodi vennero riadattate per il cinema, fuori dagli Stati Uniti, da Columbia Pictures, per quella che i fan più accaniti potrebbero chiamare la ‘prima trilogia’ cinematografica sull’Uomo Ragno.
Ancora su CBS, ma prodotta da Universal, arrivò nel 1978 quella che resterà a lungo la serie televisiva Marvel di maggior successo: The Incredible Hulk, interpretata congiuntamente da Bill Bixby (nei panni del Dottor David Bruce Banner – ‘David’ venne aggiunto al nome classico del personaggio perché lo showrunner della serie, Kenneth Johnson, voleva rendere la serie meno ‘fumettosa’) e Lou Ferrigno (in quelli, lacerati, dell’energumeno verde).
The Incredible Hulk proseguì per cinque stagioni fino al 1982, per essere poi ripresa alla fine di quel decennio in tre film Tv, il primo dei quali, The Incredible Hulk Returns, tentò invano di aprire la strada ad una serie su Thor (il secondo, The Trial of the Incredible Hulk, fece lo stesso con Daredevil).
Per NBC, Universal produsse due film Tv con protagonista Captain America, in cui Steve Rogers (interpretato da Reb Brown) è un ex-marine figlio di un agente governativo tanto patriottico da essere soprannominato ‘Capitan America’. Quando Steve viene ferito gravemente in un attentato, la sua unica speranza di sopravvivenza è un siero sperimentale che il babbo aveva creato prima di morire…
La versione Universal di Dr. Strange si limitò ad un episodio pilota/film Tv, andato in onda nel 1978, con protagonista Peter Hooten (che l’anno precedente aveva partecipato ad Orca, prodotto da Dino De Laurentiis sull’onda de Lo squalo, e quello stesso anno fu uno degli Inglorious Bastards originali di Enzo G. Castellari). Jessica Walter interpretava l’antagonista, Morgan Le Fay/Fata Morgana.
Una serie su Namor fu accantonata dopo che un suo ‘compatriota’, L’uomo di Atlantide, non riscontrò grande successo sulla NBC. Infine, la leggenda vuole che la serie su The Human Torch sia stata estinta prontamente per paura che i bambini si dessero fuoco per emulazione.
Il fascino dell’Uomo Ragno aveva ormai superato i confini statunitensi, e la Giapponese Toei Company sviluppò un’altra serie Spider-Man, nella quale un arrampicamuri molto simile a quello che conosciamo celava una storia molto diversa; si trattava dell’identità segreta del giovane Takuya Yamashiro, che aveva ricevuto in dono da un alieno del pianeta Spider una trasfusione di sangue – che gli conferiva superpoteri – ed un portentoso bracciale dalle molteplici funzioni: conteneva il costume da Spider-Man, consentiva di lanciare ragnatele, e – bonus – comandava a distanza un’astronave che, essendo il Giappone di fine anni ’70, si poteva pure trasformare nel robot gigante Leopardon. A voler essere generosi, lo possiamo vedere come il primo embrione di uno Spider-Verse.
In tema di Spider-verse, nel 1979 ABC mise in onda la serie animata Spider-Woman, incentrata sul personaggio di Jessica Drew, donna inglese morsa da un ragno velenoso e salvata dal padre grazie ad un siero anti-veleno sperimentale (con inevitabili effetti collaterali). Drew era stata creata per i fumetti Marvel un paio d’anni prima (da Archie Goodwin e Marie Severin) solo per scongiurare il pericolo che qualcun altro registrasse il copyright su un corrispettivo femminile dell’Uomo Ragno. Spider-Woman fu realizzato da DePatie-Freleng Enterprises, lo studio d’animazione dei creatori de La Pantera Rosa.
In quest’epoca apparvero anche delle curiose varianti, diremmo oggi, dei Fantastici Quattro: ancora DePatie-Freleng realizzò, questa volta per NBC, una nuova serie animata sui Fantastic Four, che raccontava nuove avventure di Reed Richards/Mister Fantastic, Sue Storm/la Donna Invisibile, Ben Grimm/La Cosa e… del robot H.E.R.B.I.E.: il fatto che i diritti televisivi su Johnny Storm/la Torcia Umana fossero, come ricordato sopra, di Universal, rendeva il personaggio off-limits. Se può consolare, il robottino era stato ideato da Jack Kirby.
La Cosa, allo stesso tempo, era protagonista su NBC della serie Hanna-Barbera Fred and Barney meet The Thing, che univa sotto un’unico titolo storie dei Flintstones e quelle di una versione molto poco canonica de The Thing: il teenager Benji Grimm, in grado di trasformarsi nell’essere roccioso quando mette in contatto i suoi due anelli e recita la frase ‘Thing Ring, do your thing!’ (migliorata nella versione italiana: ‘Pietra portentosa, diventa La Cosa!’). Un piccolo telespettatore di mia conoscenza restò turbato dall’incoerenza di queste storie con le loro versioni canoniche.
Friz Freleng e David H. DePatie avevano fondato il loro studio di animazione nel 1963, a seguito della chiusura di quello di Warner Bros. Nel 1981, quando Warner Bros Animation riaprì, la loro partnership si dissolse, e Cadence Industries colse l’occasione per acquistare DePatie-Freleng Enterprises e ribattezzarla Marvel Productions. Freleng ritornò in WB, DePatie restò a guidare la nuova società, che produsse due nuove serie dell’Uomo Ragno: Spider-Man, che seguiva, classicamente, la vita di Peter Parker, ed un’altra in cui l’arrampicamuri formava un trio con i suoi amici Iceman e Firestar (Spider-Man and his Amazing Friends); Iceman (creato da Lee e Kirby nel 1963) era uno degli X-Men classici, mentre Firestar era un personaggio originale, creato per bilanciare il binomio ghiaccio/fuoco (Johnny Storm era ancora impegnato altrove). La serie poi introdusse un segmento dedicato a Hulk, diventando nella seconda stagione The Incredible Hulk and the Amazing Spider-Man, e nella terza The Amazing Spider-Man and the Incredible Hulk.