Master Gardener recensione film di Paul Schrader con Joel Edgerton, Sigourney Weaver, Quintessa Swindell e Esai Morales
di Gaia Laurendi
Master Gardener, in uscita nei cinema italiani il 14 dicembre 2023, è l’ultimo lungometraggio del regista Paul Schrader, già conosciuto per i suoi Il collezionista di carte e First Reformed.
Il giardiniere, nell’immaginario collettivo, non sembra proprio il lavoro più adatto per il protagonista Narvel Roth (interpretato da Joel Edgerton), una figura quasi dissonante con la flora di cui è spesso circondato. Ha un passato oscuro che cerca di nascondere vivendo una vita tranquilla e contornata – oltre che dai “Gracewood Gardens” di cui si occupa – da pochi e fidati esseri umani; tra questi, la ricca proprietaria della tenuta Norma Haverhill (Sigourney Weaver) per la quale Narvel lavora e con cui intrattiene una relazione sessuale, che sembra anch’essa tenue e opaca, come il resto del mondo visto dai suoi occhi.
Narvel tenta di vivere in modo passivo, allo stesso tempo cerca di fronteggiare le conseguenze delle sue azioni passate, rimaste ancorate nella sua mente e nel suo corpo, e sembra arreso al suo destino. Il mite giardiniere, tuttavia, è costretto ad uscire dalla sua tana immaginaria quando Norma assume e gli affida Maya (Quintessa Swindell), una giovane con un problema di tossicodipendenza che entra nella sua vita e lo porta, in poco tempo, a fare i conti con il suo passato ed affrontare un percorso di redenzione silenziosa, come la crescita dei fiori.
“Il giardinaggio è fede nel futuro, fede che le cose andranno esattamente come programmato”
L’essenza stessa della storia evidenzia quel perpetuo stato di incertezza e smarrimento che l’umanità ha costantemente bisogno di canalizzare in qualcosa su cui sentirsi in totale controllo. Quando tale controllo sfugge, è necessario accettare i propri errori e non lasciarsi dominare da loro.
Lo scenario iniziale di serre, fiori e concorsi di giardinaggio, con un numero ingente di termini tecnici e nomi scientifici di piante, accompagnano lo spettatore nella visione di un intreccio di storie che sembra quasi un bouquet. Il risultato tuttavia non è quello desiderato, perché quel colore che si vorrebbe rappresentare è assente per la maggior parte del tempo, in virtù della piatta e monotona atmosfera che caratterizza il film.
Master Gardener presenta molte assonanze con il mondo che Paul Schrader è solito dipingere ricco di vite umane disconnesse dalla realtà, solitarie e segnate da un animo che non riesce a dimenticare i grandi errori commessi in passato. Con quest’ultima opera, però, la realtà cinematografica del regista si colora di una nuova emozione: l’amore che, germogliando in un terreno fertile, redime ogni tipo di odio.