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Ecco il grande freddo di Xavier Dolan. Uno che il cinema lo conosce bene. Stigmate prenatale, poi talento adolescenziale (J’ai tue ma mere, 2008), infine altissimo mestiere.
Lo si percepisce nitido, in ogni sguardo alla camera, nei gesti sottili, nelle inclinazioni di inquadratura, del suo Matthias et Maxime in concorso al Festival.
MATTHIAS & MAXIME: RECENSIONE PODCAST
Un film pieno di parole e di altrettanti silenzi pieni. Un bacio, che i due amici trentenni si scambiano per caso, sbaglio, gioco, o forse destino. E il sentimento di lunga data che li lega, cambia pelle (ma il Dna non muta. La grande amicizia è amore travestito?).
Se Matthias et Maxime è un film furbo (in tanti tacciano di ciò tutta la produzione dell’autore canadese, qui anche protagonista), lo nasconde bene. Declina i sentimenti al plurale e qualcosa porta a ognuno. Come se Dolan ci conoscesse. Spettatore per spettatore.
Federico