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L’oscuro oggetto del desiderio (sessuale, cinematografico, biografico) di Abdellatif Kechiche. Il grande regista franco-tunisino, Palma d’oro con La vita di Adele, porta al Festival Mektoub, My Love: Intermezzo.
Chiacchieratissimo: per durata extra large (tre ore e mezza), tempi scenici (ambientato quasi tutto durante una serata in discoteca), spregiudicato realismo (la lunga scena di sesso orale, che ha scatenato polemiche. L’attrice che la interpreta, Ophélie Bau, ha disertato la conferenza stampa onde, probabilmente, evitare domande imbarazzanti).
MEKTOUB, MY LOVE: INTERMEZZO RECENSIONE PODCAST
Il senso e i modi dell’operazione sfuggono: tranche de vie su un gruppo di giovani e sulla loro giovinezza, a Sete nel 1994, con gli smottamenti sentimentali delle circostanze e dell’età.
In quasi totale rispetto della unità spazio/tempo, mentre l’autore si adopera in un “come eravamo”, autobiografico e forse non troppo sincero.
Ma la sublime e personalissima maniera Kechiche, che gira a distanza ravvicinata – sulle facce e sui corpi della sua gioventù agitata – è inebriante e avvolgente.
Intermezzo è il seguito di Mektoub, My Love: Canto I, in concorso a Venezia nel 2017. Secondo capitolo di una prevista trilogia. E non c’è masochismo, se si attende il terzo Canto. Il cinema è anche esperienza.
Federico