Melancholia recensione del film di Lars von Trier con Kirsten Dunst, Charlotte Gainsbourg, Alexander Skarsgård, Charlotte Rampling e John Hurt
Melancholia, presentato a Cannes nel 2011, si pone come il capitolo centrale della « trilogia della depressione » di Lars von Trier, uno dei registi più importanti e influenti del cinema contemporaneo. Paragonato ad altri film dell’autore danese, Melancholia risulta essere uno dei suoi film più accessibili al grande pubblico, nonché una buona chiave d’accesso per chi volesse avvicinarsi alla sua filmografia.
Melancholia pare infatti contenere tutti gli elementi alla base del cinema di Trier: una protagonista femminile dalla vita tragica splendidamente tratteggiata dalla penna di Trier e magistralmente interpretata da Kirsten Dunst, già nota per Il giardino delle vergini suicide e Marie Antoinette di Sofia Coppola e per il ruolo di M.J. negli Spider-Man di Raimi; un pessimismo cosmico dagli echi nietzschiani; l’uso della camera a mano, derivato dall’esperienza di Dogme 95; l’ispirazione autobiografica (la depressione di Trier) perfettamente trasposta in una storia apparentemente del tutto estranea alla vicenda dell’autore; le citazioni colte e un uso particolare di musica ricercata (eccezionale, anche per immagini e montaggio, il prologo sulle note del Tristano e Isotta di Wagner).
La storia apparentemente si muove nel genere fantascientifico, ma si tratta di una fantascienza completamente stravolta nella sua essenza: mentre il pianeta vagante Melancholia si avvicina alla Terra, esploriamo il rapporto non semplice che intercorre fra le due sorelle Justine e Claire (interpretata da Charlotte Gainsbourg). Nella prima parte, intitolata a Justine, vediamo come l’apparentemente ingiustificata depressione della protagonista conduca il suo matrimonio alla fine nel giorno stesso delle nozze, a causa del comportamento contraddittorio e strafottente che Justine assume durante la festa nuziale.
La seconda parte, intitolata invece “Claire”, mostra il progressivo avvicinarsi della fine del mondo – già anticipato dal prologo wagneriano – e le differenti reazioni delle due sorelle: paura, angoscia, disperazione da parte di Claire, totale accettazione dell’ineluttabile da parte di Justine. L’iniziale ispirazione per Melancholia colse infatti Lars von Trier durante una seduta con uno psicoterapeuta, che gli aveva spiegato come le persone che soffrono di depressione siano più calme della media nelle situazioni di pericolo, perché sono già certe che tutto andrà nel peggiore dei modi; a questo concetto si era poi venuto a unire l’immaginario complottista-apocalittico che, negli anni immediatamente precedenti al tanto chiacchierato 2012, godeva di grande successo sulla rete.
Per il resto, come già osservava il grande critico Roger Ebert (1942-2013), tutto l’immaginario fantascientifico è completamente stravolto: nessun notiziario televisivo, nessun tentativo di impedire la catastrofe imminente, soltanto l’illusione diffusa che Melancholia passerà davanti al nostro pianeta in uno spettacolo magnifico unico e irripetibile. Del tutto estraneo alla fantascienza classica, Melancholia si permette invece di citare qua e là Sacrificio, l’ultimo film di Andrej Tarkovskij, premiato a Cannes nel 1986.
Un cast di primissimo livello interpreta il film: accanto alla coppia Dunst – Gainsbourg possiamo ammirare anche Charlotte Rampling nel ruolo della loro madre, John Hurt nel ruolo del padre, Alexander Skarsgård nel ruolo del marito di Justine, suo padre Stellan Skarsgård come il suo manipolativo datore di lavoro, Kiefer Sutherland nei panni del marito di Claire appassionato di astronomia, e Udo Kier nel breve ma incisivo ruolo del wedding planner della festa fallita. Non dimentichiamo del resto le splendide immagini del direttore della fotografia cileno Manuel Alberto Claro, che da questo film in poi ha preso il posto di Anthony Dod Mantle alla macchina da presa dei film di Trier. Grazie all’apporto di tutti questi talenti trainati dalla genialità iconoclasta di Lars von Trier Melancholia, un film in cui poesia e disperazione organicamente si uniscono con un risultato unico, è un caso pressoché unico di fantascienza d’autore europea, nonché un’indimenticabile esperienza cinematografica per tutti coloro che vogliano accostarvisi.
Ludovico