Mi fanno male i capelli

Mi fanno male i capelli recensione film di Roberta Torre con Alba Rohrwacher e Filippo Timi [RoFF18]

Il tentativo infruttuoso di Roberta Torre di omaggiare il mondo cinematografico di Monica Vitti.

Mi fanno male i capelli recensione film di Roberta Torre con Alba RohrwacherFilippo Timi [RoFF18]

Filippo Timi e Alba Rohrwacher in Mi fanno male i capelli di Roberta Torre (Credits: I Wonder Pictures)
Filippo Timi e Alba Rohrwacher in Mi fanno male i capelli di Roberta Torre (Credits: I Wonder Pictures)

Non aspettate invano che Monica/Alba Rohrwacher si faccia portavoce, strada facendo, del perché Roberta Torre ha scelto di intitolare il suo omaggio a Monica Vitti Mi fanno male i capelli.

Si tratta di una battuta iconica pronunciata dalla compianta attrice italiana in Il deserto rosso di Michelangelo Antonioni ed è uno degli scampoli che la regista siciliana ha estrapolato da un enorme materiale d’archivio per costruire un omaggio particolarmente cinematografico.

Monica è una donna che sta vedendo scomparire il suo archivio personale per via di una brutta patologia neurologica, la sindrome di Korsakoff. La vediamo sull’orlo del baratro immersa nell’ambiente sicuro creato da Edoardo (Filippo Timi) per renderle le cose più facili.

Interpretare Monica Vitti è un gioco per mantenere la connessione di entrambi, sfibrata da una memoria effimera e da un distacco tendente alla frattura insanabile. Durante questa meta-rappresentazione, Monica impara ad essere la Vitti mentre Edoardo indossa spesso i panni del partner cinematografico di turno. Nelle scene di film come L’eclissi e Polvere di stelle, Monica può trovare una dimensione-rifugio in cui affrontare sé stessa e la costante sensazione di dimenticare ogni giorno qualcosa di nuovo.

Questi sono gli unici momenti in cui i binari dei due protagonisti si incontrano, altrimenti separati da incombenze diverse. Da un lato i debiti e la misera realtà affrontata da Edoardo, dall’altro la necessità di acciuffare per i capelli doloranti quello che scivola via nell’ombra; intersezioni di un passo a due che può accadere solo innanzi all’immagine cinematografica.

Un sentiero tortuoso con cambi improvvisi di direzione e realtà che sfidano il normale concetto di biopic. Si tratta di una storia su cui Roberta Torre opera un montaggio discontinuo ma coerente nella sua incoerenza strutturale.

Il risultato è coraggioso ma anche dispersivo, come d’altronde è il confine tra l’assenza e la presenza. Le associazioni tra il cinema della Vitti e il percorso di Monica e Edoardo funzionano in quanto momenti ben realizzati in senso assoluto e con una recitazione notevole, ma il quadro fumoso in cui si concatenano lascia una sensazione di spaesamento non indifferente.

A cosa abbia mirato la regista risulta evidente, ma il come non lo è affatto, dando quasi l’impressione che si tratti di un’incursione nel privato dell’attrice recentemente scomparsa.

Resta un uso del materiale d’archivio intelligente ma a volte vittima di un impianto infruttuoso nel sostenere un omaggio non banale scaturito dall’essenza del cinema stesso.

Sintesi

In Mi fanno male i capelli, Roberta Torre fa un uso intelligente del materiale d'archivio ma in taluni momenti si aggroviglia in un tentativo infruttuoso di rendere omaggio in modo non convenzionale al cinema.

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