Midnight Mass recensione serie TV di Mike Flanagan con Kate Siegel, Hamish Linklater, Zach Gilford, Rahul Abburi, Samantha Sloyan, Annabeth Gish, Henry Thomas, Matt Biedel, Alex Essoe e Annarah Cymone
Una comunità di pochi abitanti, l’arrivo inaspettato di un giovane prete che sembra scombussolare l’animo di alcuni atei e una presenza oscura e misteriosa che si aggira per l’isola: questo è l’incipit di Midnight Mass, la nuova miniserie Netflix in sette puntate diretta da Mike Flanagan (Il gioco di Gerald, Doctor Sleep e The Haunting of Hill House).
Midnight Mass è liberamente tratto dall’omonimo romanzo di F. Paul Wilson ed esplora con grande delicatezza ed audacia il difficile tema del credo religioso, il fanatismo e come il male viene interpretato.
A Crockett Island, una piccola isola raggiungibile con due traghetti, abitata da solo 127 abitanti, fa il suo ritorno dopo quattro anni passati in carcere Riley Flinn (Zach Gilford), che riabbraccia i genitori e il fratello minore. Il suo arrivo coincide con quello di Padre Paul (Hamish Linklater), il nuovo parroco della comunità, che porterà inaspettati miracoli agli abitanti dell’isola, mettendo profondamente in discussione l’ateismo di Riley, mentre una strana e inquietante presenza maligna sembra minacciare l’intera comunità.
Mike Flanagan ci ha abituati fin dai suoi precedenti lavori (Il terrore del silenzio, Ouija – L’origine del male e Doctor Sleep) all’indubbia bravura nel dirigere opere del terrore, merito anche della passione del regista per il genere. E anche in questa miniserie mette in campo tutti i punti di forza del suo repertorio, per non essere da meno, tra presenze demoniache, miracoli all’apparenza inspiegabili e personaggi inquietanti. Inoltre, Stephen King è lo scrittore preferito di Flanagan e in questa miniserie, che sembrerebbe scritta dal Re del brivido, il regista lo omaggia inserendo numerosi elementi tipici dei suoi romanzi.
I dialoghi, originali e profondi, nascono dalla sceneggiatura scritta dallo stesso Flanagan, che ha curato minuziosamente la scrittura di ogni singolo episodio, piena di continui colpi di scena che, puntata dopo puntata, sono in grado di terrorizzare lo spettatore. Inoltre, Flanagan ha avuto un rapporto particolare con la Chiesa, essendo stato da bambino un chierichetto e successivamente, dati i problemi legati all’abuso di alcool, allontanandosi gradualmente dalla fede.
Midnight Mass presenta un campionario umano di personaggi eterogenei, tra cui l’ateo Riley che, come Flanagan, ha un passato da chierichetto, allontanatosi dalla fede e pronto a scontrarsi con i suoi genitori (Henry Thomas e Kristin Lehman), ferventi cattolici, e lo sceriffo Hassan (Rahul Kohli), musulmano, vedovo e padre di Ali (Rahul Abburi), che è da tempo incuriosito dal cristianesimo. Ci sono una serie di domande che i protagonisti si pongono, ma che difficilmente riusciranno ad avere delle risposte. Una fra le tante è: “Dio esiste?” E, soprattutto, “dov’era quando c’era bisogno di lui?”
Le scelte del casting risultano azzeccate: Hamish Linklater si rivela perfetto nei panni di Padre Paul, mentre Zach Gilford riesce a caratterizzare il suo personaggio donandogli un alone di mistero.
Crockett Island si configura come una sorta di Bangor o di Derry, cittadine in cui sono ambientate molte delle opere di Stephen King, dove il soprannaturale è profondamente radicato e gli abitanti sono le vittime inconsapevoli del male. I primi episodi si concentrano sul far conoscere allo spettatore i protagonisti, mostrandogli attraverso una narrazione trascinante un susseguirsi di colpi di scena capaci di tenerlo incollato fino alla conclusione di quella che si rivela una delle migliori serie horror degli ultimi anni.