Midsommar – Il villaggio dei dannati: approfondimento del film di Ari Aster con Florence Pugh, Jack Reynor, Isabelle Grill, William Jackson Harper e Will Poulter
Amato e odiato, lodato e criticato: Midsommar è stato sicuramente l’horror che ha fatto più discutere gli appassionati e non; ma cosa c’è dietro il complesso film di Ari Aster?
Come nasce Midsommar
“È una specie di fantasia perversa o di illusione, con al centro Dani (Florence Pugh) e il suo dilemma”. Così Aster definisce il suo film, aggiungendo che egli lo vede come una favola per adulti.
L’idea del film nasce dalla fine di una relazione amorosa del regista, Ari Aster confessa che la scrittura della sceneggiatura è servita per distrarsi e per esorcizzare quel malessere provato; non a caso al centro del film troviamo una coppia in crisi. È interessante notare inoltre che l’autore leghi fortemente questo suo nuovo film con il precedente Hereditary: entrambe le opere parlano di famiglie ed entrambe trattano il tema della codipendenza, anche se in Midsommar questa componente è molto più importante.
Con il suo enigmatico finale il regista voleva confondere e spiazzare lo spettatore. Obiettivo raggiunto dati i molti dibattiti che il film ha generato.
Set e scenografia
Le riprese si sono svolte appena fuori Budapest e tutta la scenografia che vediamo nel film è stata costruita interamente da zero: la produzione ha trovato un enorme campo di erba che è stato piano piano trasformato nel villaggio che troviamo nel film, l’impegnativo lavoro dello scenografo Henrik Svensson è consistito nel pensare posizione, forma e altezza di ogni edificio. Ogni runa, disegno e scrittura è stata studiata specificamente dallo scenografo che ha lavorato mesi su ogni piccolo dettaglio, un’operazione certosina e precisissima che ha aiutato Ari Aster a creare l’atmosfera straniante che regna per tutta la pellicola. Un altro fattore curioso quanto fondamentale per la riuscita della pellicola è che la troupe e tutto il cast hanno davvero vissuto per due mesi, durante le riprese, nel villaggio; una situazione inusuale per un set ma che per il fine dell’opera è risultata decisiva.
Costumi e culto
Andrea Flesch ha applicato la stessa filosofia creativa ed inventiva ai costumi. La costumista e tutto lo staff hanno realizzato a mano tutti i costumi, scarpe e cappelli utilizzando, oltretutto, solo del lino invecchiato per almeno cento anni: un’impresa ardua e finissima che quasi sembra davvero realizzata dalla comunità che festeggia il Midsommar all’interno del film. Lo stesso vale per il culto che viene celebrato dalla comunità durante i festeggiamenti, esso è ispirato a culti già esistenti ma è stato creato appositamente dopo un lungo studio.
Midsommar – Il villaggio dei dannati conserva molti dettagli e molte particolarità che forse non ci verrano mai svelate al 100%, che sia proprio questo il fascino dell’opera?
Andrea P.