I migliori horror d’autore da vedere in attesa di Halloween

Il 31 ottobre si avvicina: è arrivato il momento di recuperare i migliori horror d’autore da vedere in attesa della notte di Halloween

A parte qualche rara eccezione, il genere horror è da sempre stato ingiustamente sinonimo di bassa qualità cinematografica e film troppo commerciali, non all’altezza di essere inclusi nelle grazie dell’Academy. Colpa forse anche delle case di produzione di Hollywood, che per anni hanno sfornato film con trame identiche in cui un gruppo di ragazzi si ritrovava sperduto nel nulla, l’horror è rimasto per troppo tempo ai margini del cinema “che conta”. Negli ultimi dieci anni, inaspettatamente, c’è stata però un’inversione di marcia e il cosiddetto horror d’autore si è fatto sempre più strada, regalando al pubblico delle pellicole destinate a diventare dei classici del genere.

Per chi se li fosse persi, con l’avvicinarsi di Halloween, è arrivato il momento di recuperare alcuni tra i film più rappresentativi, che tramite l’espressione artistica del singolo regista, ci ricordano quanto possa essere emozionante il potere del terrore. Dimenticate però jump scare, budella e trame prevedibili, siamo ben lontani da film come Non aprite quella porta o Scream, perché l’horror d’autore è per veri cinefili che non hanno paura di nulla.

Di seguito otto film da non perdere.

Raw – Una cruda verità

Garance Marillier in Raw
Garance Marillier in Raw (Credits: Rouge International)

Conosciuta al grande pubblico per la vittoria di Titane al Festival di Cannes, in realtà Julia Ducourneau aveva già dimostrato la sua audacia con il film del 2016, Raw. La protagonista questa volta non è pero un’amante dei motori, ma una giovane ragazza vegetariana appena ammessa alla facoltà di Veterinaria. Costretta per un rito di passaggio a mangiare del fegato di coniglio crudo, Justine (interpretata da Garance Marrilier) improvvisamente riscoprirà l’appetito a lungo soppresso di carne, anche umana.
Un film che in determinate scene potrebbe provocare del disgusto, tanto da aver fatto svenire alcuni spettatori al Toronto International Film Festival, ma che sarebbe un peccato perdere, perché Julia Ducourneau con il suo stile estremo che unisce femminismo, umorismo e mostruosità, sovverte i canoni dell’horror classico, riuscendo a sconvolgere in un modo completamente diverso da quello a cui siamo abituati.

Hereditary – Le Radici del Male

I migliori horror d'autore da vedere in attesa di Halloween
Toni Collette e Milly Shapiro in Hereditary (Credits: A24)

Se c’è qualcuno che dobbiamo ringraziare per aver elevato l’horror a un genere anche d’autore quel qualcuno è sicuramente Ari Aster, insieme alla casa di produzione A24, che negli ultimi anni ha senza dubbio prodotto tra i migliori film horror della scena cinematografica. Imprescindibile quando si parla d’horror d’essai, Hereditary – Le radici del male è il primo lungometraggio di Aster, che a solo un anno dall’esordio, nel 2019 ha poi ricevuto la consacrazione di pubblico e critica con Midsommar – Il villaggio dei dannati. Hereditary racconta la storia della famiglia Graham, che dopo essere stata colpita dalla perdita della matriarca Ellen, inizia ad assistere a episodi alquanto sinistri. Fin qui potrebbe sembrare il solito film convenzionale, ma non fatevi ingannare, perché sebbene ci siano sedute spiritiche e teste mozzate, Hereditary non spaventa in modo tradizionale, creando invece un senso di inquietudine che vi pervaderà per tutto il tempo di proiezione di due ore e sette minuti e forse anche a film terminato.
Il film, inoltre, vanta, oltre a quella di Gabriel Byrne, Alex Wolff e Milly Shapiro, un’interpretazione magistrale di Toni Collette che, nei panni di Annie Graham, porta sullo schermo una donna profondamente turbata e angosciata, la cui performance fa invidia a qualsiasi scream queen.

Saint Maud

I migliori horror d'autore da vedere in attesa di Halloween
Morfydd Clark in Saint Maud (Credits: A24)

In una lista di film horror che si rispetti non può mancare il film a tema religioso. Saint Maud, opera prima di Rose Glass e anch’esso prodotto dalla A24, si guadagna di diritto il suo posto tra i migliori horror d’autore degli ultimi anni, al contempo distaccandosi nettamente da più famosi film a tema religioso come L’esorcismo di Emily Rose, Il Rito o The NunMaud (interpretata perfettamente da Morfydd Clark) è un’infermiera devota a Dio che si ritrova ad assistere Amanda (Jennifer Elhe) una ballerina paralizzata e un po’ troppo libertina per i precetti cattolici di Maud. Nel tentativo di salvare l’anima di Amanda, Maud, nel suo mondo distorto dalla religione, si convincerà di poter raggiungere la santità, non senza conseguenza tragiche. Tramite interessanti scelte registiche e la costruzione di una forte tensione tra le due protagoniste, l’esordiente Rose Glass riesce a puntare lo sguardo su quello spazio liminale tra fanatismo religioso e instabilità mentale, consegnandoci una pellicola difficile da dimenticare.

Possessor

I migliori horror d'autore da vedere in attesa di Halloween
Andrea Riseborough in Possessor (Credits: Rhombus Media/Rook Films)

Quando tuo padre è David Cronenberg e ne segui le orme, probabilmente sarà molto difficile riuscire a produrre qualcosa che eguagli i capolavori del famoso regista canadese. È però decisamente sulla buona strada Brandon Cronenberg, che ha diretto e sceneggiato Possessor, film presentato al Sundance Film Festival del 2020. Il film, ambientato in un futuro prossimo nel quale gli impianti celebrali consentono di inserirsi nella mente e corpo altrui, vede Andrea Riseborough nei panni di Tasya, un’agente di un’organizzazione segreta che utilizza questa tecnologia per commettere omicidi a scopo di lucro. Durante una missione, mentre è in possesso di Colin (Cristopher Abbott), Tasya però perde il controllo dell’ospite, venendo ostacolata dalla volontà non assopita dell’uomo.
In uno scenario da incubo, non così lontano dalla realtà, Cronenberg crea un film cruento in cui si fondono in modo disturbante il dark side della tecnologia e il concetto di identità e libero arbitrio. La sensazione di turbamento che pervade l’animo durante la visione, viene inoltre resa più intensa dall’interpretazione di Christopher Abbott e Andrea Riseborough, che quando si tratta di portare sullo schermo personaggi al limite, riesce nell’intento come poche altre sanno fare.

The Invisible Man

Elisabeth Moss diretta da Leigh Whannell in The Invisible Man
Elisabeth Moss diretta da Leigh Whannell in The Invisible Man (Credits: Blumhouse Productions/Universal Pictures)

Tratto dal romanzo L’uomo invisibile di H.G. Wells e reboot dell’omonimo adattamento del 1933, sulla carta The Invisible Man non avrebbe nulla di originale. Il tema dell’invisibilità è infatti stato largamente affrontato negli anni, anche con ottimi risultati come ad esempio L’uomo senza ombra. Il regista Leigh Whannell nel 2020 è però riuscito a creare quello che forse rimarrà per lungo tempo il film di riferimento sul tema, realizzando una storia di amore tossico e abuso emotivo aggravata da un uso errato della tecnologia. Cecilia (Elisabeth Moss) è intrappolata da anni in una relazione violenta con Adrian (Oliver Jackson-Cohen) e a seguito di una sofferta decisione decide di lasciarlo. L’ex compagno, non reggendo il trauma emotivo, dopo poche settimane decide di togliersi la vita. Strani incidenti fanno però sospettare a Cecilia che l’uomo sia ancora vivo.  Paranoia, fantasmi o tecnologia estrema? Il film sin dai primi minuti, grazie alla maestria di Whannell che non esagera con gli effetti speciali e che dosa finemente i momenti di tensione, oltre una suspense ininterrotta, causa un profondo disagio interiore che colpisce dritto nel segno sul tema della violenza.
La pellicola è vivamente sconsigliata a chi soffre d’ansia.

Censor

Niamh Algar in Censor
Niamh Algar in Censor (Credits: Vertigo Films)

Negli ultimi anni sembra che il genere horror sia diventato sempre più materia di giovani registe donne, che con le loro diverse prospettive hanno stravolto un mondo cinematografico sull’orlo dell’obsolescenza. Tra queste c’è la gallese Prano Bailey-Bond, regista e co-sceneggiatrice di Censor. La pellicola, ambientata nel Regno Unito degli anni 1980, narra la storia di Enid (Niamh Algar) un’impiegata con il compito di censurare i prodotti audiovisivi troppo violenti per il pubblico. Ma a Enid, ormai assuefatta anche alle brutalità più eccessive, niente sembra sconvolgerla. Un giorno l’attrice di un film visionato attira però la sua attenzione a causa della somiglianza con la sorella scomparsa anni prima, spingendo così Enid a intraprendere un’indagine al confine tra finzione e realtà.
Censor è una lettera d’amore agli horror degli anni 1980, la cui atmosfera è perfettamente ricreata da Bailey-Bond, che nutre un chiaro affetto verso il genere. Lo stile visivo dai sapori vintage è quindi quello che colpisce più di tutto, supportato dallo sfondo castigato e grigio del Regno Unito di Margaret Thatcher. Il film non ha particolari colpi di scena, ma merita la visione per l’ottimo connubio tra macabro e rétro.

Get Out

Daniel Kaluuya in Scappa - Get Out di Jordan Peele
Daniel Kaluuya in Scappa – Get Out di Jordan Peele (Credits: Blumhouse Productions/Universal Pictures)

Jordan Peele non ha di certo bisogno di presentazioni. Con i numerosi progetti realizzati in pochi anni nelle vesti di regista e produttore per il cinema e la tv (Noi, Candyman) il suo nome non è sicuramente nuovo a molti. Nel caso però ve lo foste persi, è d’obbligo la visione del suo primo lungometraggio, Get Out. Il film racconta la storia di Chris Washington (Daniel Kaluuya), un fotografo afroamericano in procinto di passare il weekend a casa dei genitori della sua ragazza, di etnia caucasica. Una trama che ricorda Indovina Chi Viene a Cena ma che avrà dei risvolti spaventosi. Dietro un’accoglienza cortese, Chris infatti avverte presto che la famiglia nasconde qualcosa di strano.
Come ha dimostrato in tutti i suoi lavori, per Peele il tema sociale e politico è inscindibile dal prodotto artistico e quindi anche Get Out, sotto il tono comico e misterioso, denuncia a gran voce il razzismo ancora imperante degli Stati Uniti. Un film provocatorio e dalla satira pungente, ancora più terrificante se si pensa al trattamento che gli afroamericani hanno subito in passato e subiscono ancora adesso.

Bacurau

I migliori horror d'autore da vedere in attesa di Halloween
Silvero Pereira in Bacurau (Credits: CinemaScópio Produções)

Definire Bacurau un horror è forse un po’ riduttivo, essendo il film spesso classificato anche come sci-fi e western. La componente del terrore, seppur consegnataci in modo non convenzionale, è però sufficiente per poterlo inserire nella lista dei film horror più interessanti degli ultimi anni. Diretto dai brasiliani Juliano Dornelles e Kleber Mendonça Filho, il film è ambientato a Bacurau, una piccolissima città del Brasile dove gli abitanti scoprono improvvisamente di essere scomparsi dalle mappe geografiche. Contemporaneamente alla scomparsa, la città viene colpita da alcuni decessi sospetti e gli abitanti di Bacurau presto si renderanno conto che per rimanere vivi dovranno affrontare una battaglia di sopravvivenza in cui il nemico è però ignoto. Sebbene il film potrebbe per qualcuno sembrare eccessivamente irreale, nel mondo contemporaneo e nel Brasile di Bolsonaro tutto è possibile e lo hanno capito i registi, i quali tramite episodi al limite del grottesco fanno una critica amara sulla violenza del Brasile, la corruzione politica, i divari sociali e le condizioni precarie in cui riversano i paesi oppressi dal colonialismo.
Bacurau è un film brillante e bizzarro, che intrattiene ma che allo stesso tempo riesce a riflettere su temi più impegnativi e che ha tutte le carte per diventare un cult del cinema contemporaneo.

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