My Sweet Grappa Remedies recensione film di Akiko Ohku con Yasuko Matsuyuki, Haru Kuroki, Hiroya Shimizu, Kanji Furutachi e Katsuya Koiso
Mi chiedo se la donna che vedo allo specchio sia la stessa che vedono gli altri.
(My Sweet Grappa Remedies)
In questa frase pronunciata dalla dolce voce di Yoshiko Wakashima (Yasuko Matsuyuki) quasi sospirata in sottofondo con uno strategico voice over per tutta la durata del film, è incastonata l’essenza di My Sweet Grappa Remedies, deliziosa pellicola della regista Akiko Ohku.
Dopo la ventenne di Tremble All Tou Want (2017) e la trentenne di Marriage Hunting Beauty (2019) la regista giapponese continua a enfatizzare la figura femminile scegliendo stavolta una delicata quarantenne, eroina della quotidianità e della routine alienante.
Yoshiko è ormai una donna adulta ma la sua personalità particolare la fa sembrare quasi una bambina alla scoperta del mondo. La dolce protagonista si emoziona di molte cose con una sensibilità a volte al limite del fastidioso, si stupisce, si intristisce e si commuove, mostrando senza vergogna tutte le sue sfaccettature emotive. Si pone diversi punti interrogativi come quello di non essere diventata mamma in tempo, ma nonostante i rimpianti va avanti cercando di vedere il lato positivo in ogni cosa.
La sua monotonia è spesso interrotta dalla presenza della vivace Wakabayashi (Haru Kuroki), totalmente diversa da lei per età, stile e personalità. Nonostante le differenze le due iniziano e portano avanti una bellissima amicizia fatta di complicità e solidarietà, aspetti molto rari tra donne. Donna bizzarra con un’anima fragile e un’identità ancora poco definita, Yoshiko allieta le sue serate una volta con la grappa altre con il sakè o il vino rosso, ma non è affatto patetica nell’uso dell’alcool. Il suo piccolo vizio non sembra una scappatoia dai pensieri negativi ma sembra un premio che la protagonista si concede per placare il suo intenso e rumoroso flusso di coscienza.
Yoshiko si aggiunge alle “Fantastic Girls” della filmografia tutta al femminile di Akiko Ohku, che con My Sweet Grappa Remedies racconta la storia di una Bridget Jones in versione nipponica.