Napoli – New York recensione film di Gabriele Salvatores con Pierfrancesco Favino, Dea Lanzaro, Antonio Guerra e Omar Benson Miller [Anteprima]
Napoli – New York, che accoppiata stravagante. Eppure, hanno più in comune di quanto si possa immaginare.
Due grandi città, caotiche e piene di traffico, ricche di povertà e opportunità allo stesso tempo, luoghi in cui è facile perdersi. Tuttavia le persone, se appartengono alla comunità, si aiutano l’un l’altro anche nella miseria.
Ed è proprio dalla miseria che parte la storia che Salvatores ha voluto raccontare, partendo da un’idea nata da Federico Fellini. Alla vista di un mone così importante accreditato al soggetto, la mente vaga e subito ci si chiede come sarebbe stata la visione originale del maestro.
Perché sicuramente avrà avuto dei maneggiamenti e si nota soprattutto nella seconda parte, dove emergono diverse stoccate narrative legate alla contemporaneità. Questi elementi però rischiano di essere didascalici.
Forse la forza della parte finale, sta proprio nel farci capire che, in fondo, le cose non sono così tanto cambiate. In passato, quelli tanto odiati perché vengono a rubare il lavoro, puzzano o parlano in maniera strana… eravamo proprio noi.
Il terzo atto magari andava rifinito meglio, ma il risultato rimane comunque piacevole e coinvolgente, come tutto il resto del film. La regia di Salvatores è sapiente e onesta come ci si aspetta da un regista d’esperienza come lui. Unico appunto potrebbe essere rivolto alla fotografia: forse un po’ troppo pulita, anche nelle scene che rappresentano la povertà e gli spazi angusti in cui si cerca cibo
Le sequenze fotografate meglio sono sicuramente quelle iniziali dove la Napoli del dopoguerra emerge prepotente. Invece su una nave stracolma di persone affamate, ammalate, si poteva far trasparire la sporcizia un po’ di più, come anche nel caso della New York che accoglie gli immigrati, ma che restino nei ghetti. Ecco questi ghetti potevano essere un po’ più crudi. Ci si pone questi quesiti perché il film fa ridere a tratti, certo, ma a volte tende a tirare stoccate drammatiche non indifferenti.
Il film richiama i grandi capolavori del cinema italiano di fama internazionale, come La leggenda del pianista sull’oceano. Nonostante i difetti, che meritano di essere segnalati, il film risulta davvero gradevole e il connubio commedia dramma è ben bilanciato, così come l’unire Napoli e New York.
La pellicola è costellata di buone interpretazioni, ma spicca su tutti un eccellente Pierfrancesco Favino che porta in scena un ispettore guascone di grande carisma. Accanto a lui, il film viene incredibilmente sostenuto da due volti giovanissimi, Dea Lanzaro e Antonio Guerra.
I due bambini si ritrovano a inseguire un sogno che non sapevano di desiderare. Napoli è la loro città, ormai sono abituati a vivere in mezzo alla strada e “saper campare”. Il film è un’Odissea dove il viaggio è importante, ma anche le scelte che compiono i due protagonisti potrebbero cambiare le sorti di vari personaggi lungo il cammino.
Napoli – New York è una scommessa, forse simile a una partita di “mazzetto” giocata per strada.
Un tentativo di conquistare un pubblico internazionale? Può darsi. Parlare di un’Italia del dopoguerra non sembra una scelta casuale, considerando l’immagine che gli americani hanno storicamente del nostro Paese. In diverse scene si parla solo in inglese, a volte un inglese maccheronico ma pur sempre inglese. Potrebbe essere una buona scelta per rappresentare l’Italia all’estero? È troppo presto per dirlo. Tuttavia, la commedia di Salvatores potrebbe soddisfare palati meno esigenti e più leggeri, che non sono da sottovalutare.