Night in Paradise recensione film di Park Hoon-jung con Eom Tae-goo, Jeon Yeo-been, Cha Seoung-won, Lee Ki-young e Park Ho-san
Seppur Nak-won-eui-bam – Night in Paradise non sia il film d’apertura della 77esima Mostra del Cinema di Venezia, è sicuramente fra i primi a emergere e farsi notare tra il pubblico del festival.
Il sudcoreano Park Hoon-jung porta sullo schermo un gangster movie intenso e positivamente fuori dalle righe. A renderlo straordinario è la trama, non si tratta solo di splatter, guerra fra bande, omicidi e mirabolanti combattimenti; Night in Paradise indaga a fondo la sfera emotiva dei personaggi.
Il protagonista Tae-gu (interpretato da Eom Tae-goo) fin dall’incipit viene connotato in un momento di intimità familiare, il riconcilio con la sorella malata e la piccola nipotina che adora viziare. Criminale sul lavoro e bravo ragazzo in famiglia, sa scindere perfettamente le due sfere della vita e non ha vergogna nel mostrare i segni della fatica.
Tae-gu vendica l’omicidio di sua sorella e sua nipote innescando il classico meccanismo di caccia all’uomo e di lealtà fra gangster. Non aveva però fatto i conti con una ragazza, Jae-yeon (Jeon Yeo-been), una femme fatale 2.0 che conquista il cuore e la mente del suo innamorato mostrandosi a nudo, creando problemi e comportandosi senza paura di nulla.
Tae-gu e Jae-yeon piacciono perché non sono banali né melensi, sono una coppia che avrebbe potuto essere ma non sarà mai. Night in Paradise non vuole stupire con artefici estetici o di linguaggio ma creando personaggi tridimensionali e empatici senza far mancare momenti di sceneggiatura ironici e leggeri. Jae-yeon è la protagonista che serviva in un film così. Testarda, forte e impavida, una femme fatale rivisitata e aggiornata capace di tutto pur di ottenere ciò che desidera.
Night in Paradise parla di vendetta e di rapporti umani che legano anche gli antagonisti nelle favole. È il film di cui questo festival aveva bisogno.