Nocturne recensione film di Zu Quirke con Sydney Sweeney, Madison Iseman, Jacques Colimon, Julie Benz e Ivan Shaw per il ciclo Welcome to the Blumhouse su Amazon Prime Video
La collaborazione tra Amazon Prime Video e Blumhouse Television continua con Nocturne, horror con Sydney Sweeney, Madison Iseman, Jacques Colimon e Ivan Shaw che arriva sulla piattaforma streaming di Amazon sotto l’egida della collezione Welcome to the Blumhouse.
La strada che Blumhouse sta intraprendendo a livello produttivo è estremamente interessante. Infatti, si sta distaccando sempre più dall’horror incentrato sul mero spavento per dirigersi verso lidi più particolari, articolati, dove è l’atmosfera a farla da padrone; dove la messa in scena è al servizio della narrazione, e non viceversa.
La storia dietro a Nocturne non è particolarmente complessa, ma lascia comunque spazio a diverse riflessioni, che vanno dalla mania del successo alla condizione dell’arte e della musica in relazione con la contemporaneità.
La particolarità della pellicola è quella di non rivelarsi un horror adolescenziale, nonostante i protagonisti siano proprio dei diciassettenni, studenti di un conservatorio americano.
Zu Quirke, al suo debutto alla regia e autrice anche della sceneggiatura, riesce a valorizzare una narrazione a tratti banale e che, per molti versi, potrebbe ricordare altre pellicole di successo ambientate nel mondo dell’arte, prima su tutte Suspiria.
Nonostante risulti a tratti eccessivamente didascalica, la regia si accosta perfettamente alle necessita del cinema horror odierno, dove la componente visiva diventa fondamentale per creare e mantenere quel senso di inquietudine e sconforto che potrebbe facilmente sfociare in una mediocre messa in scena di sequenze orrorifiche date in pasto al pubblico come se stesse facendo un giro in una casa stregata da fiera di paese.
Altro grande plauso va fatto al modo in cui la musica si lega inscindibilmente con la narrazione cinematografica. Pur essendo sostanzialmente la protagonista del film, non era scontata un’enfasi così marcata sulla sua “presenza scenica”, fondamentale per scandire l’incedere delle sequenze più ansiogene (altro tema valorizzato nella pellicola).
Non è solo una sfumatura narrativa, ma è anche il pilastro che sorregge tutta la costruzione filmica, senza il quale quest’ultima crollerebbe rovinosamente nelle oscure e intricate valli della mediocrità.