Normal People recensione serie TV con Daisy Edgar-Jones, Paul Mescal, Desmond Eastwood, Aislín McGuckin, Sarah Greene e India Mullen
Non è facile trattare un tema blasonato e raccontato in tutte le salse, come l’amore, in un modo originale, a tratti struggente e difficilmente catalogabile in un unico genere: ci riferiamo a Normal People, serie tratta dal romanzo di Sally Rooney, scrittrice irlandese di appena 29 anni che, dopo il successo del libro, ha deciso di partecipare attivamente alla scrittura dello show rimanendo il più possibile fedele al libro.
In effetti, Normal People non è una serie da amore a prima vista, non riesce a catturare subito l’attenzione e la curiosità dello spettatore proprio perché, seppur sia un prodotto audiovisivo, ha una strutta di racconto più simile a un romanzo.
Lentezza, silenzi, pause, riflessioni sono le materie prime della serie, specialmente nelle prime puntate. Non è adatta allo spettatore frettoloso, a quello che guarda la TV mentre sta al cellulare o solo come compagnia. È una serie che richiede impegno e attenzione perché la chiave emozionale sta proprio nel non detto.
I protagonisti di Normal People sono due adolescenti al liceo, eppure non è il solito teen drama cui siamo abituati. Per fortuna.
Marianne (Daisy Edgar-Jones) e Connell (Paul Mescal) sono due adolescenti normali pur nelle loro diversità, tuttavia fra di loro nasce un amore maturo e sincero, non un amore che sognano le bambine ma sicuramente un amore che lascia il segno.
Infatti, Marianne e Connell usano questo amore per aiutarsi, crescono e si migliorano anno dopo anno. Superano il liceo, vanno al college insieme, frequentano altre persone, hanno relazioni stabili ma senza mai lasciarsi andare.
La vera bellezza di Normal People sta nel fatto di accettare come normale anche la depressione, il sadismo, la sofferenza e la violenza domestica. Sono loro gli unici che conoscono i reciproci segreti e non smetteranno mai di esserci l’uno per l’altra.
Normal People Non è un teen drama perché non c’è l’ossessione per i cellulari, i social, le feste e i lustrini. Mostra l’altra faccia dei ragazzi, quella che quasi nessuno osa toccare senza escamotage narrativi.
La regia di Lenny Abrahamson e Hettie Macdonald porta sullo schermo una serie ricca di intensi primi piani, di scene di sesso che non lasciano nulla all’immaginazione e un’atmosfera cupa che ricalca le vicende dei personaggi.
Una scelta sicuramente furba è quella di adattare la durata delle puntate al racconto, e non alla durata canonica dei drama da quarantacinque minuti: seguendo una narrazione molto lenta e ricca di pause lo spettatore non avrebbe retto una durata convenzionale, infatti le puntate durano circa venti minuti per non risultare tediose.
Normal People non è una serie facile ma sicuramente non lascia indifferente lo spettatore.