Oltre il muro recensione film di Vahid Jalilvand con Navid Mohammadzadeh, Diana Habibi, Amir Aghaee, Saeed Dakh, Danial Kheirikhah e Alireza Kamali
In maniera del tutto arbitraria, l’Occidente si è ritagliato una posizione privilegiata nel mondo benestante. Questo comporta non conoscere più i suoni della guerra, della distruzione e in più in generale della violenza, offerta in omaggio a mondi sufficientemente lontani. Si può programmare, si può scegliere, si può plasmare la propria vita. Qualcuno addirittura pensa che tutto questo sia un problema, giustificato da un impoverimento sociale e culturale diretta conseguenza di un progresso posto come stella polare. Il nostro cinema può sconfinare nell’intrattenimento e regalarci pause dalla produttività.
Vahid Jalilvand, invece, si trova a fare il regista in un mondo altro, con priorità diverse e una dimensione tragica che ha molti punti di contatto con la quotidianità. Che cinema fuoriesce in un contesto così? Il regista iraniano sente la necessità di trovare della speranza nel fragore della miseria, di nascondere barlumi in posti oscuri. Oltre il muro – Shab, Dakheli, Divar non si esime dal racconto del regime iraniano e della sua oppressione ma gioca con i residui del sogno per andare avanti.
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Alì (Navid Mohammadzadeh) si sta suicidando nella sua spoglia casa quando il film comincia. Ha ammesso la sua resa alla realtà del cose: è solo, prossimo alla cecità e senza speranza. In realtà, è in una particolare sala di montaggio: nella sua testa sta ricostruendo le ultime ore che lo hanno portato in una prigione di stato, quelle in cui ha conosciuto Nasrin (Diana Habibi), una donna in fuga per ritrovare suo figlio. Alì sta proiettando i suoi sogni sulla realtà per sopravvivere.
Oltre il muro – Shab, Dakheli, Divar cerca di sopperire alle privazioni dell’esistenza con il flusso di immagini registrato dalla mente. Si realizza un’interpolazione tra realtà e passato prossimo come se Chi ha incastrato Roger Rabbit fosse catapultato nelle rivolte iraniane. Non c’è speranza all’infuori di quella a cui abbiamo contribuito in prima persona, soltanto l’umanità concorre a renderla possibile. In un altro mondo, il cinema trattiene le persone dalla morte.