Omicidio a Easttown recensione miniserie TV di Brad Ingelsby con Kate Winslet, Guy Pearce, Evan Peters, Julianne Nicholson, Jean Smart e Angourie Rice diretta da Craig Zobel
Dal 9 giugno sarà disponibile su Sky Atlantic e NOW Omicidio a Easttown, miniserie televisiva in sette episodi diretta da Craig Zobel e scritta e ideata da Brad Ingelsby.
In una piccola cittadina della Pennsylvania, la comunità locale – ancora scossa per il caso di una ragazza scomparsa un anno prima – viene nuovamente sconvolta dal brutale omicidio di una diciassettenne. Le indagini vengono affidate all’ufficiale di polizia Mare Sheehan (Kate Winslet), affiancata da un nuovo giovane detective Colin Zabel (Evan Peters).
Oltre alla pressioni a cui è sottoposta da parte dell’opinione pubblica, Mare ha una situazione difficile anche all’interno della sua sfera privata: il figlio si è tolto la vita due anni prima e la figlia minore la incolpa della tragedia, il suo ex marito è sul punto di risposarsi e la nuora chiede la custodia del nipote. Ad aprire nuovi fronti nella vita già caotica di Mare ci sarà anche un nuovo interesse romantico, Richard Ryan (Guy Pearce).
Fin da un primissimo sguardo, il dramma HBO si presenta come un prodotto di grandissima qualità, supportato da un cast all’altezza del progetto, a cominciare dalla protagonista, l’infallibile Kate Winslet, qui anche nelle vesti di produttrice.
Per quanto riguarda i toni dell’ambientazione, immediatamente si percepisce il forte senso di malinconia e disagio che coinvolge l’intera cittadina. Nonostante ciò, proprio per le dimensioni ridotte del luogo, c’è anche un forte senso di familiarità: tutti conoscono tutti, da sempre. Una situazione che – per il tipo di tessuto sociale – ricorda molto un’altra miniserie targata HBO, Sharp Objects, dramma del 2018 diretto da Jean-Marc Vallée che segue le vicende di Camille (Amy Adams), una giornalista di cronaca nera incaricata di fare luce su una serie di misteriose sparizioni che coinvolgono una piccola cittadina del Missouri. Camille e Mare hanno diversi punti in comune, a cominciare dal fatto che non sono sempre percepite come eroine, ma in alcune occasioni anche come antieroine della storia. Infatti, hanno entrambe dei conflitti interiori irrisolti dovuti ad una situazione familiare drammatica, e fanno spesso la scelta sbagliata e più dannosa per loro stesse. Nonostante ciò, conquistano immediatamente il pubblico grazie al loro spessore e alla loro complessità, che le rende umane e fragili.
Ad unire le due serie c’è anche un tipo di ambientazione cupa, quasi claustrofobica e per certi versi onirica, che rende bene l’idea di un ambiente piccolo, dove il pericolo è dietro l’angolo. Ad esempio, nella serie creata da Brad Ingelsby e diretta da Zobel, il fitto bosco in cui la giovane vittima si addentra prima di essere barbaramente uccisa sembra quasi inghiottirla come un essere oscuro.
Omicidio a Easttown – se possibile – riesce a compiere un salto di qualità rispetto a Sharp Objects, invitandoci a vedere le cose nel modo in cui Mare le vede (il titolo originale della serie è Mare of Easttown, che sicuramente è più significativo e meno generico di quello italiano). La donna riesce a cogliere anche il più piccolo dettaglio presente sulla scena del crimine e ragiona con abbastanza cinismo – legittimato dai suoi già citati problemi personali – da non escludere nessun possibile sospettato, neanche persone appartenenti alla sua cerchia familiare.
Un altro dei punti di forza della miniserie è che non si limita a disegnare approfonditamente la sua protagonista, ma rende tridimensionali i personaggi secondari. Anche gli abitanti più violenti, gli “antagonisti”, sono dotati di una senso di umanità e di un certo grado di complessità. In diversi momenti sono proprio questi personaggi a dare il via a scene drammatiche e intrise di suspense.
Proprio per questo costante clima di tensione, è stata azzeccata la scelta di inserire all’interno della serie dei siparietti più leggeri e comici – di cui generalmente sono protagonisti il detective Zabel o Helen (Jean Smart), la madre invadente di Mare – che regalano una boccata d’aria fresca.
A Kate Winslet è stato affidato un compito davvero impegnativo e ha superato la prova egregiamente. Un ruolo reso ancor più difficile dalla diversa provenienza geografica dell’attrice – che è britannica – rispetto al suo personaggio. Un ostacolo non così banale, che denota un grande sforzo della Winslet per ottenere la giusta dizione e riuscire a persuadere lo spettatore che non è del Berkshire, ma è nata e cresciuta in Pennsylvania. Questo dettaglio – per nulla scontato – dimostra quanto l’attrice si sia completamente lasciata assorbire dal suo personaggio, una protagonista abbastanza distante da quelle che predilige di solito.
Omicidio a Easttown è una serie televisiva astuta, poiché sa di portare sul piccolo schermo un genere ampiamente trattato e amato dal pubblico, e per questo ha cercato di rivisitarlo aggiungendo alla narrazione elementi stilistici più sofisticati e ricchi di suspense. L’opera di Brad Ingelsby non si limita a mettere in scena un crimine e seguirne i risvolti, ma è dinamica e prosegue in un crescendo di tensione che si fa via via più potente di episodio in episodio. Il binge watching per sapere come va a finire è garantito.