On the Job: The Missing 8 recensione film di Erik Matti con John Arcilla, Joey Marquez, Dante Rivero, Lotlot De Leon, Christopher De Leon e Andrea Brillantes
On the Job: The Missing 8: la lunghissima strada verso la verità
Sulla carta il film del regista filippino Erik Matti doveva essere un’impresa ardua, collocato alla fine di Venezia 78, in tarda serata, con un’impressionante durata di 208 minuti. Per un certo verso lo è stata, ma per motivi piuttosto sorprendenti. Nel frattempo il protagonista John Arcilla ha vinto la Coppa Volpi come miglior attore ed Erik Matti ha vinto la scommessa di esordire nella competizione ufficiale di un grande festival, uscendo dalla scena underground dove i più attivi cinefili lo avevano già notato.
The Missing 8 in realtà è una sorta di sequel del primo On the Job (disponibile su Amazon Prime Video) ma funziona benissimo anche come film autonomo. Ambientato nella città filippina di La Paz, è l’ennesimo film di Venezia che nel 2021 – dopo le pellicole di Almodóvar e Vigas – ad affrontare la scomodissima questione dei desaparecidos, con un approccio fortemente politico e con un appello diretto e polemico alle relative autorità nazionali.
I tre film hanno punti di vista identici, ma raccontati da personaggi molto differenti: lo spagnolo ha per protagonista un’attivista che cerca la verità, il messicano uno che i corpi dei desaparecidos li fa sparire e il filippino quello di una persona la cui posizione cambia profondamente nel corso della pellicola.
Se On the Job: The Missing 8 è tanto lungo ma comunque valevole di visione è perché segue la profonda evoluzione morale e progressiva presa di coscienza di Zio Sisoy (John Arcilla). Co-proprietario di un giornale locale di La Paz ed entusiasta deejay radiofonico, Sisoy è un convinto sostenitore dell’attuale sindaco, dopo aver contribuito alla caduta del precedente primo cittadino, corrotto e colluso. Suo fratello e direttore del quotidiano lo mette in guardia circa il suo sostegno (prezzolato) a un uomo tanto potente. Lo fa giusto prima di scomparire insieme al figlio piccolo e ad altre sei persone, lasciando dietro di sé una scia di misteri insoluti. Capire dove siano andati a finire “gli otto scomparsi” sarà un viaggio tortuoso sia per Sisoy sia per la redazione del giornale, con il coinvolgimento di Ramon, un detenuto il cui arco narrativo scorrerà parallelo a quello di Sisoy fino a un incontro che unirà le diverse parti del grande affresco che Matti fa del potere filippino.
Un tour de force che vale la pena di affrontare
On the Job: The Missing 8 è un tour de force non tanto per la lunghezza, quanto per lo stile iperdinamico e ricchissimo (più che barocco) del suo regista. Pur avendo a disposizione tanto minutaggio, il film parte a velocità forsennata nel sistemare le tante pedine sul suo scacchiere e non si ferma un attimo, con una iperstimolazione dei sensi tra grafiche in sovrimpressione, brani musicali che partono all’improvviso e uno stile registico capace d’infilare una dietro l’altra scene di grande complessità tecnica.
La cinepresa sembra semplicemente incapace di stare ferma: va incontro agli attori di sbieco, si allontana e si avvicina, insegue la folla nei vicoli di La Paz e le rivolte carcerarie dove spuntano i coltelli. Una corsa che toglie il fiato sulla lunga distanza ma alla fine, ansimanti e sudati, si arriva alla grande chiusura, a una verità. La risposta che Matti dà forse è un po’ semplice e volta a dare soddisfazione, ma di certo il viaggio fatto fa riflettere e vale il prezzo del biglietto.
Alcuni l’hanno liquidato come una sorta di soap opera filippina, a testimonianza di quanto lo stile e la grammatica cinefila di quelle latitudini possano risultare stranianti, lontani dal nostro concetto di eleganza e compitezza su grande schermo. On the Job: The Missing 8 però ha un forza travolgente, una fonte d’energia inesauribile e un approccio rarissimo: quello di utilizzare ogni secondo per mandare avanti la storia, senza indugi. Pensate a quanto è complessa la storia criminale e l’inchiesta giornalistica narrata per richiedere comunque tanto minutaggio.