One night recensione film di Kazuya Shiraishi con Takeru Satoh, Ryôhei Suzuki, Mayu Matsuoka, Kuranosuke Sasaki, Yūko Tanaka e Megumi
La notte nasconde, protegge, dà coraggio o lo toglie. È proprio nell’oscurità notturna che si svolge l’inizio e la fine di One night, film diretto dall’istrionico Kazuya Shiraishi, che dopo essersi cimentato in vari generi cinematografici come il noir di The Blood of Wolves, la commedia di A Gambler’s Odyssey 2020 e il biopic di Dare to Stop Us, regala questo spiazzante family drama che tocca diverse corde emotive attraverso tematiche delicate.
Durante una notte buia e tempestosa Koharu (Yūko Tanaka) decide di eliminare per sempre le pene e i dolori della sua famiglia uccidendo il marito, ubriaco e violento. Prima di confessare l’omicidio alla polizia, decide di raccontare tutto ai propri figli, promettendo loro che d’ora in poi avrebbero avuto una vita migliore, senza soprusi e percosse. Il padre-padrone manesco, infatti, non avrebbe mai permesso che affermassero la loro personalità, quindi la coraggiosa donna decide di sacrificarsi per fare in modo che i suoi figli diventino ciò che realmente vogliono.
Dopo aver terminato i quindici anni di pena detentiva Koharu torna dai tre figli, ormai cresciuti e cambiati, ma si rende conto che non sono riusciti a realizzare i loro sogni. Daiki (Ryôhei Suzuki), il più grande, è un ragazzo balbuziente che svolge un lavoro che odia e sta sull’orlo del divorzio, Sonoko (Mayu Matsuoka), unica figlia femmina che sognava di fare la parrucchiera, si ubriaca ogni sera e fa la escort, e Yuji (Takeru Satoh), l’unico talentuoso dei tre sin da bambino, invece di diventare un affermato scrittore come desiderava, si ritrova a scrivere per uno squallido giornaletto scandalistico.
L’incontro tra la madre e i tre figli non è affatto fluido e sereno, anzi è il motivo d’innesco di discussioni e accesi chiarimenti che porteranno alla luce verità nascoste dure da accettare per Koharu.
Bravissimo Shiraishi a descrivere, attraverso un climax emozionale, l’accettazione da parte dei figli dell’atto estremo compiuto dalla madre, vessata da un marito violento. L’apice emotivo si tocca proprio nell’epilogo melodrammatico, anch’esso svolto di notte, in cui emergono le conseguenze delle colpe dei genitori e i fardelli che ricadono sui figli in una scena finale che ha il sapore della riconciliazione.