Past Lives

Past Lives recensione film di Celine Song

Il film di Celine Song è una storia universale che conserva gelosamente la propria identità

Past Lives recensione film di Celine Song con Greta Lee, Teo Yoo e John Magaro [RoFF18]

Past Lives di Celine Song (Credits: Twenty Years Rights LLC)
Past Lives di Celine Song (Credits: Twenty Years Rights LLC)

Past Lives, uno tra gli ottomila strati.

Al suo film d’esordio, Celine Song racconta il primo amore, quel sentimento che dura una vita.

Corea del Sud, anni duemila. Prima di emigrare in Canada, la madre di Na Young (Greta Lee) vuole che sua figlia di dodici anni viva un ricordo con Hae Sung (Teo Yoo), intimo amico d’infanzia.

Come nei film di Zhangke Jia, Celine Song non esita nel far trascorrere il tempo in un istante. Dopo quel pomeriggio al parco, Na Young ed Hae Sung non si rivedranno per dodici anni.

New York, duemiladodici. Na Young ha cambiato nome, ora è Nora. Ha lasciato Toronto per diventare scrittrice. Parlando al telefono con la madre, ricorda quel ragazzino per cui aveva una cotta. Scopre su Facebook che Hae Sung aveva cercato di contattarla, ormai mesi fa. Con una richiesta d’amicizia si ritrovano. Lei da New York, lui dalla Corea del Sud. Tra le loro videochiamate Skype rinasce un legame, forse un sentimento. Un’emozione non abbastanza forte da attraversare l’oceano.

Smetteranno di sentirsi.

Passano i mesi. Nora conosce Arthur (John Magaro), scrittore come lei. Si innamorano e decidono di sposarsi per la green card statunitense di lei.

Passeranno altri dodici anni.

Quella di Celine Song è una storia comune ripresa in 35mm. Attraverso la grana della pellicola racconta il suo primo amore. Il suo cinema neonato è un flusso che scorre veloce, che vuole essere vita. Un cinema che non ha paura di mancate risposte a domande inverosimili: Nora non asseconda gli scenari di vita non vissuta da parte di Arthur ed Hae Sung, personaggi che sono metafora di un cinema insicuro. Ed è con lei che Celine Song crea un miracolo. Realizza il film sull’In-Yun, il destino, solo per ridurlo ad una green card.

Una green card. Quella variabile che priva Hae Sung e Nora di un futuro insieme.

Past Lives di Celine Song (Credits: Twenty Years Rights LLC)
Past Lives di Celine Song (Credits: Twenty Years Rights LLC)

È questo il cinema di Celine Song. Una visione reale, cruda, dove non esistono universi paralleli. Racconta le cose per come dovevano andare e per come sono andate. Nulla più. Forse è per questo che appare così originale in una società di crisi esistenziali. Una visione che accetta un mancato lieto fine, che non dispera per questa mancanza. Ma che ha bisogno almeno di un momento.

Un momento per parlare soli, che sia riservato ad Hae Sung e Nora. Il destino che non li ha voluti insieme concede loro un’ultima conversazione. Un ultimo sguardo prima di andare. Uno sguardo innocente, come quando erano bambini, quando le loro strade si divisero.

Coreani in corea del sud, ma in un quartiere di New York. Celine Song racconta il suo strato tra gli ottomila perché meritava di essere raccontato.

Perché alla fine è riuscito ad attraversare l’oceano, nonostante tutto.

Past Lives di Celine Song (Credits: Twenty Years Rights LLC)
Past Lives di Celine Song (Credits: Twenty Years Rights LLC)

Sintesi

Celine Song racconta il suo strato con il linguaggio del cinema. Non ha avuto paura della semplicità, la chiave del suo capolavoro. Una storia universale che conserva gelosamente la propria identità, una qualità rara

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