Pearl recensione film di Ti West con Mia Goth, David Corenswet, Tandi Wright, Matthew Sunderland e Emma Jenkins-Purro
Tra le pellicole proposte Fuori Concorso a Venezia 79, inevitabilmente, spicca un titolo che non può che destare la curiosità degli spettatori; il passaparola aveva reso irresistibile la visione di X – A Sexy Horror Story ed un suo prequel non può che accrescere l’interesse per l’opera di Ti West: Pearl ha, infatti, acceso gli animi in Sala Grande proprio sullo scoccare della mezzanotte, quando il regista e l’interprete principale (Mia Goth) hanno presenziato alla prima del film.
Molto più di un prequel, Pearl è una vera e propria origin story che ci permette di conoscere il passato dell’anziana donna che abbiamo conosciuto in X, portandoci all’interno della sua vita nel 1918, quando, giovane sposa il cui marito è sul fronte a combattere con le forze alleate, è costretta a vivere con i genitori e a prendersene cura. Tra una mansione e l’altra e i divieti imposti da una madre proibitiva, Pearl sogna di diventare una ballerina così da mostrare il suo talento speciale a tutto il mondo.
All’interno di un’estetica cinematografica che sembra quasi provenire dal magico mondo di Oz, però, è ben presto facile rendersi conto che la sua determinazione è fagocitata dal suo animo irrequieto. Se, dunque, il pubblico si è chiesto anche solo per un secondo come “nascano i mostri” in questa pellicola troverà una risposta: la vita di Pearl è l’esempio di come possa scaturire una violenta furia omicida, che senza alcun tipo di controllo persegue i propri obiettivi.
Esplorando il personaggio, entriamo in empatia con il vissuto di una ragazzina, o poco più, che davanti a sé non vede altro che obblighi. Un’oppressione che scatena un istinto omicida intenzionato a liberarsi di chiunque rappresenti un minimo ostacolo per il raggiungimento del suo sogno. Se a farne le spese sono dapprima gli abitanti della fattoria, la furia si fa sempre più cieca verso un climax inarrestabile.
Nonostante la giovane età, gli abusi psicologici familiari hanno profondamente segnato la psiche della nostra protagonista, rispecchiati perfettamente attraverso il volto di Mia Goth, apprezzata in X nelle duplici vesti dell’anziana Pearl e della ballerina Maxine. L’attrice – qui anche sceneggiatrice – mostra nuovamente il suo talento, compiendo un ottimo lavoro attoriale nel dare vita, con la sola fisicità, a tutti i dissidi interiori che Pearl custodisce dentro di sé. Gli sguardi, i sorrisi, l’ostentazione della mimica facciale hanno la potenzialità di farla sembrare inquietante e immobile tanto quanto una bambola di porcellana; è bellissima, perfetta, delicata e quasi innocente, di un’innocenza macchiata di sangue che divampa nel momento in cui i suoi occhi si sgranano e regalano alla camera un sorriso che lascia ben poco all’immaginazione.
Quello che resta impresso di questo film sono i colori: da un lato, un rosso vivido tanto quanto la saturazione dell’ambiente intorno a Pearl, una realtà quasi sospesa nel vuoto che stride nettamente con la sua personalità; dall’altro, la cupezza delle mura domestiche, che rendono quasi palpabile l’aria intorno ai personaggi: la casa è ancora una volta archetipo narrativo attraverso la quale si mostra la corruzione dell’animo umano, e le scure pareti diventano segno indelebile degli abusi subiti.
Grazie ad una protagonista che agisce machiavellicamente, distruggendo ma anche auto-sabotandosi, tanto da diventare l’antagonista di se stessa, Pearl affascina, cattura, tanto quanto una trappola ipnotica.
Ti West mette così in scena un thriller psicologico che strizza molto l’occhio all’horror e nel quale viene sviscerato il marcio dell’essere umano. La standing ovation al termine della proiezione è la prova di quanto la scelta di investire in questo personaggio sia stata giusta.