Penalty recensione del cortometraggio di Aldo Iuliano premiato alla 74esima Mostra del Cinema di Venezia che inaugura la rubrica Restiamo Umani
In un campo di calcio improvvisato, sovrastato da un cielo plumbeo, un gruppo di ragazzi di colore si affronta in una drammatica partita per la vita. Aldo Iuliano, regista di questo intenso cortometraggio di 14 minuti, Penalty, racconta il dramma dei migranti attraverso una partita di calcio, qui metafora di lotta per la sopravvivenza.
Urla di dolore, sguardi spauriti, ossa rotte: il giovane regista crotonese non gioca di sorpresa introducendo sin dall’inizio lo spettatore al clima drammatico che avvolge i protagonisti ed affidando alla frattura temporale di un flashback a metà racconto il disvelamento definitivo della posta in palio.
Qui, dunque, lo sport non rappresenta più un momento di svago e di socialità; in Penalty, come nella Grecia antica, esso ritorna alla primordiale funzione di strumento di guerra. Perché non v’è alcun dubbio che lì, in quel prato dinanzi al mare, quella che si combatte non è altro che una guerra tra disperati, un tragico duello definitivo il cui esito è affidato alle traiettorie di un macabro pallone e alle decisioni di un arbitro estemporaneo.
E se il vincere o il perdere ha un risvolto dannatamente concreto, non può negarsi allo stesso incontro-scontro un valore altrettanto simbolico: se, dinanzi alla tragedia dei migranti, persino ciò che normalmente è percepito come un gioco assume i contorni di una penosa roulette del “vivi-o-muori”, allora nulla può darsi davvero per scontato; il che, rapportato alle spicce narrazioni xenofobe e agli apocalittici racconti di presunte invasioni barbariche, vuol essere un invito a non abbandonarsi a fuorvianti pregiudizi o a reazioni di pancia, ma ad osservare la realtà così com’è, abdicando a parametri di comodo e calandosi nell’ottica dei meno fortunati.
“L’ispirazione è partita da un’inchiesta de L’Espresso sui lager libici di Gheddafi” – ha dichiarato Severino Iuliano, ottimo sceneggiatore dell’opera assieme ad Alessandro Giulietti – “Di fronte a quelle immagini ho provato una sensazione forte che ho voluto a mia volta trasmettere.”
Ne è nata una storia dura, a tratti crudele, carica di un pathos che non cerca facili pietismi e che risulta magistralmente gestito grazie all’uso equilibrato di slow-motion, dettagli ed effetti sonori. Penalty, dunque, è un racconto di verità reso ancor più credibile dal cast di attori non professionisti direttamente scelti nei centri di accoglienza migranti del Sud Italia ed impreziosito dall’eccellente fotografia di Daniele Ciprì, abile nel dialogare con la storia assecondandone il tono ed incupendo mano a mano che il dramma emerge in tutta la sua forza.
In questo senso, contribuiscono alla felice riuscita dell’opera anche le musiche dell’abruzzese Enrico Melozzi, la cui struttura polifonica, riunendo idealmente le voci di tutti i migranti del mondo in un unico canto, riesce nell’intento di proiettare il racconto in una dimensione universalistica.
Non è, perciò, un caso che questo piccolo gioiello della cinematografia italiana ad oggi abbia fatto incetta di oltre 35 premi internazionali e che, a distanza di alcuni anni dalla sua realizzazione, continui ad emozionare il pubblico. Perché Penalty appartiene senz’altro a quella schiera di opere necessarie anche al di là del proprio valore intrinseco, quantomeno nel senso che di esse v’è bisogno per ricordare e per evitare che il dramma umano di chi fugge da guerre e povertà sia ridotto a mera notizia sul giornale.
Per questo Penalty funziona; perché, tanto per restare ai giorni nostri, è un vaccino contro l’odio e l’indifferenza; e soprattutto perché, per dirla con lo stesso Aldo Iuliano, “è un pugno nello stomaco per le coscienze di chiunque.”
Prodotto da Freak Factory con Rai Cinema, Penalty è attualmente visibile su RaiPlay.