Persepolis recensione film d’animazione di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud con Chiara Mastroianni, Catherine Deneuve e Gena Rowlands
Basato sull’omonima graphic novel di Marjane Satrapi, Persepolis è un film d’animazione del 2007 diretto dalla stessa autrice insieme a Vincent Paronnaud. Quasi interamente in bianco e nero, il film sfrutta la tecnica dell’animazione in 2D per riprodurre i disegni originali dell’opera di letteratura illustrata. All’animazione hanno lavorato la stessa Satrapi insieme allo studio Perseprod ed è stata creata da due studi specializzati: Je suis bien content e Pumpkin 3D.
Persepolis era il nome dell’antica capitale della Persia, costruita nel VI secolo a.C. dal re Dario I e, in seguito, saccheggiata e distrutta da Alessandro Magno: il ricordo di un antico splendore, ormai perduto. Ma Persepolis è il racconto di una città, quella di Teheran, della sua storia di rivoluzioni e guerre viste attraverso gli occhi di Marjane Satrapi (Chiara Mastroianni), dall’età di 9 anni fino ai 22. E, soprattutto, è il racconto della sua crescita, del suo viaggio alla scoperta di sé stessa e di un posto nel mondo.
Persepolis: la trama
La piccola Marjane Satrapi vive con la sua famiglia a Teheran, nel 1982. Ha solo 9 anni, adora Bruce Lee, sua nonna (Catherine Deneuve) e sogna di diventare il prossimo Profeta. I suoi genitori sono borghesi benestanti e progressisti, sostengono i rivoluzionari islamici contro il regime dello Scià Mohammad Reza Pahlavi. L’arrivo dello zio Anouche, prigioniero politico, scatena la curiosità di Marjane, vivace e curiosa, e la spinge ad interessarsi alla politica del suo paese. Anouche sarà per lei, al pari della nonna, una figura fondamentale per determinare la sua personalità.
I rivoluzionari trionfano, ma invece di portare progresso, impongono leggi severe, soprattutto per le donne e allo scoppio della guerra tra Iraq e Iran, Marjane – ormai adolescente – è mandata a Vienna dai genitori, nella speranza di un futuro migliore. La parentesi europea per lei si dimostra ricca di sfide e di delusioni. Nasconde la sua origine iraniana, prova a integrarsi, ma il suo cuore brama ancora l’Iran. Ritorna lì, quasi ventenne, quando il regime si inasprisce sempre più, ma si sente ancora fuori posto. Diventata una donna emancipata e indipendente, lascerà per sempre la sua terra d’origine, tenendo ben a mente le parole di sua nonna: “Sii sempre integra e fedele a te stessa.”
Un film universale e più attuale che mai
Pur essendo passati ormai 14 anni, Persepolis è un film universale e attuale più che mai. L’idea di Satrapi di lasciare i disegni in bianco e nero anche per la trasposizione animata è il manifesto che gli eventi narrati possono essere quelli di una qualsiasi città, di un qualsiasi popolo. Così come la parabola di Marjane è un racconto di formazione universale e femminile, il tentativo – in divenire – di una bambina alle prese con un mondo più grande di lei, di eventi che non sempre comprende e del desiderio di guadagnarsi un posto nel mondo. La storia di Marjane è la storia di ognuna di noi.
Con lei il personale diventa politico, perché è attraverso momenti della sua quotidianità, di ciò che succede ai suoi vicini, alla sua famiglia e a lei stessa che noi osserviamo la situazione iraniana. Non è una narrazione impersonale e fredda, condotta cronachisticamente, ma è una testimonianza reale, tangibile degli orrori e dei soprusi vissuti negli anni del regime dei Khomeini.
Un’immagine dell’Iran lontana dagli stereotipi occidentali
L’imposizione del velo alle donne, i divieti di consumo dell’alcool, di possedere musica, indumenti o libri della cultura occidentale: in Persepolis Marjane li narra con chiarezza e sorprendente ironia. Ascolta la musica degli Iron Maiden, indossa Nike e giubbini di jeans stracciati e la sua famiglia la supporta. Sia i suoi genitori che la nonna sono moderni e progressisti. Partecipano a riunioni socialiste e rivoluzionarie, hanno contatti con falsari e cercano se possono di aiutare chi è in difficoltà. Attraverso loro, Marjane ci introduce in un ambiente iraniano colto e al passo con i tempi, sdoganando l’idea tutta occidentale e della propaganda statunitense che il Medioriente sia bigotto e impregnato di fanatismo religioso e terrorismo.
Scrivere Persepolis e poi trasporlo al cinema è stato un atto di riappropriazione, da parte di Marjane Satrapi, della narrazione di una storia che, per anni, è stata sempre raccontata da altri. Ridiventare protagonisti della storia del proprio popolo e cambiare la visione di un paese è stato, dunque, un atto rivoluzionario. E per la sua bellezza e importanza, Persepolis è stato premiato al Festival di Cannes con il Premio della Giuria, ha ricevuto la nomination agli Academy Awards per l’Oscar come miglior film straniero e parimenti all’edizione del 2008 dei Golden Globe.
Oggi, Marjane Satrapi è una voce importante nel panorama del confronto tra Oriente e Occidente e per i movimenti femministi attuali e Persepolis è, probabilmente, la sua creazione più autentica e straordinaria.