Peter Rabbit 2: Un birbante in fuga recensione film di Will Gluck con Domhnall Gleeson, Rose Byrne, David Oyelowo, James Corden e Margot Robbie
La storia di Peter Rabbit all’interno del mondo dell’intrattenimento inizia nel 2012 quando Nickelodeon traspone in due simpatiche stagioni le avventure di Peter Coniglio. Dal 2018 invece, le meravigliose storie e illustrazioni di Beatrix Potter raggiungono il grande schermo con un divertentissimo primo film della saga, il quale riscuote un notevole successo al botteghino (350 milioni di dollari d’incasso su un budget di 50 milioni), nonostante alcune aspre critiche: l’amato personaggio, Peter Rabbit, ha sofferto un po’ di crisi d’identità nel suo debutto. In Peter Rabbit, infatti, il coniglietto con il suo spirito testardo e malizioso, non somiglia neanche lontanamente al coniglio al quale l’autrice aveva dato vita nella sua vasta serie di libri per bambini. Era sconsiderato, arrogante e forse un po’ troppo… malvagio. L’uscita stessa è stata funestata da un’accusa di bullismo mossa da alcuni genitori e da un’associazione che hanno criticato aspramente una scena in cui Peter terrorizza e tormenta la sua nemesi umana con un allergene, portando così lo studio a doversi scusare. Al contrario in Peter Rabbit 2: Un birbante in fuga ritroviamo con un personaggio molto più pentito e che cerca di riabilitarsi, che sta lottando per correggere sia il modo in cui il mondo lo vede e sia come lui vede se stesso.
Peter Rabbit 2: Un birbante in fuga, diretto dal regista Will Gluck decide di mettere in scena, in questa seconda pellicola, una sceneggiatura originale coadiuvata dalla mano di Patrick Burleigh: ritornano le riprese con attori miscelate ad animazioni in CGI, marachelle, qualche baruffa, le immancabili battute (seppur più sporadiche rispetto al primo capitolo) e aggiunge, inoltre, una meravigliosa parte da heist movie.
Peter Rabbit 2: Un birbante in fuga: la trama
Il sequel vede la famiglia di Peter – Rose Byrne nelle vesti di Bea, alter ego moderno di Beatrix Potter, e Domhnall Gleeson come Thomas, un tempo nemico dei coniglietti – felicemente unita e in ritrovata armonia anche con gli animali. Resta ancora un po’ tensione tra Thomas e Peter (doppiato da James Corden), poiché il rigido contadino alle prime armi non riesce a fidarsi del birbante coniglio. Il successo improvviso del libro scritto da Bea cattura l’attenzione del ricco e affascinante magnate dell’editoria Nigel Basil-Jones (David Oyelowo), che cerca di corteggiare l’autrice per farle firmare i diritti della sua creazione. Nel frattempo, Peter si ritrova in brutta compagnia: una banda di animali di città guidata dal coniglietto cattivo Barnabas (doppiato da Lennie James di The Walking Dead) sta pianificando un audace furto… in un mercato agricolo.
Tra divertimento e metanarrativa
La storia che questo sequel vuole raccontare è una storia di responsabilità rivolta non solo ai bambini ma anche agli adulti. Un film che fa del concetto d’apparenza il suo punto cardine: Peter viene dipinto come un birbante agli occhi di tutti e per questo si sente giustificato nel comportarsi come tale.
Il viaggio del protagonista porta avanti un’interessante introspezione, ma anche una sorta di redenzione agli occhi di coloro che non hanno apprezzato il film precedente, soprattutto a causa di un iniziale carattere forse troppo yankee di Peter e una deriva fin troppo hollywoodiana della pellicola. Il sequel qui riesce con molta sagacia a trattare un argomento tanto delicato quanto complicato rendendolo appetibile sia al suo pubblico di riferimento, i bambini, ma anche agli occhi più critici degli adulti.
Questo sequel funge sia da meta-commento sulle umilianti buffonate passate di Peter, sia come chiave di volta per lo sviluppo del protagonista: il personaggio, infatti, passa dall’egoismo alla comprensione. Gluck dirige in maniera brillante la pellicola, rendendola un mix astuto e divertente di umorismo autoriflessivo che si mescola a forti sentimenti e taglienti scene sull’individualismo e il marketing sfrenato.
Gli sceneggiatori Will Gluck, Patrick Burleigh e Beatrix Potter hanno chiaramente sperimentato una maturazione per quanto riguarda il loro approccio narrativo. Il viaggio in continua evoluzione di Peter verso l’accettazione di sé sboccia in maniera del tutto naturale all’interno della storia. Piccola nota negativa sulla colonna sonora che occasionalmente risulta invadente. Le parti d’azione, come l’esilarante e contorta rapina al Farmer’s Market e lo stravagante salvataggio finale alla Fast & Furious aumentano intelligentemente il ritmo e ne migliorano l’atmosfera. Nel complesso, il film raggiunge un maggiore equilibrio tonale tra momenti più oscuri e spaventosi (come gli animali che vengono catturati da un negozio di animali per essere adottati) e momenti più leggeri e adorabili.
Il tema prevalente del sequel di essere sempre fedeli a se stessi può risultare a una prima visione superficialmente leggero, ma gli autori hanno indubbiamente toccato le corde giuste nel veicolare questo messaggio. Non c’è dubbio che i concetti tematici più importanti risuoneranno nei più piccoli e contemporaneamente nei loro genitori, i quali troveranno nel film gli strumenti per una migliore comprensione dei figli.